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Dune: messaggi dal profondo

Dune. Nessun altro termine, forse, tra i tanti proposti dalla fantascienza o dalla semplice avventura è più esotico, evocativo, discordante, a tal punto da portare la mente, sopraffatta dalle immense distese sabbiose ad estraniarsi, ma anche a immergersi dentro sé stessa: in definitiva sono proprio i concetti cardine che reggono il film. L’opera terza, fantascientificamente parlando, di Denis Villeneuve, che ormai sembra avviato verso un successo planetario avendo già in curriculum opere come Arrival (2016, qui la mia recensione) e il remake Blade Runner 2049 (2017): il film è «una travolgente sinfonia di spettacolo, suoni e narrazione. Un’odissea cinematografica che è tanto viscerale quanto epica»(1).
La sceneggiatura è tratta dal romanzo omonimo di Frank P. Herbert, che con il suo Ciclo, «affronta temi complessi cari allo scrittore come la sopravvivenza umana, l’evoluzione, l’ecologia e la commistione di religione, politica e potere»(2). Una delle migliori opere di fantascienza mai scritte, tanto popolare, da essere, secondo me, paragonata, non senza sfigurare, ad altri capisaldi della FS, primo tra tutti, il Ciclo della Fondazione di I. Asimov, mentre dal punto di vista cinematografico, si pone tra le due saghe che sono la storia stessa della Science Fiction: Star Wars, per l’impronta fantasy, e Star Trek.
Il romanzo, pubblicato in due parti, tra il 1963 e il 1965 (il regista Villeneuve ha firmato anche per un sequel), narra di una lotta tra la dinastia Atreides e gli Harkonnen, la cui civiltà bellicosa ricorda un po’ quella dei Necromonger del film Riddick (D. Twohy, 2004), l’oggetto di discussione è lo sfruttamento di una rara e preziosa spezia (Melange) che si trova solo sul pianeta Arrakis, conosciuto anche come… Dune.
Il regista canadese, non è il solo ad esserci cimentato con questa monumentale opera, già dopo vent’anni dall’uscita del libro, ci furono diversi tentativi, il primo che aveva tutta l’intenzione di essere un vero kolossal, ma che rimase tale solo sulla carta, avrebbe dovuto aver la firma di A. Jodorowsky(3), artista eclettico, che cercò di coinvolgere maestri del calibro di Moebius (scenografie e costumi per Blade Runner), HR Giger (Alien) e persino Salvador Dalì e Orson Welles. Ma fu Dino De Laurentiis a offrire la regia a un giovanissimo David Lynch che realizzò il film nel 1984. Purtroppo il film fu un mezzo fallimento sia di critica che di pubblico, a fronte di un budget per quei tempi stellare (40 milioni di dollari).
Il Dune di Villeneuve è di più ampio respiro, anche se si nota la stridente differenza tra le scenografie e l’ambientazione interna dove traspare un’atmosfera cupa, di tipo monastico, ma spigolosa, tetra, dove a farla da padrona sono le ombre, le luci quasi assenti, il simbolismo in ogni singolo oggetto, dalle pareti, alle suppellettili, ai monili e alle armi.

I due protagonisti su Dune

Una fotografia intensa, che per le scene esterne, desertiche, spoglie, ricorda a tratti quella fantastica ammirata in Blade Runner 2049, un giusto mix quindi tra effetti speciali visivi e quelli in post produzione, con panoramiche immense, sovrastate da enormi astronavi che sembrano come fatte di roccia, cubiche, in antitesi con le forme-pensiero di Arrival. In quel caso, il regista riuscì ad imbastire una trama speculativa (la fantascienza che implica la riflessione, la concettualità alla realtà), qui non è da meno e come detto oltre al rapporto tra l’uomo e la Natura (con la ENNE maiuscola), nella FS spesso ostile, c’è il rapporto interiore che sembra a volte urlare, appunto inascoltato, come in un deserto: «Il mistero della vita non è un enigma da risolvere, ma una realtà da sperimentare». Il giovane Paul Atreides, rispecchia appieno questo dualismo, allevato come guerriero dal padre Duca, ma dalla madre, una sacerdotessa, ad interrogarsi sempre su quale sia il senso della vita, fino a diventare una sorta di profeta per i Fremen che abitano Dune: «Conoscerà i vostri usi come se fosse nato tra voi».
Non solo, ma «Come sabbia in un setaccio, noi setacciamo la gente», solo così si ottiene il potere del cielo e del mare, sul pianeta natale, il potere del deserto, su Arrakis. Quindi alla fine, qual’è il messaggio profondo? Da dove arriva, dalle profondità del cosmo, da Dune, oppure… il pianeta deserto è metafora dell’animo umano, un posto arido, desolato, senza vita, quasi senza un futuro, con tutti i suoi mostri (i giganteschi vermi che vivono sottoterra), nel suo subconscio e non basterà nessuna sostanza allucinogena ad evitare l’autodistruzione perchè: «Quando togli una vita la togli a te stesso».

 

Nota dell’autore:
Dove non specificato le citazioni sono tratte dal film

Note:
1. https://www.fantascienza.com/27190/dune-le-prime-reazioni-dal-festival-di-venezia
2. https://it.wikipedia.org/wiki/Frank_Herbert – Raccolte_di_racconti
3. https://www.fantascienza.com/27176/arriva-nei-cinema-il-documentario-sul-dune-di-jodorowsky

Altre fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Dune_(romanzo)
https://it.wikipedia.org/wiki/Dune_(film_1984)
https://it.wikipedia.org/wiki/Dune_(film_2021)
https://www.mymovies.it/film/1984/dune/
https://www.mymovies.it/film/2021/dune/pubblico/?id=1670582
https://www.mymovies.it/film/2021/dune/
https://www.fantascienza.com/27226/dune-e-arrivato
https://www.fantascienza.com/27221/dune-l-uscita-su-hbo-max-puo-condizionare-la-realizzazione-della-seconda-parte
https://www.fantascienza.com/27220/dune-la-featurette-sulle-casate-reali
https://www.comingsoon.it/film/dune/55957/recensione/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/dune-denis-villeneuve-prende-le-distanze-dallo-stile-marvel/n128743/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/dune-la-spiegazione-della-trama-e-dei-personaggi-in-un-video-ufficiale/n128698/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/dune-il-nuovo-film-di-denis-villeneuve-e-al-cinema-ecco-dove-vederlo/n128682/

credit:
www.mymovies.it

Sputnik: il film, il vaccino e…

Doveva essere la punta di diamante del Tribeca Film Festival, nell’Aprile 2020, ma la kermesse venne posticipata per la pandemia e quindi fu distribuito in Video-On-Demand solo qualche giorno dopo e, in Russia, presentato dalla Sony su diverse piattaforme, è stato visto in poco tempo da oltre un milione di appassionati, stracciando altri titoli russi e americani, come il film più visto degli ultimi due anni. Sputnik, del regista Egor Abramenko, in Italia è stato trasmesso lunedì 26 Aprile (tra l’altro il 26 aprile è una data molto importante per gli appassionati di SF, poichè è il giorno dedicato ad Alien, Fury 426 è il pianeta prigione del terzo film sulla terribile creatura aliena), e disponibile ora gratuitamente su Rai Play. Gli incassi e una buona accoglienza da parte della critica, per un «efficace horror spaziale alieno con un tocco di epoca sovietica»(1), hanno fatto sì che gli stessi americani si decidessero per la produzione di un remake (a solo un anno dall’uscita dell’originale!), in quanto Sputnik, che in russo significa sia compagno di viaggio e per estensione satellite, «è un film che si può adattare benissimo non solo per un pubblico anglosassone ma per tutto il mondo»(2).
E, se Solaris (l’originale di Andrej Tarkovskij del 1972, tratto dal romanzo omonimo di Stanislav Lem, non il remake con G. Clooney), venne presentato all’uscita come: «La risposta della cinematografia sovietica a 2001: Odissea nello spazio», il film di Abramenko, oltre al già citato Alien, cita anche il film Life: Non oltrepassare il limite (D. Espinosa, 2017, qui mia recensione) quanto a estrema somiglianza della creatura aliena -che fa strage nella stazione spaziale. Mentre la creatura nel film russo, miete vittime nella base segreta sovietica (il film è ambientato nel 1983, in piena guerra fredda).
La sequenza iniziale mostra i due cosmonauti (corrispettivo russo di astronauti, per chi non lo sapesse), che dall’interno della loro piccola navicella, assistono a un incredibile evento: qualcosa sembra muoversi all’esterno del veicolo (fatto da non escludere, a priori, anche nella realtà), evento che accade anche nel film La moglie dell’Astronauta (R. Ravich, 1999): l’astronauta J. Depp, ritorna sulla Terra, dalla moglie, C. Theron, ma è completamente un’altra persona, che a poco a poco mostrerà tutta la sua potenza, sotto forma di una energia aliena spaventosa.
In Sputnik: la capsula si schianta in Kazakhstan (sede del centro spaziale Baikonur, dove nel 1957, venne lanciato il primo satellite artificiale, lo Sputnik), uno dei due cosmonauti giace morto in maniera orribile, mentre l’altro è in gravi condizioni con il sangue che esce da tutti gli orifizi del volto. In seguito si scoprirà che, durante la notte, un parassita alieno esce dal suo corpo e comincia ad interagire con i membri del centro dove è rinchiuso il cosmonauta.
Il cinema di fantascienza, con alcune contaminazioni horror e, in questo caso anche con risvolti splatter, ci ha mostrato diverse volte situazioni del genere, film come L’Alieno (The Hidden, J. Sholden, 1987), che mostra il modo in cui il parassita nascosto, modello lumacone, transita da corpo a corpo, ma anche la famosa serie tv, spesso da me citata, X-Files che, in uno dei suoi episodi, La Setta (st. 8, ep. 4), Scully diventa il tabernacolo di una creatura aliena, che introdotta dietro la schiena, fissandosi alla ghiandola pineale, assoggetta completamente il malcapitato, tanto da divenire oggetto di culto degli abitanti di una sperduta contrada nel deserto americano.
Il parassita, che durante l’azione diventa poi simbionte, invece mordendo la testa delle sue prede, sembra apparentemente nutrirsi di materia grigia, ma non è così o meglio, non proprio così: l’essere alieno, esce dal corpo che ha parassitato, si mostra agli umani per aumentarne la paura, lo stress soprattutto, facendo alzare notevolmente nel cervello, i livelli di cortisolo.
Ed ecco perché nello spazio ha ucciso l’altro cosmonauta, perché malato e quindi con bassi livelli di cortisolo.
Il vaccino Sputnik-V, è stato chiamato così come portafortuna per rinverdire i fasti del passato, dei tempi della corsa allo spazio, è stato quindi il primo ad ottenere, nel mondo, la registrazione. Il mondo, però ha usato una certa cautela nei confronti di questo vaccino per paura che Mosca abbia, in un certo senso «bruciato le tappe sacrificando sicurezza ed efficacia del prodotto pur di tagliare il traguardo per prima»(3).
Ma dov’è l’ostacolo o quantomeno dove sorgono i sospetti? In pratica: «Il vaccino non ci vuole stressati»(4). Questo vale per ogni tipo di vaccino. La vita moderna però, influisce in maniera enorme sull’umore di ogni uomo, donna o bambino, stress che, per forza di cose, data la pandemia è notevolmente aumentato in ognuno di noi.
Gli esperti, quindi, sostengono che l’adrenalina (nel film L’Alieno, sembra essere prediletta dal parassita) e il cortisolo, definiscono la corretta assunzione della dose di vaccino; non solo, ma chi soffre di stress cronico: «viene esposto perennemente a questi due ormoni, e le cellule immunitarie non rispondono più correttamente»(5). Rendendo forse inutili le dosi somministrate o, quantomeno essere: «un pharmakon nel vero senso del termine greco, ossia rimedio e veleno insieme»(6)
Ma questa è solo la mia modesta opinione e, certamente, vista la mia limitata preparazione, in materia medica o scientifica, non posso arrivare a una conclusione definitiva, tenendo ben presente, l’enorme importanza dell’argomento. Quello che posso dire, e qui non ho nessun problema a farlo, da quando è scoppiata questa grave crisi planetaria, il confine fra scienza e fantascienza è diventato sempre più labile e incerto.

 

Note:
1.https://it.wikipedia.org/wiki/Sputnik_(film)
2.https://www.fantascienza.com/26757/sputnik-in-preparazione-il-remake-americano-del-film-russo
3.https://www.agi.it/estero/news/2020-08-11/perche-russi-chiamano-vaccino-sputnik-9392885/
4.https://www.focus.it/scienza/salute/covid-5-regole-per-aiutare-vaccino
5.idem
6.https://www.posthuman.it/cinema/sputnik-il-pharmakon-alieno

Altre fonti:
https://www.fantascienza.com/26837/sputnik-e-disponibile-su-raiplay-il-film-di-fantascienzahorror-russo
https://it.style.yahoo.com/ema-discuteremo-possibili-effetti-avversi-075432598.html

credit:
www.fantascienza.com
www.dottnet.it

Marte

È disponibile in rete, qui, la mia ultima intervista condotta dall’amico Roberto La Paglia, sul suo canale youtube Frontiere Proibite. Mai termine è stato più azzeccato di proibito, infatti oltre al famoso cult Forbidden Planet (Fred M. Wilcox, 1956), attualmente Marte, nel senso di frontiera è l’ultima, ma anche nuova frontiera spaziale; proibita perché dopo 44 missioni, miliardi di dollari spesi, non si è ancora riusciti a cavare il cosiddetto ragno dal buco, cioè la ricerca di vita aliena, passata o presente, almeno a livello batterico, sul quarto pianeta. Missioni, peraltro per i due terzi fallite, anche per errori banali, tipo l’equivalenze sbagliate, hanno portato finora, in via ufficiale, ad ammartare, soltanto, orbiter, lander, rover e addirittura droni, come per quanto riguarda la Perseverance, lì da poco. Un viaggio quindi tra scienza, fantascienza e cover up, sì perché secondo alcune fonti, chiaramente non confermate, l’uomo ha già messo piede, oltre che sul suolo lunare, anche su Marte, con il Progetto Pegasus, che schierava tra gli astronauti, i Dieci Titani,  anche, incredibilmente, il giovane, futuro presidente Barak Obama, grazie all’ausilio della flotta spaziale, tipo Star Trek, dal suggestivo nome di Solar Warden. Ultima annotazione, seconda ciliegina sulla torta (la prima la troverete nell’intervista) -vuoi vedere che la tanto strombazzata notizia, che notizia non sarebbe per gli addetti ai lavori, della scoperta di vita sul quarto pianeta dal sole, non serva ad altro se non a distrarre l’umanità da problemi molto più gravi e pressanti?..

Agenda 2030: Obiettivo Mondo

Nel settembre 2015 i governi dei 193 Paesi membri dellONU, hanno sottoscritto “L’agenda 2030” che contiene 17 Obiettivi Principali per lo Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs).
L’avvio ufficiale è dell’anno dopo, l’agenda si pone l’obiettivo comune di guidare il mondo sul sentiero da percorrere nei prossimi 15 anni. I 17 punti per lo sviluppo della sostenibilità elencati nellAgenda 2030 sono, tra gli altri: listruzione, lenergia, la disoccupazione, linclusione, la povertà, il bullismo, la salute e l’istruzione. Gli intenti sembrano quanto di meglio è possibile fare per portare il nostro martoriato pianeta sulla strada della sostenibilità. «Lo sviluppo sostenibile è definito come uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri bisogni. Per raggiungere uno sviluppo sostenibile è importante armonizzare tre elementi fondamentali: la crescita economica, linclusione sociale e la tutela dellambiente»(1).
Tre temi che, oltre chiaramente a ispirare l’Agenda 2030, sono da sempre sotto il focus degli autori (scrittori e registi) del genere fantascientifico. No, non è la classica iperbole. Da qualche giorno, gira sulle reti Rai, un alert, un promo, in linea con le tematiche, gli argomenti e le finalità dell’Agenda ONU: Obiettivo Mondo.
Nel breve trailer, scorrono le immagini di alcuni capolavori della Science Fiction cinematografica: da After Earth (M. Night Shyamalan, 2013): «Ho sentito raccontare della Terra, un paradiso prima che lo distruggessero»; Blade Runner 2049 (D. Villenueve, 2017), con la sua spettacolare fotografia, il vero marchio di fabbrica del film, l’attore è immerso in un paesaggio spoglio virato in “arancio rafforzato” ad indicare, fuoco, fiamme, calore e sudore; Snowpiercer, thriller apocalittico di Bong Yoon-ho (2013): «Dobbiamo riuscire a mantenere lequilibrio, aria, acqua scorte di cibo, popolazione» e «Questo pianeta è lunica casa che potrete mai avere» (Seven Sisters, di T. Wirkola, 2017). Con la voce narrante che prima ammonisce: «Il nostro futuro sembra segnato», poi spera: «Ma possiamo ancora cambiarlo».
Da questo mercoledì (10/3) la Rai, con i suoi canali: Rai Movie, Rai 4 e Rai Premium (riuniti nel marchio Rai Gold), presenta «una serie di film e documentari in prima visione, ispirata alle tematiche dellagenda 2030, per la salvaguardia del nostro pianeta».
Cosa aggiungere ancora? Penso che lo sforzo della rete nazionale dovrebbe essere quanto meno premiato con la visione, ma stavolta non come si guarda un film di fantascienza, che per molti, è ancora sinonimo di evasione. Il momento storico che stiamo vivendo, offre diversi spunti di riflessione e questo ne è un valido esempio, argomenti come il cambiamento climatico, sostenibilità, vita sulla Terra (altro documentario interessante sarà Vita dallo spazio e asteroidi), disuguaglianze, acqua pulita e fame nel mondo, sono sempre più incalzanti e cruciali per Prepararsi al futuro -uno dei documentari a firma di Piero Angela, e per impedire un futuro fosco, in prima visione ci sarà il documentario Two degrees – The point of no return, per proteggere la vita sulla Terra. Siamo molto, molto vicini, mancano solo due gradi…

Project Blue Book, il serial

È iniziata il 28 novembre scorso, il serial tv Project Blue Book, con la messa in onda, da parte del quarto canale Rai, dei primi due episodi; serie basata su avvenimenti realmente accaduti (tagline), creata da David O’Leary e prodotta tra gli altri da R. Zemeckis. Certo, ne avevo già parlato poco tempo fa, dopo la visione di un servizio sempre trasmesso dalla Rai, in merito alla chiusura del Progetto da parte dell’Aeronautica Statunitense (USAF). Esso fu l’ultimo di una serie di tre studi sistematici(1), il primo fu il Progetto Sign (1947, l’anno dell’ufo crash di Roswell) e l’altro il Progetto Grudge (1949), sempre condotti dall’USAF, sugli avvistamenti dei famosi Unidentified Flying Objects (=Oggetti Volanti Non Identificati, UFO per le lingue anglosassoni e OVNI per le lingue latine), su tutto il territorio nord americano, ma anche nel resto del mondo, Europa compresa. «Lo scopo delle indagini era quello di determinare se gli UFO costituissero una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e, in subordine, di classificare e analizzare scientificamente tutti i dati raccolti dall’aeronautica statunitense sul fenomeno. Avviato nel 1951, il Progetto Blue Book venne formalmente concluso il 17 dicembre 1969 dopo aver indagato 12618 casi di avvistamento, 701 dei quali (circa IL 5 %) rimasero classificati come non identificati»(2).
A capo del Progetto fu posto l’astrofisico Josef Allen Hynek, professore presso l’Università dell’Ohio, passato alla storia non solo come uno dei massimi esponenti dell’ufologia mondiale -è probabile che l’acronimo Ufo(3) sia stato ideato da egli stesso, tenendo presente che è anche il padre della classificazione degli Incontri Ravvicinati di I, II e III Tipo.
Hynek, «Partendo da posizioni di estremo scetticismo, scoprirà presto la fascinazione di fenomeni inspiegabili, ma anche gli indizi di una inquietante cospirazione: i dischi volanti non esistono»(4).
In pratica si potrebbe dire che da estremamente scettico, ma con approccio scientifico, il professore divenne sostenitore tanto da diventare consulente di Spielberg per il celebre film Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo (1977), e che riteneva quel famoso 5% come la parte più interessante da investigare. Quasi di tutt’altro avviso è Aidan Gillen, l’attore che lo interpreta, che nell’intervista, trasmessa sempre in Wonderland, afferma: «Il fenomeno degli Ufo è nato naturalmente nel periodo successivo alla WWII»; è un concetto errato, in odore di possibile disinformazione e se si fosse trattato di un altro argomento, potrebbe essere quasi da fake.

Il prof. Josef Allen Hynek in
Incontri Ravvicinati del 3° Tipo

Infatti, incorrono nell’errore quanti non sono profondi conoscitori della materia: gli ufo sono noti all’uomo fin dall’antichità, i romani li chiamavano clipeus ardentes, scudi infuocati, immagine chiarissima, poi carri o navi volanti, nei secoli successivi, immortalati anche in diverse opere d’arte, fino ai foo fighter, i Caccia Infuocati(5), che sotto forma di luci azzurrognole seguivano proprio i piloti dell’Usaf e della Raf.
Ed è così che inizia il primo episodio, dal titolo Il combattimento aereo, per la regia di R. Stromberg, dove viene mostrata una riunione del famigerato Majestic Twelve (MJ12), l’organizzazione segreta americana, costituita sempre nel 1947 e voluta dall’allora Presidente H. Truman(6), mentre da un televisore scorrono le immagini con un primo piano di Klaatu, l’alieno (con sembianze umane) protagonista del film Ultimatum alla Terra (R. Wise, 1951 e remake di S. Derrickson, 2008), il numero 1 dell’MJ12 sentenzia: «Più riusciamo a insabbiare, più saremo al sicuro». L’episodio, con un buon ritmo della sceneggiatura, che rimanda alle altre serie sorelle come Dark Skies -Oscure Presenze (L’episodio pilota intitolato proprio Majestic 12) e Taken (prodotta da S. Spielberg), e anche alla mitologia di X-Files, ripercorre luoghi quasi fantomatici per gli ufologi come la Base Aerea Wrigh-Patterson a Dayton, Ohio, dove nell’Hangar 18, vennero presumibilmente secretati i resti del crash di Roswell (anche qui si afferma che a cadere sia stato un semplice pallone aerostatico…), poi il mostro di Flatwoods (primo x-file investigato) e gli uomini col cappello, chiaro riferimento agli uomini in nero (Episodio 2) e concetti di più ampio respiro nazionale e internazionale: «La Nazione in preda di una sorta d’isteria di massa… i russi ci stanno col fiato sul collo e la corsa al nucleare sta per sfociare in un disastro», quindi fornendo all’attenzione pubblica un pensiero scientifico razionale così espresso da Hynek: «C’è una grande differenza fra fantascienza e ipotesi consapevoli… ma entrambe richiedono una mentalità aperta» e «Il futuro è ancora nelle nostre mani». Sarà vero? Vedremo nelle prossime puntate…

Note:
1. https://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_Blue_Book
2. idem
3. Recentemente si sta imponendo l’acronimo UAP, Unidentified Aerial Phenomena (=Fenomeni Aerei Non Identificati).
4. Wonderland, Rai4, trasmissione del 24/11/2020 (disponibile su RaiPlay).
5. https://it.wikipedia.org/wiki/Foo_fighter
6. https://it.wikipedia.org/wiki/Majestic_12

Altre fonti:
https://www.luogocomune.net/27-media/5256-project-blue-book-quando-la-fiction-svela-la-verità
https://www.fantascienza.com/24296/project-blue-book-debutta-su-history-channel-la-storia-vera-degli-avvistamenti-di-ufo

credit:
https://www.comingsoon.it/serietv/project-blue-book/1930/episodi/stagione-1/
https://misteryworld.altervista.org/film-incontri-ravvicinati-3-tipo-sue-tante-verita/

Covid-22: i sopravvissuti

No, non è un errore, c’è scritto ventidue che logicamente sta per 2022. Perché? Innanzitutto nel precedente post (relativo al Covid), mi chiedevo: «Altrimenti perché mettere una data (l’anno), dopo il nome…». In pratica, che probabilmente non ci sbarazzeremo tanto facilmente del virus.
Poi alcuni fatti concomitanti, hanno attirato la mia attenzione: la notizia(1) che il nostro PIL, comincerà a salire tra tre anni, cioè nel 2022, le proteste, dovute al malcontento, con la gente in strada purtroppo non solo esasperata (ribadisco che aborrisco ogni forma di violenza), infine all’ospedale San Luigi di Orbassano (Torino), l’aumento dei ricoveri ha portato a scegliere come soluzione anche la chiesa del nosocomio, oltre alla sala convegni, come spazio dove posizionare i letti (fonte Ansa).

Nella locandina, la folla alle prese con le spalatrici

Ebbene, tutto questo, mi ha fatto tornare alla mente il film 2022: i sopravvissuti, uscito nel 1973 per la regia di Richard Fleischer (autore già di Viaggio Allucinante, 1965) e interpretato dal grande Charlton Heston, in quegli anni vera star della fantascienza cinematografica, protagonista de Il pianeta delle scimmie (F. J. Schaffner, 1967) e poi di 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra (B. Sagal, 1971).
Personalmente considero l’opera di Fleischer, un piccolo capolavoro, cult lo è già e oltre a non mancare nella videoteca di ogni appassionato (è disponibile per l’HV e in streaming), dovrebbe essere visto da tutti quelli che sono preoccupati per l’epidemia e che hanno a cuore il futuro della Terra.
Nel film appunto, il nostro mondo è al collasso, sia climatico che economico, la maggior parte della popolazione costretta a subire emarginazione, fame e una sorta di schiavitù sociale. La sceneggiatura è adattata sul romanzo di Harry Harrison Make Room! Make Room! (Largo! Largo! Editrice Nord, 1972), ed ispirato a una ricerca del prestigioso MIT di Boston (notizia che non sono riuscito ad approfondire), che narra di un futuro distopico «condizionato dalle scelte dei potenti e pronto a condannare i deboli a un’esistenza di afflizione e prostazione»(2).
Le immagini, che fanno da incipit, ci raccontano, in un come eravamo in bn, dalla società contadina fino all’espansione demografica, la rivoluzione industriale a colori, con le metropoli affollate, il traffico, l’inquinamento ambientale, rifiuti, ciminiere, ecc. fino allo skyline di New York, divenuta capitale unica del pianeta con 40 milioni di abitanti, frame virato in verde su cui compare il titolo Soylent Green (così vengono chiamate le gallette altamente nutritive, apparentemente preparate con il Plancton Marino), che è il titolo originale del film tratto dal racconto. In questo allucinante futuro, un’umanità allo sbando vaga per le strade alla continua ricerca di cibo, e proprio in una delle distribuzioni pubbliche, gli agenti, per disperdere la folla esasperata, usano come deterrente… le spalatrici, trattando la popolazione come sacchi di rifiuti!

Charlton Heston è il detective Thorn

Inoltre, farsi una doccia è un sogno, possedere un letto è un lusso (ogni locale, persino le chiese, sono dormitori, come le scale nei palazzi), e pranzare decentemente, magari acquistando un bel pezzo di manzo, è prerogativa dei pochi ricchi. La off-screen voice: «Primo segnale di sfollamento, tra un’ora le strade devono essere evacuate dalle persone prive di permesso speciale».
Vi ricorda qualcosa?.. Certo che sì, per fortuna non siamo ancora in un sistema alla 1984, alla Grande Fratello o peggio come nel film L’implacabile (The Running Man, P. M. Glaser, 1987), la voce fuori campo, ricorda ai cittadini che si ottengono crediti anche: «per ogni amico o parente denunciato»! (L’esclamazione è mia). Quella del 2022 è un’umanità stanca, rassegnata, ben lontana dal risveglio delle coscienze tanto auspicata da molti; una umanità che corre veloce verso «un binario morto»(3), descritto in un futuro «iper realistico»(idem), quasi anticipatore della realtà.
I Sopravvissuti è anche il titolo di un serial tv, prodotto dalla BBC nel 1975, nei 39 episodi della serie, creata e scritta da Terry Nation e diretta alternativamente da P. Roberts e G. Blake. Dopo un incidente di laboratorio, un virus mortale, provoca un’influenza che si sparge rapidamente per il mondo; l’epidemia, senza precedenti, uccide quasi totalmente la popolazione umana; nessuno sembra in grado di fermare il virus e ancora una volta i pochi superstiti, lottano per la ricerca di cibo. I titoli dei due primi episodi, sono presi direttamente dalla Bibbia: Il quarto cavaliere e La Genesi.
In questa breve panoramica, certo non poteva mancare Hollywood, che forte di una lungimiranza finanziaria ed economica, con idee basate su fatti concreti che indirizzano le proprie scelte su binari sicuri, il film, in fase di post produzione (qui il trailer), dallo strano titolo, Songbird è diretto da Adam Mason e prodotto da Michael Bay (The Rock, Armageddone The Island, tra gli altri). L’azione si apre su una desolata Los Angeles, nel 2024, dove la popolazione affronta la mutazione del virus, COVID-23, chiusa in casa si deve ricorrere all’autoscansione: «Per venire controllati dalle forze dell’ordine, in quanto chi risulta contagiato viene prelevato con la forza per essere messo in immensi campi di quarantena»(4).
Il tutto fa ipotizzare che potremmo essere vicini a quella che è stata definita una “dittatura sanitaria”, dove il fine ultimo è l’individuare e brevettare un vaccino, nel minore tempo possibile, il che fa supporre che il virus potrebbe aver visto la sua luce, già da diverso tempo rispetto al suo sdoganamento, tenendo presente che, qui da noi, i ricercatori si lamentano dello scarso accesso e della poca, anzi pochissima, trasparenza sui dati(5). E visto che c’è addirittura chi nega tutto ciò, come i negazionisti con le loro manifestazioni, posizione lontana da chi scrive, più propensa al complottismo, ritenuto più attendibile, per diversi fattori, ecco che in aiuto, arriva il direttore di Radio Maria: «Il coronavirus è un progetto criminale di élites mondiali per eliminare chi non ci sta e ridurci a zombie», padre Livio così continua: «Questa epidemia è un progetto non casuale, che non viene dai pipistrelli o dal mercato di Wuhan. Si è sviluppata come un progetto ben preciso per colpire l’Occidente, forse non solo dalla Cina»(6).
Concludendo così come abbiamo iniziato, in 2022: i sopravvissuti, nell’allucinante ma splendido finale, che non rivelerò, supportato dalle note della Sinfonia n.6 (Pastorale) di Beethoven, riporto di seguito, in forma più essenziale, due significative discussioni.
Dialogo tra l’uomo libro (l’assistente del detective Thorn/Heston), e la Presidente del consiglio dell’Ente Supremo:

– «È orribile». «Eppure è così».
– «Non riesco a crederci». «Ci creda… le prove sono schiaccianti, non c’è dubbio».
– «Oh Dio…». «Quale Dio? Riusciremo mai a trovarlo?».

Dialogo tra l’uomo libro (che si reca al Tempio per l’eutanasia) e Thorn, che guarda stupito le splendide immagini di un pianeta ormai morto:

– «Vedi cosa ci hanno tolto?». «Chi gliel’ha permesso?».
– «Noi!».

Creators, the past

«Un film dove la fantasia svela la realtà».
Questa è l’intrigante tagline che apre il film Creators, diretto da Piergiuseppe Zaia, scritto con Eleonora Fani, che dà anche il volto e le movenze, sexy, a Lady Airre. Presentato in anteprima al Lucca Comix, lo scorso anno, finalmente approda nelle sale italiane, il primo lungometraggio di Zaia, girato in 5k, con la tecnica del green screen, in una produzione tutta italiana, come risposta ai blockbuster americani, ma soprattutto per lanciare la fantascienza italiana verso l’olimpo, è il caso di dirlo, cinematografico.
In passato, nel secondo dopoguerra del secolo scorso soprattutto, il cinema di fantascienza italiano è stato costellato di pellicole a basso, se non bassissimo budget, realizzati più da mestieranti del cinema e degli effetti speciali visivi, opere che hanno avuto, purtroppo, un cammino a sè stante, a parte forse Nirvana (G. Salvatores, 1997), una produzione Italo-francese, oppure 6 giorni sulla Terra (V. Venturi, 2011), film che ha avuto un buon successo se non altro fra gli appassionati di alieni, rapimenti e teorie complottistiche(1).
Il lavoro di Zaia (primo capitolo di una trilogia), la maggior parte svolto in post produzione, con più del 66% di shots, relativi agli effetti speciali, punto focale di tutto il lavoro, anche perché il supervisore è Walter Volpatto, che ha lavorato nell’ultimo capitolo di Star Wars, ma anche con una tecnica di prim’ordine non si è riuscito a sollevare una trama poco convincente e avvincente. Il cast, invece, è formato da attori di livello hollywoodiano come Chris Payne, Gérard Depardieu e l’inossidabile William Shatner, che per i pochi che non lo sapessero è stato per anni al comando dell’Enterprise in Star Trek, e qui, in un’improbabile look, recita il ruolo di Lord Ogmha, capo degli 8 Lord che compongono il Consiglio Galattico. I Lords, per scongiurare la catastrofe si riuniscono alla ricerca di uno di loro e della Lens, una boccia in metallo, depositaria del segreto della creazione, e del dna, l’essenza stessa dell’esistenza del pianeta alla quale essa è abbinata.

William Shatner è Lord Oghma

Ma il Lord che governa la Terra, non vuole cedere al volere del Consiglio, e quindi nasconde la sua Lens, proprio sul nostro pianeta.
Inoltre, L’evoluzione dell’uomo non ha seguito, sulla Terra, il progetto stabilito, quindi la lotta diventa necessaria, anche perché la Lens ha in serbo tutta la storia umana, (quella vera?), quella che i potenti nascondono con tutte le forze al resto dell’umanità che, se venisse svelata causerebbe il collasso della nostra civiltà, ad iniziare dalle religioni e dalla cultura dominante.
La fantasia svela la realtà, si diceva all’inizio: non siamo d’accordo, la fantasia a volte, è fine a se stessa, ma siccome nel film c’è anche Mauro Biglino(2), che interpreta sè stesso, cercheremo di svelare quel quid in più usando il suo personale adagio: «Facciamo finta che…».
E allora, facciamo finta che le domande: «Da dove veniamo» e «dove stiamo andando», che la voce narrante recita all’inizio, non rimandino a Blade Runner (Ridley Scott, 1982). Poi: «È giunto il momento della grande rivelazione! (…) i Lord si riuniscano per prepararsi a un nuovo allineamento» (dei pianeti, l’azione parte dal 2012, nda), le galassie entreranno in una nuova era e che «questa è una storia vera»(3).
È mia opinione che la storia vera, è affare di pochissime persone, quelle che conosciamo sono teorie, solo che alcune vengono accettate come vere e le altre no.
È la stessa Eleonora Fani che sostiene: «Siamo abituati a farci raccontare tutto dalla televisione e dai media, a non porci tante domande, e noi invece cerchiamo di stuzzicare la curiosità e l’intuito delle persone e di risvegliare magari in qualcuno l’idea che forse tutto quello in cui abbiamo creduto fino ad ora forse non è proprio così»(4). Facciamo finta che, il disaccordo nel Concilio e la lotta tra gli Dei che ci hanno creato, non sia una storia antica e che non rievochi la creazione e al contrasto tra chi voleva eliminare l’umanità dopo averla creata e chi invece credeva in un suo riscatto che non c’è stato mai. Facciamo finta che le guerre non si fanno per motivi religiosi o economici, che l’aiuto di oggi non diventi la schiavitù di domani, anche se purtroppo così è stato, quando la paura di disperdersi per l’uomo, nel mondo, non divenne panico (dal film).
Non dirò del virus alieno, anche qui facciamo finta che non faccia parte anche della mitologia della serie cult degli anni ‘90: X-Files. Non dirò del re scorpione, protagonista in diversi film è che si fece strada agli inferi per recuperare la spada (questa, nel film viene appunto trovata in un cimitero), dopo aver evocato Seth, il Dio del Caos, anche se per molti è un termine spregiativo, ma è dal Caos che nasce l’armonia (dal film).
Per recuperare la LensLady Airre si avvale dell’aiuto di Sofy, e di nuovo facciamo finta che la ragazza non abbia capacità paranormali e che da bambina non sia stata rapita dagli alieni. Mentre Lord Kanaff, il responsabile del pianeta Terra, utilizza, Natan, figlio ibrido proprio di Lady Airre.
Da qui, senza voli pindarici, entriamo più nello specifico, per svelare i messaggi esoterici, nascosti, di cui la pellicola è piena. A iniziare proprio da Natan: il nome è presente in diverse lingue, ebraico compreso, è di fatto un nome biblico, citato varie volte nell’antico testamento, nome di un profeta, deriva dalla parola Nathanel, formata da Nathan “dono” e “El” Dio, quindi “dono di Dio”, di fatti egli è figlio della dea Airre. «Otto pianeti, otto sovrani, otto Lens! Le Lens posseggono un potere immenso».
Il numero 8 ha molti significati. Innanzitutto l’8 ruotato di 90°, rappresenta il simbolo dell’infinito; è il numero atomico dell’ossigeno, elemento importante per la vita sulla Terra e, dopo il declassamento di Plutone, 8 sono i pianeti principali; inoltre l’8 è universalmente considerato come il numero dell’equilibrio cosmico. Il suo segno zodiacale di riferimento, non a caso è lo Scorpione. La maggior parte delle strutture sacre, chiese e templi hanno pianta ottagonale, l’ottagono è il simbolo della Resurrezione(5). Rappresenta, infine la padronanza nel governare il potere sia materiale che spirituale.
Quale potrebbe essere, alla fine, la storia vera? Ormai è chiaro che la conoscenza nascosta è molto più consistente e stimolante rispetto a quella accademica istituzionale. Tenere l’umanità nell’ignoranza è il modo perfetto per esercitare il potere, diversamente si apprenderebbe che l’uomo è stato creato da una razza aliena, che il suo corpo, ma forse anche questo pianeta sono una sorta di prigione, e che la vera energia, lo spirito presente nel suo dna (dove si troverebbe la firma degli Dei, che dei non sono), sono talmente potenti che, se usati, come vuole l’esoterismo, potrebbero essere addirittura in grado di «spostare le galassie».

Note:
1.Il film è ispirato agli studi del prof. C. Malanga, dell’Università di Pisa, primo in Italia e fra i primi nel mondo a studiare, scientificamente, i rapimenti alieni con l’uso dell’ipnosi regressiva.
2.Mauro Biglino ha tradotto dall’ebraico biblico, 17 volumi per le Edizioni San Paolo. Basandosi sulla traduzione letterale, Biglino affronta la Bibbia da un lato attribuendole una natura di cronaca storica, dall’altro desumendone ipotesi inseribili nel filone della paleoastronautica e del creazionismo non religioso.
3.https://www.comingsoon.it/film/creators-the-past/58001/scheda
4.https://www.comingsoon.it/cinema/news/creators-the-past-i-segreti-del-colossal-fantasy-made-in-italy-svelati/n112194/
5.Nel film viene ipotizzato che Gesù sia di origine aliena.

Fonti:
https://www.fantascienza.com/26221/creators-the-past-debutta-oggi-il-colossal-fantascientifico-italiano
https://www.fantascienza.com/21967/creators-the-past-dall-italia-una-trilogia-di-fantascienza-con-shatner-e-depardieu
https://www.comingsoon.it/film/creators-the-past/58001/scheda/
https://www.mymovies.it/film/2020/creators-the-past/
https://maurobiglino.it/2020/10/finalmente-e-arrivato-creators-the-past-il-colossal-con-mauro-biglino/
http://www.levantenews.it/index.php/2020/10/02/sestri-creators-the-past-primo-kolossal-di-fantascienza-made-in-italy/
https://www.ilgiardinodegliilluminati.it/significato-dei-numeri/numero-otto/
https://it.m.wikipedia.org/wiki/8_(numero)
https://www.tuscanypeople.com/simbolo-numero-8/
https://www.mitiemisteri.it/significato-dei-numeri-simbologia-del-numero/otto-8

sito ufficiale del film: https://creatorsmovie.it

credit
immagini tratte da:
https://www.mymovies.it/film/2020/creators-the-past/poster/0/
https://cinema.fanpage.it/creators-the-past-trama-trailer-e-curiosita-del-kolossal-fantasy-di-piergiuseppe-zaia/

Greenland

Bello e realistico. Realistico e quindi angosciante.
Il film del regista Ric R. Vaugh con protagonisti Morena Baccarin (l’attrice star del remake della serie culto degli anni ‘80, Visitors) e Gerard Butler, qui nelle vesti anche di produttore che, dopo aver salvato il mondo in Geostorm (D. Devlin, 2017), torna in un film di fantascienza (che non è solo fantascienza), stavolta non nelle vesti di eroe che salva il mondo, ma qui soltanto se stesso, la moglie e il loro bambino.
Il cinema di Science Fiction, aggiunge un altro capitolo, al genere catastrofico (uno dei miei preferiti, come i film ambientati in regioni estreme della Terra, come i poli e in quelli molto più angusti e claustrofobici, come i sottomarini e le carceri), dove non c’è solo il rapporto tra te e la natura (intesa nella sua forma più distruttiva), ma soprattutto quando il destino ti mette in una situazione tale da far emergere tutti gli istinti primordiali, da sconfiggere senza paura insieme ai sensi di colpa mai risolti, per poi donarti completamente agli altri.
Quindi non un blockbuster come i capostipiti Armageddon (M. Bay, 1998) e Deep Impact (M. Leder, 1998), quest’ultimo molto meglio del primo, oppure 2012 (2009), del maestro riconosciuto del genere, R. Emmerich, del quale si attende il film Moonfall.
E se tutte queste opere sono legate dall’uso sempre più sofisticato degli effetti speciali, ormai imprescindibili per produzioni di un certo livello, non lo è appunto  quando sei costretto a guardare dentro te stesso e vedere il tutto in soggettiva, come se fossi tu stesso il protagonista.
I notiziari di tutto il mondo annunciano che tra poche ore sarà visibile una cometa, Clarke, forse un omaggio al grande Arthur C., padre di 2001, a sottendere l’Odissea, la “stella punitrice” che nell’Apocalisse, si chiama Assenzio (dal film) e che la stessa NASA, la definisce come «comparsa dal nulla» (il nulla non esiste e niente può comparire da esso, nda), e che forse arriva da un altro sistema solare (…). E tu, cosa faresti, se mentre ti stai recando a casa con le vettovaglie per il barbecue, da consumare con gli amici, alzi la testa e vedresti,  il cielo pieno di aerei che vanno tutti in una sola direzione, e sullo sfondo la minacciosa cometa? Il primo dei frammenti che a centinaia l’oggetto si porta dietro sta per cadere, nell’oceano, in diretta televisiva.
«Nessun pericolo» sottolineano gli speakers, ma questo come sa bene chi è avvezzo ai disaster movies di cui sopra: «è il momento di scappare» (appunto come in 2012).
Di fatti, terminato il countdown, non c’è nessun impatto nell’oceano, la pietosa bugia del governo, che sapeva, con la copertura dei mass media, è subito rivelata e il frammento di cometa cade invece sul suolo americano (Florida), investendo tutto in un raggio di 2000 km arrivando fino alla casa dei protagonisti.  Cosa faresti, tra l’imbarazzo totale, quando ti arriva sul telefonino un “Presidential Alert” con la meccanica voce, resa ancor più agghiacciante da una eco particolare, ti avverte che per ordine del Department of Homeland Security, tu, tua moglie e tuo figlio, siete stati selezionati per il trasporto in un rifugio segreto: praticamente tre biglietti per il paradiso, mentre intorno a te sta per scatenarsi l’infermo? Lasceresti i tuoi amici con un palmo di naso? E mentre stai partendo, davanti all’auto si parerebbe la tua vicina di casa che ti supplica di portare almeno sua figlia, amica di tuo figlio, riusciresti a scansarla e ripartire a tutta velocità? Avresti la lucidità di prendere il minimo indispensabile soprattutto le medicine per tuo figlio diabetico? E di fatti i farmaci salvavita, per una distrazione rimangono in macchina e tu sei costretto a tornare indietro e lasciare soli tua moglie e tuo figlio, il quale, viene scartato perché giudicato non idoneo in quanto malato cronico. Non impazziresti se tornato indietro non li troveresti più? Mentre la violenza inizia a dilagare dappertutto.

«Il cielo va a fuoco!»

E cosa faresti se finiresti dietro un cassone di un camion e i tuoi estranei, e per questo, minacciosi compagni di viaggio, scoprissero il braccialetto che indica la possibilità di salvezza, saresti in grado di uccidere perché speri e vuoi con tutte le tue forze riunirti con la tua famiglia, anche se «il cielo va a fuoco» e quella che vedi sai che è l’ultima alba prima del tramonto del genere umano?
A volte, basta una semplice telefonata solo per dire: dove sei? Ma purtroppo la tecnologia non funziona e, sicuro, non può salvarti la vita: almeno ti verrebbe risparmiato di vedere tua moglie che viene a forza trascinata fuori dall’auto che l’aveva umanamente accolta insieme a tuo figlio, ma che si rivela subito uno sbaglio: picchiata e abbandonata sul ciglio della strada con l’auto che si allontana, ma dentro c’è ancora tuo figlio: adesso siete tutti e tre divisi. Comincia una nuova guerra, non la guerra dei mondi contro una bellicosa civiltà aliena, che sarebbe già come un pugno nello stomaco, ma contro un nemico ancora più subdolo, il tempo; riunire la tua famiglia e sperare di farcela a prendere l’aereo che ti porterebbe alla salvezza, a Greenland: la Groenlandia (che Trump voleva comprare), in tempo per evitare il pezzo forte, il macigno che sta precipitando dal cielo, più grosso di quello che ha distrutto i dinosauri, in grado di provocare un’altra estinzione di massa, con il 75% delle specie viventi, animali e vegetali, spazzate via dalla faccia della Terra.
Il film, che nel finale ricorda troppo da vicino il già citato 2012, si conclude con un tutt’altro che velato parallelismo con le questioni geopolitiche attuali: dell’Europa non resterebbe che un immenso cratere e anche se gli Stati Uniti hanno avuto la loro parte di disastri e vittime, è da loro che riparte l’ennesimo messaggio di speranza, a dimostrazione che l’umanità o almeno, quello che ne resta, è sopravvissuta.

Fonti:
https://www.fantascienza.com/25700/greenland-gerald-butler-contro-gli-asteroidi
https://www.fantascienza.com/26220/greenland-debutta-oggi-gerald-butler-contro-l-asteroide-dell-apocalisse
https://www.comingsoon.it/film/greenland/58830/recensione/
https://www.mymovies.it/film/2020/greenland/

credit:
immagini tratte da: https://www.universalmovies.it/poster-greenland-film-gerard-butler/

Tenet…elo a mente!

Eh sì, non è il classico gioco di parole, ma in realtà manca poco. Finalmente è uscito al cinema il film di C. Nolan, più volte posticipato per l’emergenza Covid. Annunciato da una martellante campagna pubblicitaria, che aveva tenuto gli appassionati del cinema di Nolan sui carboni ardenti, dopo la visione, possiamo tranquillamente affermare che il film è si un kolossal (le riprese sono state effettuate in mezzo mondo grazie ad un più che adeguato budget), ma non un capolavoro. Quindi è comprensibile la delusione dei fans, ma anche di chi, come lo scrivente, ha apprezzato le precedenti opere del regista londinese. Il film, tecnicamente è impeccabile, ma questa è una consuetudine per Nolan, che preferisce ancora girare con pellicola analogica da 70mm, in formato Imax ed è restìo, per quanto è possibile, ad usare effetti speciali digitali (post produzione), in pratica l’aereo che si schianta contro un hangar all’aeroporto di Oslo è un vero aereo contro un vero hangar. Tenetelo a mente perché sono sicuro che il film farà ancora parlare di sè, a lungo, soprattutto per la spettacolarità delle scene e per aver introdotto nel cinema e quindi nel cinema di fantascienza (anche se non è considerato tale), il concetto di inversione del tempo (o inversione temporale). Trilogia di Batman (2005, 2008 e 2012), a parte -considero il secondo, Il cavaliere oscuro, uno dei migliori film sui supereroi, pur non ritenendo questo genere molto adatto alla versione in carne ed ossa (spettacolarità a parte) e The Prestige (2006), come l’esaltazione del gioco nella sua forma più adulta. Nolan sembra prediligere le storie che mettono in evidenza alcune caratteristiche, se non esigenze dell’animo umano e della sua mente, a cominciare proprio da Memento (2000); in Inception (2010) era il sogno, in Interstellar (2014) il viaggio, ai confini dell’universo e del viaggio dell’uomo dentro se stesso, infine con Tenet che, per dirla come il Protagonista (con la “P” maiuscola, perché l’attore John D. Washington, figlio della star Denzel, nel film non ha un nome, qui forse, Nolan, ha creduto che lo spettatore si potesse maggiormente immedesimare?), è un viaggio «Tra coscienze e realtà multiple». Oltre all’inversione temporale e ai viaggi nel tempo, diversi altri concetti vengono enunciati, dal Paradosso del nonno (se viaggio indietro nel tempo e uccido mio nonno io non nasco, ma se non nasco come posso tornare indietro?), all’Entropia; dalle teorie dei fisici R. Feynman e John Wheeler, alla «manovra a tenaglia temporale», fino alla fisica e alla Seconda legge della Termodinamica per la quale: «lentropia, o il disordine, di un sistema sottoposto a determinati processi non possa mai, in alcun caso, diminuire, ma solo aumentare o al limite rimanere la stessa»(1). Infine, di Ipocentri (il punto dove viene fatto esplodere nel terreno un ordigno nucleare), di Algoritmi, in questo caso un meccanismo formato da nove elementi che, se riuniti sono in grado appunto di invertire il tempo. Così ci possono essere persone invertite, la cui realtà è al contrario e oggetti invertiti, una pistola non spara il proiettile, ma questo esce dal buco del muro ed entra nell’arma. Quello che devono impedire i due protagonisti -l’altro è l’ex vampiro Robert Pattinson (il prossimo Batman), detto in parole povere, è qualcosa di più potente della terza guerra mondiale nucleare: se la materia della realtà invertita, l’”aldilà”, andasse in contatto con la materia ordinaria, le due si annienterebbero a vicenda provocando una reazione che distruggerebbe tutto, pianeta compreso. Ecco perché chi si sposta, attraversando i cosiddetti “tornelli”, da una realtà all’altra, indossa una tuta protettiva e si è costretti a respirare da una maschera d’ossigeno. Ora, il viaggio nel tempo è uno dei must della fantascienza, dal capostipite La macchina del tempo di H. G. Wells (romanzo del 1895) e della sua trasposizione cinematografica, da noi distribuita con il titolo: L’uomo che visse nel futuro (G. Pal, 1960), passando per la saga di Terminator, fino a Ritorno al futuro, dove nella seconda parte “Doc” Brown, spiega alla lavagna, a Marty il perché si sia formata una nuova linea temporale. L’inversione temporale, spero si sia capito, è tutt’altra cosa e, onestamente non ricordo romanzi o film che trattano l’argomento, argomento che, come detto, Nolan descrive magistralmente nelle immagini e nelle sequenze: l’auto che si capovolge al contrario, la nave e i gabbiani in volo che sembrano andare in retro marcia, la lunga sequenza finale -forse un po’ troppo lunga, della piccola guerra in cui le due squadre, quella “normale” è quella “invertita” che cammina anch’essa all’indietro, si battono per scongiurare il pericolo; le ricomposizioni degli edifici colpiti da esplosioni, e soprattutto il corpo a corpo che sembra ripreso al contrario, che anche sforzandosi, non si riuscirebbe a spiegare in dettaglio: assolutamente da vedere!
Per quanto riguarda invece gli oggetti impossibili, in grado di provocare disastri da fine del mondo, ci sono alcune corrispondenze: in Star Trek (il reboot del 2009, a firma di J. J. Abrams), compare la “materia rossa”, densa come il mercurio che, se messa a contatto con la materia ordinaria, può creare una “singolarità” cioè un buco nero in grado di risucchiare un intero pianeta.
Nel film Supernova (W. Hill, 1999), viene trovato un contenitore alieno contenente materia “a 9 dimensioni”, la fuoriuscita della quale provoca appunto l’esplosione del titolo, talmente potente da arrivare a distruggere parte dell’universo, Terra compresa. Infine in Timecop – Indagine dal futuro (P. Hyams, 1994), si vede cosa succede se la stessa materia, nella fattispecie il corpo del cattivo di turno, entra in contatto con il sè più giovane: la formazione di una sostanza gelatinosa, tipo blob, che unisce i due corpi fino alla liquefazione totale.
Ma, al contrario delle altre opere di Nolan, Tenet, ha due chiavi di lettura, la prima che abbiamo descritto, anche se si parla di concetti da laurea in fisica e, più prosaicamente di fantascienza, appartiene alla cultura accademica, quella che viene definita essoterica, insegnata in ogni grado scolastico, nel film qui descritto, come qualcuno avrà sicuramente capito, c’è una forte connotazione esoterica.
Tenet è il nome della fantomatica organizzazione cui appartiene il Protagonista, è un termine latino (in italiano è la terza persona singolare del verbo tenere, cioè “tiene”). Quello che molti non sanno è che questo termine è inserito, in posizione centrale nel cosiddetto “Quadrato del Sator” o quadrato magico. Come potete vedere dall’immagine a fianco il quadrato magico è formato da cinque parole, disposte su altrettante righe e colonne. È stato rinvenuto in molti siti archeologici in tutto il mondo e in diverse epoche, la più antica è stata rinvenuta in Italia a Pompei (citata nel film come Amalfi, una delle location), prima nella casa di Paquio Proculo e poi nella Palestra Grande, quindi ha minimo 2000 anni. La particolarità e anche la straordinarietà dell’iscrizione è che si può leggere oltre che normalmente da sinistra a destra e dall’alto in basso, anche viceversa, essendo una scritta palindroma «la parola che corre all’indietro»(2), quindi da destra verso sinistra e dal basso verso l’alto. Questo a rappresentare il tempo che nel film scorre in due direzioni. Molte sono le traduzioni che sono state proposte per la possibile traduzione, in pratica: SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS, potrebbe significare: Il Seminatore Tiene in Ordine le Ruote del suo Carro, che però non aggiunge niente alla comprensione del film.

Il “Sator” nell’Abbazia di Trisulti, Collepardo (Fr)
photo by giuseppe nardoianni © 2011

Anche se Sator è il nome del villain, Arepo, l’unico termine dal significato oscuro, è il nome dell’artista incognito che dipinge il falso Goya e Rotas il nome della società che si occupa della sicurezza al Freeport di Oslo. Infine, anagrammando tutto il testo, si forma incredibilmente la frase Pater Noster con il resto delle lettere “A” e “O”, a definire l’Alfa e l’Omega, particolarità assegnata al Cristo, inizio e fine di tutte le cose; così le parole Opera Rotas, significherebbero: le “opere del creato”, che, nel film, potrebbero essere distrutte da Sator, che ha un complice nel futuro, se riuscisse nei suoi intenti apocalittici, come una sorta di Anticristo.
«Viviamo in un mondo crepuscolare» è la parola d’ordine, e questo è assolutamente vero, non per quanto riguarda la risposta: «niente più amici al tramonto»; il tramonto del nostro mondo, della nostra civiltà, la bomba non scoppia perché fin quando ci sarà l’amore di ogni madre (nel film, la moglie di Sator che va a prendere il loro figlio a scuola): «È quella la bomba che può cambiare il mondo».

 

Nota dell’Autore:
Dove non specificato le citazioni sono tratte dal film.

Fonti:
https://www.fantascienza.com/25393/tenet-il-primo-trailer-del-nuovo-film-di-christopher-nolan
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-ecco-cosa-succede-davvero-nel-primo-trailer-del-film-di-christopher/n98556/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-di-christopher-nolan-la-candida-ammissione-di-michael-caine/n103238/
https://www.fantascienza.com/25853/tenet-il-nuovo-trailer-del-film-di-christopher-nolan
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-parla-christopher-nolan-finalmente/n107162/
https://www.fantascienza.com/25938/tenet-christopher-nolan-e-il-cast-svelano-nuovi-dettagli-sul-film
https://www.mymovies.it/film/2020/tenet/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/sara-bello-tenet-non-ha-importanza-siamo-di-nuovo-al-cinema-e-lo-spettacolo/n110016/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-arrivano-le-prime-recensioni-straniere-ecco-i-pareri-sul-film-di/n109938/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-un-lungo-backstage-per-mostrare-le-spettacolari-riprese/n110094/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-christopher-nolan-e-la-fede-nella-pellicola-un-sogno-tra-70mm-e-imax/n110178/
https://www.comingsoon.it/film/tenet/56511/recensione/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-mania-cosa-fanno-i-fan-americani-e-non-per-vedere-il-film/n110142/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-spiegazione-e-guida-per-capire-il-complicato-film-di-christopher/n110249/
https://www.mymovies.it/film/2020/tenet/news/la-corsa-contro-il-tempo-di-nolan/
https://unoeditori.com/sator-arepo-e-quadrato-magico-le-misteriosecoincidenze/?ectid=223904&ectmode=campaign&ectttl=7
https://www.youtube.com/watch?v=2MwQrBgOLX8&feature=emb_rel_pause
https://www.fanpage.it/cultura/perche-per-capire-tenet-di-christopher-nolan-basta-andare-a-pompei/
https://www.lanuovabq.it/it/tenet-delude-del-quadrato-magico-ha-solo-il-nome
https://tech.everyeye.it/notizie/quadrato-magico-sator-citato-nolan-film-tenet-cos-e-465568.html
https://cinema.everyeye.it/articoli/speciale-tenet-cos-e-quadrato-magico-sator-48754.html
https://quantizzando.it/2020/08/31/la-fisica-di-tenet-e-i-viaggi-nel-tempo-senza-spoiler/
https://blog.screenweek.it/2020/08/tenet-le-reali-teorie-scientifiche-alla-base-del-film-748209.php/
https://www.ilpost.it/2020/09/01/tenet-spiegato-domande-risposte-teorie/

Planetary

Di solito non recensisco film datati, ma ho avuto modo di vedere il film in questione proprio il giorno dell’Earth Overshoot Day, ampiamente tratteggiato in alcuni miei post.
Il documentario, splendidamente realizzato con fantastiche immagini a 360° del nostro pianeta, sia da terra -le grandi metropoli urbane, sia dallo spazio; infatti lo stesso si apre con la partenza dell’Apollo 11, e raccoglie le interviste a scrittori, scienziati, sociologi, filosofi e pensatori vari. E la prima citazione è proprio di un ex astronauta: «Guardare il pianeta dall’alto è un’esperienza che toglie il fiato». Dall’alto, infatti, il nostro bel pianeta blu, sembra perfetto, ma, in realtà «è molto fragile». Un’antica leggenda della mitologia induista narra: «In passato tutti gli uomini avevano gli stessi poteri degli Dèi, ma a causa delle loro malefatte, gli Dèi decisero di togliere questo dono e iniziarono a cercare dove nascondere la scintilla divina. Uno disse, gettiamola sul fondo dell’oceano, lì non la troveranno mai. Ma gli altri dissero, un giorno l’uomo arriverà sul fondo dell’oceano, allora la troverà. Un altro disse, allora mettiamola tra le stelle del cielo. No, un giorno l’uomo volerà fino alle stelle e la troverà. Poi Brahma disse,  sò io dove nasconderla, mettiamola nel profondo del suo animo, perchè non penserà mai di cercarla lì».
La profondità di questo breve spaccato, andrebbe sviluppata a parte, inoltre è in perfetta sintonia con un altro testo inserito nel film Apocalypto (M. Gibson, 2006), però una cosa è certa: «La risposta è dentro di noi».
Il problema purtroppo è che noi non ci vediamo come un’unica specie e dallo spazio «non si vedono le differenze».
«Siamo nel pieno di una crisi ecologica», afferma L. Ellis, teorico dei sistemi complessi(1), che continua: «potrebbe arrivare ad alterare, tutta la vita sulla Terra». L’ipotesi “Gaia”, inquadra la Terra come un unico sistema vivente ecco perchè «siamo nel pieno di un’estinzione di massa». Non è che la pandemia è un ultimatum da parte del nostro pianeta?(nda). Dei 10 milioni di specie, attualmente ne scompaiono migliaia ogni anno, fatto questo taciuto dai media con il bene placido della classe politica (leggi potere).
Ancora Ellis: «Che cos’è che blocca la nostra coscienza e ci impedisce di comprendere e accettare il dolore per quello che abbiamo fatto e facciamo al Pianeta e che ci stiamo facendo l’un l’altro, ovvero distruggerci?». Quella che stiamo vivendo è una crisi epocale: «Nel corso dei secoli, nella storia dell’umanità, ogni cultura si è organizzata intorno ad un mito fondante, possiamo fingere di vivere… ma possiamo fermarci e farci questa semplice domanda -In che modo organizzo la mia vita, come dò un senso a tutte le mie attività ed esperienze?».

Un mosaico di alcuni frames tratti dal film.
Elaborazione grafica di Giuseppe Nardoianni

Il grosso guaio è che la cultura moderna, basata sul profitto e il consumismo è: «così arrogante fino a credere che l’universo fosse stato creato solo per noi, per istruire e liberare la nostra piccola anima».
W. Nisker, insegnante di meditazione e scrittore afferma: «Visione ristretta e immorale».
W. Davis, esploratore e antropologo: «Il mondo nel quale viviamo è solo un modello della realtà, adesso non ci interessa chi ha ragione e chi torto»; ma ci sono diversi sistemi di valori che ci impediscono di agire.
«Molte culture nella loro storia hanno tramandato miti legati alla natura che trasmettevano un ideale di armonia e la Natura era la Madre, il Padre, la Fonte della loro esistenza. Ma noi ci siamo raccontati un mito che prescindeva dalla natura, in cui l’uomo era superiore e si poneva come suo padrone. Se guardiamo la nostra politica, la nostra economia, sono basate su un concetto di separazione tra l’uomo e la Terra, ed è proprio questo senso di alienazione che ci spinge a profanare la Terra».
Angel Kyodo Williams, monaca Zen: «La visione del mondo che abbiamo oggi, si basa su un paradigma dominante, che pone l’uomo sopra ogni cosa. Il resto del pianeta e anche tutti gli altri esseri viventi sono visti come delle risorse da conquistare… bisogna mettere tutto a tacere, perché se questa visione si confrontasse con la verità, crollerebbe tutto all’istante».
«Facciamo parte di quel processo evolutivo costante che oggi include tutti gli esseri viventi e i 100 miliardi di galassie nel cielo». Mona Polacca, anziana del popolo Hopi: «Lo vedo come un risveglio collettivo».
Tiokasin Ghosthorse, anziano del popolo Lakota: «Se però decidiamo di entrare in comunione con questa conoscenza, diventa la nostra identità, capiremo che la nostra priorità è difendere la Madre Terra, è questo il nostro compito…».

 

nota:
1. Lo studio dei sistemi complessi è un campo nuovo, che si caratterizza, fra l’altro, per la sua natura altamente interdisciplinare: basti pensare alle connessioni con la biologia, l’informatica, la teoria dei sistemi, la finanza e l’ecologia (Treccani).

 

credit:
Planetary, documentario,
regia: Guy Reid, 2015
disponibile su Mediaset Play fino al 05/09/2020
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