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The Mandela Effect

Quasi un secolo fa, nel 1923, in Finlandia, il passaggio di una cometa (forse la 33P/Daniel, ma Wikipedia non conferma l’avvistamento in tale anno), provocò un senso di disorientamento tra gli abitanti tanto che una donna si vide costretta a chiamare la polizia sostenendo che l’uomo che si trovava in casa con lei non era il marito! Nel film Coherence (James W. Byrkit, 2013), un gruppo di amici si riunisce in casa di uno di loro, per una cena; fuori, in cielo si assiste al passaggio di una cometa, evento raro e sorprendente considerando che gli scienziati avevano avvertito che ci sarebbero stati dei fenomeni non meglio specificati, anomali. Ad un tratto manca la luce, internet, i cellulari, non funzionano più, all’esterno solo una tenue luce, in lontananza, di un’altra casa. Da qui partono le mosse di un’azione serrata dove, i protagonisti si trovano quasi in un incubo a dover lottare, concettualmente (citando il paradosso del gatto di Schrödinger, una delle cui interpretazioni “a molti mondi”, sostiene che ogni evento è un punto di diramazione per l’intero universo) e contro i loro doppi. Un’atmosfera surreale e che sembra a tratti assurda come nel film L’Angelo Sterminatore (1962) del maestro Luis Buñuel. Una serie di vicende dove appunto la coerenza va a carte e quarantotto. Coerenza che forse resta l’ultimo baluardo della fisica newtoniana per difendersi dagli attacchi, sempre più pressanti, delle teorie proposte dalla fisica quantistica, intesa, appunto, a sovvertire le basi stesse della scienza così come la conosciamo.
Una premessa forse un po’ lunga ma mi sembrava utile per meglio definire i contorni di una vicenda che ha tutta l’aria, a breve, di diventare virale. Tutto ha avuto inizio nel 2005 quando la blogger Fiona Broome, si accorse che il premier sudafricano Nelson Mandela era ancora vivo, come difatti era realmente (Mandela è mancato nel 2013), ma la Broome ricordava perfettamente che Mandela, per lei, era morto in prigione negli anni ottanta e ne rammentava persino il funerale trasmesso in tv. La perplessità fu talmente enorme da farle iniziare una ricerca in rete e quello che trovò fu davvero incredibile: non solo moltissime persone avevano lo stesso ricordo su Mandela, ma vennero fuori altri esempi, non solo fatti storici. Eccone alcuni: moltissimi ricordano che negli anni ‘90 hanno visto un film dal titolo Shazaam, che in pratica, non esiste; in Star Wars, sono addirittura due le incongruenze, molti ricordano la famosa battuta di Darth Vader «Luke, io sono tuo padre», che in realtà sarebbe invece: «No, io sono tuo padre»; le gambe del robot C-3PO, non sono tutte e due dorate, ma la destra, da sotto il ginocchio, è argentata, vedere per credere. In Casablanca, la nostalgica frase «suonala ancora, Sam», non c’è, anche se molti ricordano perfettamente di averla ascoltata guardando il film; in Forrest Gump, la frase «la vita è come una scatola di cioccolatini», per molti invece è diventata «la vita era una scatola di cioccolatini»; restando in tema cioccolato il nome del famoso snack Kit-Kat, lo ricordiamo tutti scritto così, vero? No, in realtà è scritto senza il trattino! Per molti il vero nome di battesimo della popstar Madonna, non è Madonna Louise Veronica, ma Maria Louise Veronica. E potrei continuare, se siete curiosi divertirvi nella caccia, in rete, di altre anomalie. Ora la domanda è: perché succede tutto questo? Anche qui le ipotesi portate a sostegno della veridicità o meno, del perché di tale “effetto” sono diverse, alcune, secondo me, verosimili. La prima ipotesi è quella degli “universi paralleli” o più propriamente dell’esistenza di una realtà parallela alla nostra, solo leggermente diversa, ma quanto basta da sconcertare il malcapitato che vive un effetto del genere.

La New York alternativa nella serie Fringe

Argomento sfruttato com’è ovvio dalla science fiction, in particolare nella riuscita serie tv Fringe (ne avevo già parlato qui), dove ad esempio nella New York dell’universo alternativo l’11 settembre non è mai avvenuto, le torri gemelle spiccano nello skyline, e in cielo volano i dirigibili, questo fa supporre che anche il disastro dell’Hindenburg, il 6 maggio 1937, non ci sia stato. Altra ipotesi è quella della differente “Linea Temporale”, molti vivrebbero, sempre nella nostra realtà, ma su una timeline spostata. Forse così potrebbero essere spiegati i famosi “déjà vu”: in Matrix, per capirci, è proprio un gatto (nero) che sorprende Neo, che lo vede passare dalla porta due volte quasi nello stesso istante; in realtà è un disturbo della “matrice”, quando qualcosa cambia, come viene spiegato: ma se fosse così anche nella realtà? Spesso si dice che la memoria fa brutti scherzi, è vero, ma ne siamo veramente sicuri? Ci mettereste la mano sul fuoco? La mano sul fuoco sarebbero pronti a mettercela tutti quei poveri genitori, denigrati, che hanno lasciato morire i figli in macchina, sotto il sole rovente, assolutamente convinti di averli recapitati altrove. Razionalmente si ricorre ai “disturbi dissociativi”(1) oppure alla “dissonanza cognitiva”(2), e se gli stessi genitori hanno vissuto per qualche frazione di tempo, almeno mentalmente, in una realtà parallela dove in effetti hanno assolto il loro compito? Oltre alle anomalie temporali, c’è chi parla poi di “Esperimenti del Cern”, dell’immancabile “Programma Spaziale Segreto” e dei retaggi post 2012 dovuti ad un ipotetico salto dimensionale, ma la questione è alquanto seria, visto che, anche il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), ha voluto dire la sua, sostenendo che si tratta solo di falsi ricordi e dimostrando il concetto con un piccolo esperimento che potete fare anche voi (la pagina è nelle fonti), asserendo che: «il gioco funziona in circa l’85% dei casi». Ci risiamo, basta tirar fuori una certa percentuale e il mistero è risolto: e l’altro 15%, non vi sembra che sia un dato da tenere comunque in considerazione? Non vi sembra che questa storia è alquanto sconcertante?
«C’è qualcosa di strano…», osservò Scully, nella serie cult XFiles, questa l’ironica e laconica risposta di Mulder: «Sai la novità, io sono anni che lo dico!». Mi associo.

Note:
1. La caratteristica essenziale dei Disturbi Dissociativi è la sconnessione delle funzioni integrate, della coscienza, della memoria, della identità o della percezione dell’ambiente. Le alterazioni possono essere improvvise o graduali, transitorie o croniche.
http://www.psicotraumatologia.com/disturbi_dissociativi.htm
2. Un individuo che attivi due idee o comportamenti che sono tra loro coerenti, si trova in una situazione emotiva soddisfacente (consonanza cognitiva); al contrario, si verrà a trovare in difficoltà discriminatoria ed elaborativa se le due rappresentazioni sono tra loro contrapposte o divergenti. Questa incoerenza produce appunto una dissonanza cognitiva, che l’individuo cerca automaticamente di eliminare o ridurre a causa del marcato disagio psicologico…
https://it.wikipedia.org/wiki/Dissonanza_cognitiva

Fonti:
https://www.luogocomune.net/LC/index.php/20-varie/4572-l-effetto-mandela-e-gli-universi-paralleli
http://www.fantascienza.com/22446/l-effetto-mandela-gli-universi-paralleli-e-la-gamba-di-c3po
http://www.queryonline.it/2017/05/30/leffetto-mandela/
http://mikimoz.blogspot.it/2017/03/spiegazione-effetto-mandela.html
http://effettomandela.blogspot.it/2016/12/cose-leffetto-mandela.html
http://cronachediunsolelontano.blogspot.it/2015/07/quando-la-fantascienza-non-arriva-in.html

Credit:
https://thoseconspiracyguys.com/what-is-the-mandela-effect/
https://reservoirblog.wordpress.com/category/curiosidades/

Covenant e l’universo di Alien

È finalmente uscito nelle sale, dopo un’importante battage mediatico il film Alien Covenant, ancora diretto da Ridley Scott. In rete, troverete un’interessante prologo di congiunzione, di quasi tre minuti, per spiegare cosa hanno fatto nel frattempo i protagonisti di Prometheus, l’androide David/M. Fassbender e la dottoressa E. Shaw/N. Rapace, visualizzato da quasi 4,5 milioni di fans. Prima di addentrarci nei meandri di questo nuovo capitolo, un po’ di storia. Era il lontano 1979 quando uscì il film Alien (Ridley Scott). Da quel giorno la fantascienza cinematografica sarebbe stata completamente rivoluzionata. La gestazione però, iniziò qualche anno prima. Nel 1975 lo sceneggiatore Dan O’Bannon, allora studente di cinema, ispirandosi ad un B-movie del 1950 (Il mostro dell’astronave di Edward L. Cahn), iniziò a scriverne il testo che tra l’altro, è simile al racconto Discord in Scarlet che il famoso scrittore di fantascienza A. E. Van Vogt scrisse nel ’39 e che più tardi (1950) inserì in un suo romanzo.
Lo scrittore, all’uscita del film, si vide costretto a intentare causa contro la produzione, la questione finì in tribunale e fu risolta economicamente. Inoltre alcune idee sono per lo più simili all’italianissimo Terrore nello spazio diretto da Mario Bava nel 1965. Comunque questo non ha influito minimamente sulla fortuna del film da cui ne è nata una delle saghe più apprezzate sia dalla critica che dal pubblico, anche se i pochi passi falsi non mancano. Quindi dopo il capostipite sono usciti, i vari Aliens Scontro finale (1986), per la regia di J. Cameron, ambientato sul pianeta LV-426 (per gli americani 426 è il 26 aprile giorno dell’Alien Day) e che per lo stesso regista di Avatar sarebbe «un’allegoria alla guerra in Vietnam: i marines non hanno nessuna possibilità di uscirne vivi» (Kudos, Rai4 pt. 1 del 08/05/17); Alien3 (D. Fincher, 1992) ambientato su Fiorina Fury 161 in un carcere di massima sicurezza con tutti i detenuti aventi il doppio cromosoma “Y” (Sindrome di Jacobs) che contraddistinguerebbe i serial killer più violenti e Alien – La clonazione (JP. Jeunet, 1997), dove il Tenente Ellen Ripley/S. Weaver viene clonata nel corso di un esperimento condotto su una nave militare.
Poi, dopo molti anni di silenzio da parte di R. Scott, arrivò l’annuncio che lo stesso stava per dare nuovo vigore al franchise in quanto voleva realizzare alcuni prequel del suo Alien primigenio e difatti il 2012 vide l’uscita di Prometheus, ambientato nel 2093 sulla Luna LV-223. Dopo aver scoperto una mappa inserita in un messaggio paleostronautico antico di 35.000 anni, in una caverna, la protagonista, la dottoressa E. Shaw/N. Rapace, parte alla ricerca dei Creatori (gli Ingegneri), ma logicamente nulla andrà per il verso giusto. Nel film l’altro protagonista è l’androide David (in tutta la saga, gli androidi sono uno dei temi classici della FS), che ritroviamo anche in Covenant, ma con il nome di Walter (entrambi interpretati dall’attore M. Fassbender) che segue precisamente gli ordini ricevuti dall’ormai famosa Weyland Industries, la famigerata Compagnia che fin dagli esordi incombe come un’ombra malefica. «Cambiata rotta Nostromo a nuove coordinate per investigare forma vita. Raccogliere esemplare. Precedenza assoluta. Assicurare ritorno organismo per analisi. Qualsiasi altra considerazione secondaria. Equipaggio sacrificabile». A parlare è la metallica voce del computer di bordo della Nostromo, Mother nel primo Alien e se vogliamo è questo il trait d’union che in un certo senso è applicabile all’intera epopea spaziale. In pratica, nella citazione è implicito il volere della Compagnia: assicurarsi senza condizioni un esemplare della razza aliena (lo xenomorfo, ideato da H. R. Giger, artista svizzero, ma animato da Carlo Rambaldi, Oscar 1980), una sorta di parassita che germina all’interno del corpo umano venendo alla luce in modo spaventoso, cioè squarciando il petto del malcapitato, e che, sempre secondo gli oscuri intenti della Weyland, sarebbe il più potente candidato per il settore armi biologiche.
Ma, contravvenendo ad un altro degli stereotipi della science fiction, gli autori che via via si sono susseguiti prima di arrivare a Prometheus e Covenant (dove le cose sono un po’ cambiate), non c’è il protagonista maschile pronto a salvare la fragile donzella dalle grinfie del mostro, ma è proprio la donzella che armata di tutto punto contrasta la violenza dell’orribile specie aliena. Molto è stato detto sul significato dello scontro, non solo a livello fisico, tra la bestia -l’alieno- e la bella. Persino giungendo a contaminazioni Freudiane, nonché sessuali (in effetti sia l’alieno che le astronavi rimando indubbiamente a tale concetto) e, con un po’ d’azzardo, anche a velate significazioni biblico-cattoliche. Questo non tanto per alcuni termini o nomi usati, come ad esempio Mother (Madre), Bishop (Vescovo), Diacono (l’ultimo nato in Prometheus), David e appunto Covenant (Alleanza), ma proprio nel rapporto tra la donna e lo xenomorfo. Facile quindi pensare alla famosa “inimicizia” tra la donna e la sua stirpe e il serpente (il mostro alieno ha fattezze rettiloidi) e la sua stirpe. L’odio che appunto inizia con Alien e il suo seguito dove Ellen Ripley, da sola combatte l’alieno arrivando in Aliens ad uccidere, in un feroce corpo a corpo, la regina, colei che depone le uova. Se in Alien3 e in La Clonazione, la musica inizia a cambiare, la vera svolta si ha prima in Prometheus e poi in Covenant. Qui le eroine sono prima scienziate, in Covenant Daniels/K. Waterstone è esperta in terraformazione, poi costrette a tirare fuori le unghie per contrastare la minaccia aliena. A combattere però non solo con il fisico e la testa, caratteristiche queste più adatte ai vari androidi (la forza fisica) e le loro teste (l’intelligenza) e nei vari film ci sono diverse teste parlanti, ma anche e soprattutto con l’anima che alla fine è l’unica peculiarità, per quanto ne possiamo sapere fino a questo momento, che contraddistingue l’essere umano nei confronti di tutti gli esseri artificiali da esso creati e dagli alieni o, al meno, secondo l’ufologia, da quelli con fattezze xeno. E veniamo alla visione di Covenant.
L’opera di Scott, pur essendo valida a livello cinematografico, inteso come tecnica pura, non mi ha intrigato più di tanto, come non mi ha particolarmente colpito. Inizio molto lento, con il dialogo di presentazione tra Weyland e David, in cui si filosofeggia sull’arte, sulla creazione e il non poter rispondere alla domanda di tutte le domande: l’uomo ha creato l’androide, rispetto a questi, molto più longevo, ma chi ha creato l’uomo? I Creatori (come detto in Prometheus), e chi ha creato i Creatori? Poi si passa sull’astronave che per un brillamento solare, con diverse perdite da parte dell’equipaggio, in parte svegliato dal sonno criogenico, è costretta a deviare dalla rotta primaria, il pianeta Origae 6, e optare per un’altra mèta molto più vicina e inspiegabilmente sfuggita (altra subdola manovra della Compagnia?). Quello che dovrebbe essere un paradiso, a questo punto una sorta di Terra 3,  si rivela un vero inferno, sebbene il paesaggio sia suggestivo, rigoglioso, pare sia completamente privo di fauna, nessun animale, silenzio assoluto: la quiete prima della tempesta.
Il virus letale trova subito  strada; qui c’è la prima incongruenza, sebbene il pianeta risulti perfettamente abitabile è poco definire rischioso il non utilizzo di tute protettive e caschi, il primo sbarcato viene subito contaminato e, portato in fretta sulla navetta, mostra i primi violenti sintomi e lo xenomorfo, cambiando strada, esce dalla sua schiena, in un tripudio splatter. Ma quello che colpisce è l’orrore e la violenza spaventosamente inaudite del nuovo esemplare di U.L.F. (Unidentified Life Form), in tutte le sue uccisioni. I superstiti scampati miracolosamente ai ripetuti attacchi grazie all’intervento di David (l’andriode di Prometheus) che così incontra il fratello Walter, una sorta di Nemesi per quest’ultimo. David racconta la storia sua e della Dottoressa Shaw, ma mentendo dice che questa è morta, in realtà, come tutti gli animali del pianeta, è servita per i suoi folli esperimenti, e quindi a raggiungere il pianeta dei creatori è stato solo l’androide che, come si vede nel flashback, fa cadere il virus alieno sugli abitanti del pianeta sterminandoli rapidamente. Nel dialogo tra i due androidi David insegna a suonare il flauto a Walter e, altro errore, c’è da chiedersi dove trovino il fiato visto che loro non respirano! Intanto l’alieno continua a mietere vittime con una ferocia mai vista e solo tre degli sbarcati, di cui uno contaminato, riescono a raggiungere la navetta di soccorso. Il resto è già visto, come prassi, tocca a Daniels, l’esperta in terraformazione affrontare per ultima lo xenomorfo con l’aiuto di Walter che invece alla fine si dimostra essere David. Solo due gli elementi sui quali poter riflettere.
Il primo è, il particolare marchio della Covenant, molto simile al disco solare alato, adorato dai sumeri e visibile in molti loro bassorilievi e quasi identico ad un cerchio nel grano apparso in Inghilterra. Cosa ha voluto dirci in questo caso Scott? Appena sbarcati sul pianeta, gli astronauti trovano un campo di grano: possibilità di trovare una coltivazione umana pari a zero. Ma la vera domanda è chi l’ha coltivato? Qui gli interrogativi sono tanti, gli studiosi ancora si dibattono su come sia nata l’agricoltura, il grano non nasce spontaneo, anzi per la verità non dovrebbe nemmeno esistere, visto che, per la scienza, come rivelano recenti studi, si tratta di un vero “mostro” biologico, un organismo geneticamente modificato. Ma modificato da chi? La nascita dell’agricoltura è solo una scoperta, un’invenzione dell’uomo primitivo o l’ennesimo dono degli Dei dell’antichità? Il film si conclude con Walter che mette a dormire Daniels, ma questa all’ultimo istante si accorge che in realtà si tratta di David il quale, dopo aver tirato un sospiro di sollievo (altro errore), al suono dell’Entrata degli Dèi nel Walhalla (R. Wagner), entra come un vero Dio nella sezione adibita alla conservazione degli embrioni umani e rigurgita due capsule contenenti però embrioni alieni. Il viaggio e la ricerca delle nostre origini continua…

Per saperne di più:
Recensione sul prossimo numero di XTimes

Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Alien
https://it.wikiquote.org/wiki/Alien
http://movieplayer.it/film/alien_387/curiosita/
https://it.wikipedia.org/wiki/Alien_(franchise)
http://movieplayer.it/articoli/alien-covenant-il-nostro-commento-alle-scene-viste-in-anteprima_17056/
https://it.wikipedia.org/wiki/Alien:_Covenant
http://www.mymovies.it/film/2017/aliencovenant/
http://cinema.everyeye.it/articoli/recensione-alien-covenant-terrore-arriva-dallo-spazio-33333.html
https://www.comingsoon.it/film/alien-covenant/50451/recensione/
http://movieplayer.it/articoli/alien-covenant-la-nostra-recensione-del-film-di-ridley-scott_17453/
http://www.mondofox.it/2017/05/08/alien-covenant-la-recensione-spoiler-free-dallo-spazio-senza-orrore/
http://www.cinematografo.it/recensioni/alien-covenant/
http://movieplayer.it/articoli/alien-10-cose-che-forse-non-sapete-sul-franchise-fantahorror_16102/
https://it.wikipedia.org/wiki/Alien%C2%B3
https://it.wikipedia.org/wiki/Aliens_-_Scontro_finale
https://it.wikipedia.org/wiki/Alien_-_La_clonazione
http://aforismi.meglio.it/frasi-film.htm?n=Alien
https://it.wikipedia.org/wiki/Xenomorfo
http://www.fumettologica.it/2017/05/alien-covenant-recensione/

Intervista

Ieri sera, sono stato intervistato da Sabrina Stoppa all’interno della trasmissione radiofonica Pandorando. L’argomento di discussione e titolo della puntata è stato:

Come, quanto e perché il Governo americano influenza davvero il Cinema?

Per chi avesse perso la diretta, tra qualche giorno, sarà possibile riascoltarla sul canale youtube della web radio, oppure sempre da questo blog.

Questi i riferimenti:

http://www.webpieveradio.it/#/

https://www.youtube.com/results?search_query=pandorando

E’ stata una bella esperienza.

Life: vita o morte?

In principio fu il mitico Alien (R. Scott, 1979) con lo xenomorfo che, in una delle scene più terrorizzanti della storia del cinema, veniva al mondo squarciando il petto del compianto John Hurt, morto solo pochi mesi fa. Life, Il thriller fantascientifico del regista svedese di origine cilena Daniel Espinosa, con sottotitolo “Non oltrepassare il limite”, ha infatti molte similitudini con il capolavoro del regista di Blade Runner.
Il film di Espinosa inizia con un magnifico piano-sequenza e, mentre il pianeta sotto dorme tranquillo, una nuova alba illumina con una vivida luce l’International Space Station.
La missione è quella di recuperare un modulo di ricerca di ritorno da Marte: «il primo modulo della storia a tornare dal pianeta». A bordo, tra gli altri reperti c’è, però, la «prima incontrovertibile prova di vita oltre la Terra». Un organismo unicellulare che risulta essere anche gradevole alla vista, ma già in grado di fornire una prima risposta, un essere con base carbonio, tutto muscoli, centri nervosi (cervello) e occhi.
Stimolato prima con ossigeno, la sua primaria fonte di nutrimento, poi con glucosio, infine con deboli scariche elettriche, l’organismo si risveglia dal suo lungo sonno e inizia a crescere, a svilupparsi, a reagire subito violentemente con i sei membri dell’equipaggio; l’alieno è resistente al vuoto cosmico, come alle alte temperature e, proprio come Alien (ma all’inizio più somigliante al facehugger), difficile da uccidere. E la stazione spaziale dapprima asettica, come la Discovery di 2001, inizia ad assomigliare sempre più alla Nostromo, il buio antro dentro cui il male risiede. Passata l’euforia della scoperta, con tutto il mondo sotto a festeggiare, l’adrenalina inizia a scorrere nelle vene dei protagonisti, ma non troppo nello spettatore abituato ed avvezzo a simili visioni (un plauso agli ottimi effetti speciali e al sinuoso design della creatura), gli astronauti cadono, di conseguenza, uno ad uno, in modalità più o meno già viste e dove lo spargimento di sangue non è da film splatter, infatti, in assenza di gravità, esso fuoriesce dal corpo della prima vittima, a piccole bolle che si spargono nella capsula. Il film ripercorre i classici stereotipi della fantascienza, ciò confermato dallo stesso regista che in un’intervista (che potete vedere qui), afferma: «Per me si tratta di rimanere fedeli alla tua anima… con questo film abbiamo avuto un’opportunità incredibile di fare qualcosa che segue le regole del genere ma allo stesso tempo fa evolvere i personaggi… e questo perchè, credo, i buoni film di fantascienza lavorano ad un livello sotterraneo e soprattutto nel conflitto tra i personaggi. La storia è il veicolo…». Infatti il film, lavora proprio in questo senso e veicola concetti che arrivano fino in fondo all’anima. E questa non è un’iperbole.
Non farò spoiler sul finale, che potrebbe sembrare scontato leggendone la sceneggiatura, ma non lo è quindi, aspettatevi il colpo di scena; quello che voglio fare è cercare di entrare, non nei meandri dell’astronave per scovare l’alieno, ma appunto, dentro noi stessi. Con le solite domande, in grado di instillare dubbi, non certezze, di sgretolare il muro della ragione, andando oltre le convenzioni, le consuetudini, che risultano essere ormai, terreno fertile per facili e sbrigative considerazioni. A partire già dal titolo. L’essere umano, ma possiamo benissimo considerare l’intera razza umana tende appunto ad “umanizzare” concetti che tali non sono. Come un ricordo atavico, ancestrale, per dormire sonni tranquilli, l’uomo riduce tutto alla condizione umana, riuscendo spesso a controvertire, il significato di idee e concetti che, invece dovrebbero stimolarlo a crescere. Di conseguenza il titolo Life è quanto meno fuorviante. Il nostro pianeta dovrebbe chiamarsi Acqua, non Terra; all’alieno, per renderlo più familiare bisogna necessariamente dargli un nome, qualunque esso sia, non ha importanza, esso non odia, siamo noi che, per paura odiamo, e Life, proprio non significa vita, ma morte perché, come afferma uno degli astronauti: «la vita è distruzione». Ed è proprio qui che viene superato il limite, attendiamo con autentico fervore il giorno in cui capiremo di non essere soli: «E se il primo contatto sarà il nostro più grande errore?».

Il Prof. Milton Wainwright e un organismo alieno

Nel film la creatura aliena arriva con un passaggio, ma se non ce ne fosse bisogno? Alcuni organismi possono vagare anche per eoni nel vuoto cosmico, prima di trovare un pianeta a loro adatto? Fantascienza a parte, in realtà è già successo? Nel 2015 il prof. Milton Wainwright, ricercatore dell’Università di Sheffield (UK), ha affermato in un’intervista che sono stati scoperti organismi alieni nella Stratosfera (a soli 30 km dalla superficie terrestre). Il film Life, si basa forse su tale scoperta? Gli organismi sono stati rilevati con l’ausilio di una sonda e risultano essere costituiti da carbonio, azoto ed ossigeno, tutti elementi che, guarda caso, sono citati ampiamente nel film e che come ormai tutti sappiamo essere i mattoni base di quella che viene considerata vita. Sebbene lo scienziato sia stato ampiamente criticato, ma c’era da aspettarselo, da tutti i suoi colleghi, lo studio venne in un primo momento anche pubblicato sul Journal of Cosmology. Il professore tentò a suo tempo di coinvolgere la Nasa per confermare le sue ricerche, ma capì che non era questa l’intenzione dell’Ente Spaziale americano che, e poteva essere altrimenti, ha occultato tutto facendo sparire i documenti relativi. Questa in sintesi la storia che potete leggere per esteso andando al link presente nelle fonti e qui si conclude anche questo post. Tornando per un attimo all’opera del regista cileno-svedese, il film mostra in pratica la fragilità del nostro pianeta, la mancanza completa di umiltà del genere umano rispetto a tali concetti e di una civiltà refrattaria, piena di contraddizioni, che vive totalmente all’oscuro di quanto accade sopra di essa.
Di questo passo il nostro destino è già segnato e ciò si evince dalla mancanza di speranza insita nell’ultimo messaggio registrato dalla comandante della missione, più o meno simile a quello lanciato da Ripley; ma preferisco chiudere con quello che dà il senso di un epitaffio scritto sulla lapide del nostro mondo, una nenia per bambini ma dal forte retrogusto amaro ed inquietante, la filastrocca che potete però ascoltare completa solo nel trailer: «Buonanotte Luna, buonanotte piuma, buonanotte mucca che salti sulla Luna, buonanotte luce sei una grande fortuna, buonanotte stelle, buonanotte aria, buonanotte suono che ogni notte varia».

Nota:
Tutte le citazioni sono tratte dal film.

Fonti:
https://www.comingsoon.it/film/life-non-oltrepassare-il-limite/53584/recensione/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/life-non-oltrepassare-il-limite-una-creatura-aliena-tutta-muscoli-e-tutta/n65285/
http://www.mymovies.it/film/2017/life/
http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/cinema/2017/03/22/life-torna-la-paura-di-alien-ed-e-2.0_af210a4f-832f-43b6-b032-c4f7177de283.html
http://www.segnidalcielo.it/organismi-alieni-scoperti-nella-stratosfera-i-documenti-vengono-occultati-dalla-nasa/

Immagine: elaborazione grafica di Giuseppe Nardoianni con frames tratti dal filmato youtube.

Use weapon: la storia della nostra vita

«Portare arma». «Offrire arma». «Usare arma». No, non è ET che parla (ricordate il classico «Telefono casa»?).
Se in italiano i verbi utilizzati, ad indicare una precisa azione, potrebbero avere quasi lo stesso concetto, come per molte delle altre lingue terrestri, cosa significherebbero invece, in una comunicazione extraterrestre (in entrambi i versi), con una civiltà ben più avanzata della nostra?
In estrema sintesi questo è il contenuto principale del film di Denis Villeneuve, Arrival,  di cui si aspetta l’attesissimo Blade Runner 2049.
I contenuti, in effetti, sono diversi e come è inevitabile per la fantascienza con la effe maiuscola (quella cioè che mette il fruitore nella posizione di riflettere su quanto letto o visto, detta anche fantascienza speculativa), toccano diversi aspetti della conoscenza umana che cercherò di analizzare nel testo che segue, in maniera alquanto approfondita frutto di una proficua ricerca, precedente alla visione del film.
Perciò armatevi di un po’ di pazienza perché il post sarà più lungo del solito (cosa che faccio raramente).

La trama
Mentre il mondo conduce la solita vita quotidiana, all’improvviso i notiziari annunciano che in tutto il pianeta sono atterrate o meglio, sono sospese a pochi metri da terra, 12 astronavi che poco dopo si scoprono essere aliene.
La dott.ssa Louise Banks, interpretata da una bravissima Amy Adams (curiosamente nata in Italia, ad Aviano, sede di una importante base Nato), esperta linguista di fama mondiale, viene contattata dal colonnello Webber/Whitaker per decifrare il primo messaggio alieno che è stato registrato. All’inizio riluttante, subito dopo reclutata e messa al corrente della situazione per far sì che possa scoprire le vere intenzioni degli alieni, e porre loro le classiche domande, chi siete, da dove venite, perché siete qui.
Nel tentativo è supportata dal fisico teorico Ian Connelly, l’attore Jeremy Renner.
Da qui prenderanno le mosse che condurranno, soprattutto la linguista, in un lungo e sorprendente viaggio, dentro la sua mente e dentro sé stessa.

Il Film
Detto del regista, il film è stato scritto da Eric Heisserer «una sceneggiatura nella quale vi è un elemento di forte tensione, preservando tuttavia appieno gli aspetti filosofici del racconto originale e combinandoli efficacemente con le nervose relazioni geopolitiche mondiali»(1).  La trama è un adattamento tratto dal racconto Storie della tua vita, dello scrittore americano Ted Chiang, inserito nell’antologia che prende il titolo dallo stesso racconto (Frassinelli Editore, 2016). Eccone un breve stralcio: «Gli esseri umani avevano sviluppato una consapevolezza di tipo sequenziale, gli eptapodi di tipo simultaneo. Noi percepivamo gli eventi secondo un ordine, e le relazioni tra loro come di causa ed effetto. Loro percepivano gli eventi tutti insieme, allo stesso tempo, secondo un obiettivo a cui tendevano»(2).

il linguaggio degli eptapodi

Gli “eptapodi”, alieni tipo grossi polipi con sette arti (in greco, epta=sette), sono solo in due nella grossa astronave, battezzata “guscio”, una sorta di forma-pensiero, che stranamente è posizionata in verticale e solo alla fine, in orizzontale, ricorda il classico ufo. Usano, come vedremo, un particolare tipo di scrittura, dei segni definiti logogrammi «affascinanti ed enigmatici»(3), che costituiscono in pratica tutta l’ossatura del film e la cui decifrazione (se vogliamo trovare una pecca, non viene chiaramente specificato come si arrivi a ciò), mette in enorme difficoltà praticamente tutti gli esperti del mondo.
Ed è solo alla fine che la dottoressa Banks riesce a venirne a capo offrendo all’intera umanità qualcosa di inimmaginabile. Il film, supportato come detto da un’ottima sceneggiatura e da eccellenti effetti speciali visivi, proprio per quanto riguarda il modo di “scrivere” degli E.T., essi producono direttamente dal loro corpo una sostanza fumogena, che va a formare il simbolo su uno schermo bianco, la barriera che divide i due mondi: il pensiero che diventa forma; ha numerose e notevoli implicazioni: filosofiche, sociali (poco dopo l’arrivo, principalmente nelle città meta delle astronavi, iniziano i primi scontri, causati dal malcontento della popolazione, impaurita da quella che potrebbe essere una possibile minaccia), antropologiche (cosa succederà dopo?), fino addirittura ad implicazioni esoteriche e numerologiche.

Film analoghi
In Arrival la squadra degli scienziati è formata semplicemente da una linguista e da un fisico teorico. Il primo film che quindi salta subito alla mente è Sfera (B. Levinson, 1998), il gruppo degli esperti qui è formato da uno psicologo, autore di uno studio sui possibili contatti con civiltà aliene e da una biochimica, un matematico e un astrofisico.
Un matematico perché la matematica, a questo punto, potrebbe essere, «l’unico linguaggio universale»(4), come accade in Contact (R. Zemechis, 1997), dove gli alieni inviano le istruzioni per costruire una macchina per raggiungerli, usando appunto la matematica (nel film di Villeneuve, gli alieni «non hanno un’algebra»); un astrofisico per stabilirne l’esatta provenienza e la biochimica per determinarne la specie, infine lo psicologo per contenere le eventuali crisi di stress.
Se in Arrival la scrittura è a forma di cerchio, tridimensionalmente esso rappresenta appunto una sfera, perfetta, «perché la perfezione è già un potente messaggio» (Sfera). In Mission to Mars (B. De Palma, 2000) gli astronauti scoprono che il suono ricevuto, è in realtà la codifica di un modello di DNA simile a quello umano, tranne che per alcuni cromosomi mancanti: aggiunti i quali i marziani possono stabilire che, essendo umani, non sono una minaccia. In Arrival, è stata usata una soluzione più semplice, a dir la verità troppo semplice, quasi ridicola, viste le pretese iniziali: in pratica i due scienziati, mostrando un cartello con scritti i loro nomi, si battono ripetutamente… il petto! La minaccia non viene, però, sventata in Cacciatore di alieni (R. Krauss, 2003) il decrittatore del SETI, comprende troppo tardi la sequenza matematica contenente un messaggio di allarme: la capsula rinvenuta nei ghiacci del polo contiene un alieno portatore sano di un virus in grado di annientare tutta l’umanità.

Incontri Ravvicinati del terzo tipo

Paragrafo a parte merita il capolavoro di S. Spielberg Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977), qui gli alieni si servono delle note musicali per comunicare con i terrestri, la famosa sequenza di note (scritta da John Williams, ma voluta da Spielberg con sole 4 note): Sol, La, Fa, Fa, Do; è entrata ormai nella storia del cinema e nell’immaginario collettivo. Anche qui gli scienziati, sembrano tornare alle origini perché la prima forma di risposta usata è data con l’ausilio del linguaggio dei segni, iniziata con il palmo della mano alzato e rivolto verso l’ospite, lo stesso segno che compare sulla placca delle sonde Pioneer: oltre ad altri simboli facilmente interpretabili da un’avanzata civiltà extraterrestre, ci sono una figura umana maschile e una femminile, l’uomo appunto ha il palmo della mano alzato in segno di saluto. Se le astronavi rimandano al monolite nero del capolavoro assoluto 2001: Odissea nello spazio (S. Kubrick, 1968), la maternità e il rapporto della protagonista con la figlia, rispettivamente ad Alien 3 (D. Fincher, 1992) e a Solaris (A. Tarkovsky, 1972)(5), chiaramente ciò che a noi interessa è comprendere il linguaggio alieno così come è stato rappresentato nel film e al quale viene dato un’importanza di primo piano: il linguaggio infatti è «la prima arma che si sfodera in un conflitto».

Il linguaggio alieno
Il termine «si riferisce a qualsiasi forma di linguaggio che potrebbe essere utilizzato da ipotetiche forme di vita extraterrestri. Lo studio di tali linguaggi è stato denominato xenolinguistica o astrolinguistica ed è un campo ipotetico presente soprattutto nella fantascienza (…)  la possibile esistenza di forme di vita extraterrestri intelligenti la rende oggetto credibile anche di speculazioni scientifiche e (come detto, nda) filosofiche»(6).
E le speculazioni scientifiche chiaramente non mancano.

Lo studio della Nasa

Tre anni fa, nel 2014, la Nasa ha redatto lo studio Archaeology, anthropology and interstellar communication e, nel relativo articolo di Rosy Matrangolo, si legge: «Che presenze dovremo prevedere di aspettarci? Fatte come? Se le nostre conoscenze sull’universo sono ferme al 4%, come potremo prevedere in che modo la materia “ha dato vita” ai nostri vicini extraterrestri?». Dubbi più che legittimi. Inoltre: «Quali organizzazioni percettive i nostri vicini di pianeta avranno sviluppato per recepire e trasmettere messaggi? Saranno dotati di udito, vista, tatto come li intendiamo noi? Quale “evoluzione” a livello biologico avrà guidato il loro sviluppo? Per rispondere, gli studiosi fanno ricorso alla (nostra) storia: i simboli matematici, le note della musica, la scrittura cuneiforme e i geroglifici». L’autrice afferma che il metodo da utilizzare, alla fine, sarebbe: «ascoltare, isolare e decifrare»(7). Tutte azioni mostrate in Arrival, tranne come detto per la decifrazione.
Ma entriamo più nel merito della questione: il linguaggio degli eptapodi nel film in oggetto. La fantascienza diverse volte ha fatto ricorso a veri esperti per creare ex novo lingue fantastiche anche molto bene architettate, come ad esempio la lingua Klingon in Star Trek (da ricordare, inoltre che nell’opera di Villeneuve, non è contemplata la prima direttiva: una civiltà superiore non può interferire nell’evoluzione di un’altra meno evoluta). Per Arrival, gli autori si sono avvalsi, per dare un senso alla loro lingua, della competenza della prof. Jessica Coon della McGill University di Montreal, la versione scritta costruisce intere frasi come cerchi incredibilmente complessi senza un preciso ordine delle parole, ovvero ortografia non lineare. Da qui si evince come quanto sia diversa la loro lingua dalla nostra. Noi invece parliamo, sentiamo e usiamo il linguaggio nel contesto della nostra società. La questione è molto delicata perché il minimo errore potrebbe risultare fatale per l’una o l’altra specie. Ma in pratica da dove si parte.
Nel film viene citata l’ipotesi di Sapir-Whorf, conosciuta anche come “ipotesi della relatività linguistica”, «essa afferma che lo sviluppo cognitivo di ciascun essere umano è influenzato dalla lingua che parla. Nella sua forma più estrema, questa ipotesi assume che il modo di esprimersi determini il modo di pensare». Per dirla in breve: noi siamo anche ciò che parliamo.
Ed ecco perché ci potrebbe essere un enorme differenza tra i significati di “arma” (nel film i militari immancabilmente vanno in agitazione, insieme a tutti i governi degli altri Paesi che hanno visto l’arrivo delle astronavi: «non siamo un pianeta con un solo leader», afferma l’agente CIA) e “strumento” che è quello che intendono scoprire i due scienziati, come vedremo.

La scala di Kardaschev e il rapporto tra civiltà diverse
Ho citato la scala diverse volte nei miei post, adesso però è bene spingerci un po’ oltre. Al di là delle tante ipotesi, Civiltà extraterrestri  (Mondadori), un saggio di divulgazione scientifica scritto nel 1979 da Isaac Asimov; equazioni: Equazione di Drake, Frank Drake astronomo e astrofisico statunitense, 1961 e paradossi, Paradosso di Fermi: «Dove sono tutti quanti?», (Enrico Fermi, Los Alamos, 1950); la scala di Kardashev è un metodo di classificazione delle civiltà in funzione del loro livello tecnologico, proposta appunto nel 1964 dall’astronomo russo Nikolaj Kardashev.
Si compone di tre tipi detti di transizione, basati sulla quantità di energia di cui le civiltà dispongono, secondo una progressione esponenziale:

  • Tipo I: civiltà in grado di utilizzare tutta l’energia disponibile sul suo pianeta d’origine.
  • Tipo II: civiltà in grado di raccogliere tutta l’energia della stella del proprio sistema solare.
  • Tipo III: civiltà in grado di utilizzare tutta l’energia della propria galassia.

Questo ha portato ad estrapolazioni ipotetiche ampiamente sfruttate, logicamente dalla fantascienza, infatti essa ha immaginato, anche civiltà di Tipo IV: in grado di controllare tutta l’energia di un superammasso di galassie, fino a civiltà di Tipo X: questi esseri possono essere realmente considerati degli Dei nel senso stretto della parola.
La civiltà umana sarebbe una civiltà ancora di “Tipo 0“, in quanto utilizzerebbe solo una frazione dell’energia totale disponibile sulla Terra. Jack Cohen, scienziato e Ian Stewart, matematico, hanno sostenuto che se non possiamo comprendere civiltà più avanzate, non possiamo neppure ipotizzare in che modo esse si evolvano. E non solo, il concetto che segue ipotizza numeri da capogiro e fa si che la suddetta scala assuma in tutto il contesto un ruolo di primo piano per la comprensione del rapporto tra civiltà diverse.
«Per intenderci, attualmente il flusso di energia utile impiegata dall’uomo è stimato in 15 TW, 11.600 volte meno del punto di prima transizione. Sulla scala logaritmica di Kardashev, meritiamo un valore pari a 0,71. Una civiltà di Tipo II sarebbe 11.600 miliardi di volte più in là di noi. Una civiltà di Tipo III: 11.600 miliardi di miliardi di volte più “potente” di noi»(8).
In pratica, quindi, se ci trovassimo di fronte una civiltà di Tipo III, l’ipotesi più probabile, saremmo in grado di comunicare con loro, oppure ci sarebbe la stessa differenza che c’è tra noi e le api o le formiche? Senza prendere in considerazione le civiltà di Tipo X , saremmo almeno in grado di riconoscerli come tale? Avvertiremmo cioè la loro presenza? Considerazioni ufologiche a parte (nelle abduction, gli alieni definiti “grigi”, in primis, usano la telepatia), sarebbe possibile un «gioco a somma zero», paritario, senza nessun vincitore? Credo di no.

Esoterismo e numerologia: il simbolismo nascosto
Guardando la particolare forma del linguaggio alieno il primo simbolo che salta subito agli occhi è il cerchio.
«Il simbolismo del Cerchio é duplice, sia magico sia celesteIl Cerchio come cielo rappresenta la dimensione intellettuale e spirituale (…)Il movimento circolare, che è anche quello del cielo, è perfetto, immutabile, senza inizio né fine, né variazione»(9); questo fa si che esso rappresenti il tempo.
Il tratto nero, monocromatico, senza colori, che contrasta con il bianco sottostante (sia esso carta o schermo), assume un significato altamente simbolico, infatti «L’antica tradizione orientale e il moderno mondo occidentale attribuiscono al nero e bianco un significato di trasformazione»(10).
Il numero 12 (le astronavi) è il numero sacro della trasformazione, «Il Dodici indica la ricomposizione della totalità originaria, la discesa in terra di un modello cosmico di pienezza e di armonia. Infatti indica la conclusione di un ciclo compiuto (…) è il simbolo della prova iniziatica fondamentale, che permette di passare da un piano ordinario ad un piano superiore, sacro (…) In numerologia, il 12 è un numero karmico: simboleggia il sacrificio, la fatica fisica e morale, l’abnegazione e la devozione (…)
Con il 12 si identifica il divenire del tempo»(11).
Il numero 7 (gli arti degli eptapodi), è il numero del destino. «Il Destino rappresenta il percorso di vita, la chiave per vivere bene e realizzare la nostra natura profonda (…)
Il numero Sette esprime la globalità, l’universalità, l’equilibrio perfetto e rappresenta un ciclo compiuto e dinamico»(12).

Conclusioni: «molti diventare uno»
Sebbene il film sia «ambizioso e umile, a tratti mistico-elegiaco»(13), le difficoltà sono diverse e, come osservato «non sono di natura esclusivamente tecnologica ma coinvolgono anche la volontà politica e gli interessi economici, tutti fattori non di secondo piano nella prospettiva di una rivoluzione epocale»(14).  Dov’è questa svolta epocale?
La dottoressa Banks inizia a ricevere, dopo il contatto con gli eptapodi, dei flash sulla sua vita, senza un ordine preciso, tra passato e futuro; ma è nel rapporto con la figlia Hannah (una parola palindroma, si può leggere indifferentemente sia da sinistra a destra che viceversa), che trova la forza di guardare dentro sé stessa, ma anche dentro al futuro e capire che cos’è realmente l’arma. L’arma, o lo strumento, sarebbe proprio lo strano linguaggio alieno: esso rappresenta la circolarità del tempo che per loro non ha né inizio, né fine (noi invece concepiamo il tempo come una freccia puntata solo verso il futuro). Con l’uso del loro linguaggio, è possibile appunto conoscere il futuro, quindi nelle mani sbagliate, diventerebbe un’arma pericolosissima, perché siccome sulla Terra non c’è un solo leader, necessariamente molti devono diventare uno, altrimenti conoscere il futuro potrebbe portare all’autodistruzione: la troppo conoscenza, può generare insicurezza, instabilità.
Portare arma, in definitiva, è la storia della nostra vita, una civiltà bellicosa, belligerante e immatura, una civiltà che ha paura di ciò che non conosce e non comprende e che preferisce distruggere piuttosto che capire. Però questo film, risponde, in un certo senso, alla classica domanda: siamo soli? No, non lo siamo. Loro sono qui, ma noi non li vediamo. Non possiamo. Non ancora…

Nota dell’autore:
Le citazioni, ove non specificato sono tratte dal film. Data una certa difficoltà nella gestione delle note, l’autore si riserva, qualora fosse necessario in seguito a rimostranze di altri autori, siti web, ecc., di correggere ove opportuno.

Note e Fonti:

  1. http://www.fantascienza.com/22067/arrival
  2. http://www.bibliotecagalattica.com/romanzi/storia_della_tua_vita.html
  3. http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/pubblico/?id=754699
  4. https://it.wikipedia.org/wiki/Linguaggio_alieno
  5. http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/news/cinemacheriflette/
  6. https://it.wikipedia.org/wiki/Linguaggio_alieno
  7. La fonte originaria dell’articolo, all’indirizzo: http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/rosy-matrangolo/manuale-di-comunicazione-interstellare/novembre-2016; attualmente risulta Non Trovata.
  8. http://www.fantascienza.com/blog/stranoattrattore/2008/06/06/lorizzonte-postumano-e-la-civilizzazione-interstellare/
  9. http://www.mitiemisteri.it/esoterismo/geometria/cerchio.html
  10. http://www.lifegate.it/persone/stile-divita/nero_e_bianco_come_colori_di_trasformazione_e_di_rinascita
  11. http://semplici.emozioni.forumfree.it/?t=64257055
  12. http://www.visionealchemica.com/numerologia-il-numero-7-nel-destino/
  13. Valerio Caprara, Il Mattino, 19 gennaio 2017 in http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/rassegnastampa/755452/
  14. http://www.fantascienza.com/11262/verso-una-civilta-di-tipo-i

http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/
http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/pubblico/?id=755274
http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/pubblico/?id=755338
http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/pubblico/?id=748291
http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/rassegnastampa/748326/
http://www.fantascienza.com/21814/arrival-il-final-trailer-racconta-il-mistero
http://www.altrogiornale.org/manuale-di-comunicazione-interstellare/
https://www.nasa.gov/sites/default/files/files/Archaeology_Anthropology_and_Interstellar_Communication_TAGGED.pdf
https://it.wikipedia.org/wiki/Storie_della_tua_vita
http://www.visionealchemica.com/12-numero-sacro-della-trasformazione/
http://www.sciencemag.org/news/2016/11/linguists-new-sci-fi-film-arrival-cant-come-soon-enough?utm_campaign=news_daily_2016-11-11&et_rid=17056890&et_cid=985356
https://www.scientificamerican.com/article/alien-interpreters-how-linguists-would-talk-to-extraterrestrials/
http://www.mymovies.it/film/2016/storyofyourlife/news/scifituttaltrochederivativo/

Photo credits:  http://collider.com/arrival-review/, Warner Bros., Columbia Pictures, Nasa, http://astrocultura.uai.it/avvenimenti/sagan.htm

Passengers e i rischi dell’ibernazione

una scena del film Passengers

È ancora nelle sale il film di Morten Tyldum, Passengers (2016) con protagonisti Jennifer Lawrence (l’eroina di Hunger Games) e Chris Pratt. La trama: la nave spaziale Avalon è diretta dalla Terra fino ad un nuovo pianeta simile al nostro, distante 120 anni di viaggio.
Per questo motivo ci sono più di 5000 persone in stato d’ibernazione pronte a risvegliarsi solo pochi mesi prima dello sbarco. Qualcosa va storto: Jim/Pratt, meccanico, per un guasto alla sua capsula, causato da una pioggia di meteoriti, si veglia quando sono passati solo 30 anni di viaggio. Appena capisce che dovrà passare il resto del viaggio, ma soprattutto tutta la sua vita da solo (il processo d’ibernazione non può essere ripristinato), che dovrà morire sulla nave senza vedere mai la meta, cade in uno stato che lo porterà quasi fino alla pazzia e al suicidio.
Quindi dopo averle provate tutte, con nessuno con cui parlare, a parte il barman androide, dopo più di un anno, prende una decisione, secondo me umana, anche se contro le regole e tutti i buoni propositi etici; decide infatti di svegliare una sua compagna di viaggio, la scrittrice Aurora/Lawrence, passeggero di prima classe, facendole credere che anche alla sua capsula si è verificato un guasto. Logicamente ne nasce la classica storia d’amore; senza falsi moralismi, chi non vorrebbe o non ha mai sognato di poter vivere per sempre con la donna che si ama su un’astronave piena di tutti i confort, cibo e divertimenti viaggiando nelle sconfinate distese dell’universo? Questo, a mio parere, è uno dei punti chiave del film, ma non continuerò con la trama per non scoprire il finale.  Anche se sono diverse le chiavi di lettura del film, ampiamente descritte e sviluppate su diversi siti (lascio come al solito la facoltà al lettore di approfondire tali temi), quello che interessa per questo post è analizzare più da vicino l’ibernazione e soprattutto quali sono i rischi e se veramente essa potrà o meno far parte del nostro futuro. Chiaramente questo è un tema caro alla fantascienza letteraria e cinematografica, infatti sono molte le pellicole che hanno usato questa sorta di escamotage per portare essere umani a compiere viaggi spaziali lunghi centinaia di anni, ricordiamo qui i più importanti: da 2001: Odissea nello spazio (S. Kubrick, 1968), fino ad Interstellar (C. Nolan, 2014), passando per Il pianeta della scimmie (F. J. Schaffner, 1968), Alien (R. Scott, 1979), Avatar (J. Cameron, 2009) e in Demolition Man (M. Brambilla, 1993) e Minority Report (S. Spielberg, 2002), anche se per questi ultimi due la situazione è un pò diversa come spiegheremo più avanti.
Per ibernazione s’intende:  «una condizione biologica in cui le funzioni vitali sono ridotte al minimo, il battito cardiaco e la respirazione rallentano, il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si abbassa. Può essere intesa come letargo negli animali o anche come ipotermia preventiva in medicina (anche se non si raggiungono mai temperature inferiori a pochi gradi sopra lo zero). È spesso utilizzato come metodo di animazione sospesa per gli esseri umani nella fantascienza» (Wikipedia). La scienza attuale quindi, è ancora abbastanza lontana dall’effettuare un’ibernazione per lunghi o lunghissimi viaggi; ipotermia preventiva a parte, oppure per i pazienti che hanno subito ipossia cerebrale, l’ibernazione (o anche sonno artificiale) è in grado di ritardare solo l’invecchiamento, senza rallentarlo e quindi ciò sconfessa ampiamente chi crede che sia possibile in questo modo, allungare la vita. In breve: se un corpo è destinato a vivere 100 anni, 100 anni vivrà, anche se la sua morte potrà avvenire in una data che oltrepassa di gran lunga il tempo per esso previsto dalle leggi naturali, cioè vivrebbe a “spezzoni”. Ed è ciò che accade ai protagonisti del film di Tyldum e a quelli dei film di Kubrick, Nolan, Schaffner, Scott, Cameron, ma non per i protagonisti di Demilition Man e Minority Report, come detto, in questi casi si parla di criogenesi. Che cos’è la criogenesi? Facciamo un passo indietro. Il 18 novembre scorso i media hanno dato una particolare notizia: nel Regno Unito, una ragazza di soli 14 anni, morta di cancro, ha chiesto e ottenuto, dalle autorità preposte, di essere ibernata dopo la morte. Il processo è molto delicato, in pratica il cadavere (o solo la testa, in quanto entrano in gioco anche i motivi economici), dopo averne accertato la morte, viene drenato del sangue sostituito con sostanze chiamate crioprotettori, infine la temperatura viene progressivamente e lentamente portata a -196° e messo in un cilindro, a testa in giù, pieno di azoto liquido. Nel mondo esistono solo due strutture negli Stati Uniti e una in Russia che per la modica somma, che può arrivare anche a 200 mila euro (o 80 mila per la testa), eseguono la criogenesi e, attualmente sono circa 250 corpi “ospitati” in tali strutture (tra cui 10 italiani). La speranza di questi speciali pazienti (se è possibile usare tale termine) è che in una data impossibile da precisare, la scienza avrà compiuto passi in avanti tali da permettere la resurrezione del corpo, alla fine è di questo che si tratta, sperando che il processo inverso venga compiuto adeguatamente (cioè che gli organi rispondano positivamente) e in più, come per la ragazzina inglese, che la medicina abbia finalmente debellato malattie come il cancro e, si spera, addirittura quelle genetiche e degeneranti. Più che fantascienza quindi o, se preferite, «una scommessa», secondo Roberto Amici, docente di Fisiologia dell’Università di Bologna. E sono solo questi, i labili “pro”, di tutto il contesto, ma molti i “contro”. Analizziamoli. Per prima cosa, messo in sicurezza il corpo, nella capsula, per quanto riguarda l’ibernazione o sonno artificiale (in una particolare struttura o in un’astronave), o nel cilindro pieno di azoto liquido, per quanto riguarda la criogenesi, chi ci dice che la sede resisterà nel tempo e non verrà mai distrutta magari da una guerra, da un terremoto, o da una qualsiasi calamità naturale? Chi ci dice che l’astronave, come in Passengers, proseguirà indenne il viaggio? Tutto sarebbe perduto, ma non finisce qui. Come detto, dopo il “risveglio”, sia per gli ibernati che per i criogenesizzati, sarebbe tutto normale? Si ripristinerebbero naturalmente tutte le varie funzioni vitali normalmente? E come si è “dormito” in tutto quel tempo? Nei film Demolition Man e Minority Report, viene descritta quella che in realtà sarebbe una criogenesi diversa, cioè la conservazione del corpo, per detenzione, ancora in vita. Quindi sarebbe immobilizzato soltanto il corpo, ma la mente, il nostro cervello?
Resterebbe perfettamente sveglio con tutte le complicazioni che ne potrebbero derivare? Si rischierebbe di diventare pazzi? Inoltre ci sarebbero oltre alle problematiche etiche, problematiche prettamente sociologiche. Per i possibili astronauti, se tutto andasse bene, avrebbero a disposizione un nuovo mondo dove cominciare una nuova vita, indipendentemente se si è soli o in compagnia. Ma chi è sottoposto a criogenesi?
Per fortuna, come in molti casi è ancora la realtà a venirci in aiuto. Tornando alla storia della ragazzina inglese, il padre non era d’accordo a che la figlia venisse sottoposta a criogenesi. Perché? Le sue perplessità sono interessanti e molto logiche: se la ragazzina riuscisse nel suo intento o meglio se gli addetti ai lavori riusciranno a risvegliarla e a guarirla, in che mondo vivrebbe? Certo la curiosità di vedere il futuro è forte, ma si ritroverebbe di colpo sola, tutti i suoi cari morti da chissà quanto tempo, senza soldi, senza una casa, un lavoro e forse in una società degradata e pericolosa.
In tutta onestà il gioco non vale la candela. L’immortalità è l’unico e vero sogno dell’uomo, ma questa, secondo la mia modesta opinione, ne è solo una pallida parvenza. Questi sono i sogni di chi non crede nella vera essenza vitale: l’anima.
Io spero che la mia anima, un giorno, finchè durerà questo universo, potrà viaggiare senza vincoli, libera per l’intero cosmo.

Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Ibernazione
http://www.repubblica.it/salute/prevenzione/2016/11/18/news/gb_giudici_ordinano_ibernazione_post_mortem_di_una_14enne-152241714/
http://www.lettera43.it/it/articoli/attualita/2016/11/18/ibernazione-umana-le-cose-da-sapere-tra-realta-e-fantascienza/206621/
http://www.quotidiano.net/cronaca/ibernazione-criogenesi-1.2687660

Photo credits: http://www.slashfilm.com/passengers-ending/

La minaccia silenziosa

Di invasioni principalmente aliene nel cinema di fantascienza ci sono e ce ne saranno ancora molte, non ultimo Arrival, nelle sale dal prossimo 19 gennaio. Dallo spazio è arrivato praticamente di tutto, extraterrestri di ogni forma e tipo a parte, sono giunti sul nostro martoriato (dal cinema e non solo) pianeta: virus, piante assassine, baccelli, dna che ha permesso la nascita di bambini superdotati, ma anche cervelli, materiale gelatinoso (blob), ecc. Ma che cosa succederebbe se la minaccia, arrivasse invece che dalla volta celeste, direttamente dall’ecosistema terrestre? Spoiler: per chi avesse la fobie degli insetti, in particolare delle formiche, si consiglia di non leggere più avanti. Già perchè le piccole bestiole a sei zampe sono considerate dagli esperti, l’insetto a più alto potenziale per divenire appunto una specie invasiva globale.
In un primo momento potrebbe sembrare una cosa ridicola: quante volte ci siamo soffermati a guardare quelle frenetiche creaturine entrare ed uscire velocemente da ogni formicaio? E quante volte, nel momento di schiacciarne una non ci siamo sentiti come un dio? Per molti infatti non rappresentano nemmeno un pericolo, al massimo un fastidio, quando infestano una casa, non sarebbe quindi nemmeno una guerra tra noi e loro, «ma uno sterminio» (La guerra dei mondi, S. Spielberg, 2005). Non è così. Nei giorni scorsi sono apparsi alcuni articoli (citati nelle fonti) che parlano proprio di questo particolare argomento che sembra fantascienza allo stato puro, e l’umanità, come nei classici film: Assalto alla Terra (G. Douglas, 1954), Furia bianca (B. Haskin, 1954), Fase IV: distruzione Terra (S. Bass, 1973), Marabunta: minaccia alla Terra (J. Charleston, 1997), e altri meno noti, potrebbe sembrare impreparata ad affrontare una simile minaccia. Tuttavia però gli scienziati che studiano il fenomeno, i mirmecologi(1) sono, e da parecchio tempo, già al lavoro. Quello che hanno scoperto è a dir poco sensazionale.

lepisiota_canescens

Ma facciamo un passo indietro, per una piccola grande storia tutta italiana. Negli anni ’60 l’intellettuale rivoluzionario antifascista Aldo Braibanti (la cui triste storia personale non è oggetto di questo testo), appassionato studioso delle formiche, tanto da essere considerato un vero esperto in materia, in un intervista, alla domanda del giornalista che gli chiese se un giorno ci potesse essere una guerra tra l’uomo e le formiche, Braibanti rispose che se il clima dovesse cambiare sarebbe un’ipotesi molto probabile(2). Inutile dire che il clima non sta, ma è già cambiato.
E i piccoli, silenziosi, animaletti, si sono, per così dire, subito messi in marcia. E sono addirittura due le formiche che stanno muovendo alla conquista del pianeta Terra. Entrambe appartenenti all’Ordine delle Hymenoptere e alla Famiglia delle Formicidae, sono rispettivamente la Lepisiota Canescens e la Linepithema Humile, quest’ultima inserita dagli esperti, tra le 100 specie più invasive del pianeta. La Lepisiota Canescens è originaria delle foreste etiopi, capace di formare delle super colonie che si possono estendere anche per quasi 40 km; lo studio, portato avanti dal Museo di Scienze Naturali del North Carolina dalla dott.ssa M. Sorger, ha dimostrato che la Lepisiota dopo aver invaso altri territori, sta avanzando in altri habitat, come terreni agricoli ma soprattutto urbani, prediligendo strade di recente costruzione e altre strutture.
La Linepithema Humile, invece è originaria del Sudamerica, nello specifico proviene dal bacino del fiume Paranà tra Argentina, Uruguay, Paraguay e la parte meridionale del Brasile.

linepithema_humile

Gli esperti la considerano come detto, temibile e altamente invasiva, infatti ora il suo dominio si estende anche al Nord America, all’Europa meridionale (Francia, Spagna, Italia), in Africa come in Giappone e fino all’Australia e alla Nuova Zelanda!
In tutte queste zone del mondo ha causato già seri problemi alle colture e persino agli animali. Avanzando, praticamente distrugge ogni cosa che gli capita a tiro, uccidendo senza pietà, in primis, le altre formiche autoctone, che non appartengono alla sua specie; come un esercito che procede compatto assimila al suo interno gli altri formicai della stessa specie combattendo unite.
Niente sembra ostacolare la pericolosa marcia: gli scienziati increduli si chiedono come questo sia possibile. L’incontrollata espansione è favorita altresì da un involontario, ma decisivo, intervento antropico alloctono(3): lo sviluppo, diventato globale, dei trasporti: navi, aerei, treni, tutto fa al caso. In pratica una Regina potrebbe finire accidentalmente nel bagaglio di ognuno di noi e il gioco è fatto.
Se qualcuno, come al solito avesse ancora dei dubbi per cose che sfuggono alla propria comprensione, tengo a precisare che il rapporto tra l’uomo e le formiche, lo studio e la loro osservazione, ha radici molto profonde che risalgono addirittura quasi all’inizio della storia umana: ne parlano il saggio re Salomone nella Bibbia (Proverbi: 6,6) e lo storico Plinio. Arrivando ai giorni nostri, nel 1952, Italo Calvino scrisse il racconto La formica argentina e sull’invasione di quest’ultima nella zona della riviera di Ponente ligure (fatto storico realmente accaduto). Nel romanzo egli racconta  il male di vivere, e il pericolo che viene dalla natura:  «Se lui ci avesse parlato di formiche […] noi avremmo pensato di trovarci contro un nemico concreto, numerabile, con un corpo, un peso. […] creature di quelle che si possono toccare, smuovere, come i gatti, i conigli. Qui avevamo di fronte un nemico come la nebbia o la sabbia, contro cui la forza non vale»(4).

Note e fonti:

  1. La mirmecologia è una branca della zoologia, o più precisamente dell’entomologia, che si occupa dello studio delle formiche, della loro evoluta vita sociale e di tutto quello che le riguarda (Wikipedia).
  2. Da Il giorno e la storia, Rai Storia, puntata del 05.12.2016.
  3. Per specie aliena, in biologia, si intende una qualsiasi specie vivente (animale, vegetale o fungo) che, a causa dell’azione dell’uomo (intenzionale o accidentale), si trova ad abitare e colonizzare un territorio diverso dal suo reale. In tal caso, si parla anche di specie alloctona (Wikipedia).
  4. https://it.wikipedia.org/wiki/La_formica_argentina

http://www.segnidalcielo.it/super-colonie-di-formiche-si-stanno-preparando-allinvasione-globale/
http://www.ilnavigatorecurioso.it/2016/11/09/la-guerra-mondiale-piu-rovinosa-e-in-atto-adesso-e-la-conduce-la-formica-argentina/

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Independence Day: il ritorno

independence-day-resurgenceCinquant’anni fa, l’8 settembre 1966 la NBC, mandò in onda il primo episodio della saga di Star Trek, diventata un marchio della FS e dove tra le altre cose si parlava della Federazione Galattica dei Pianeti che, oggi a distanza di mezzo secolo, è ancora lungi dal divenire. Pochi giorni fa è uscita la notizia del remake del film Alien Nation (G. Baker, 1988) in cui gli alieni, sfuggiti al controllo di un’altra razza ET, arrivano con una gigantesca nave madre (mother-ship), chiedendo asilo alla popolazione terrestre ricevendo in cambio diffidenza e disprezzo. Esattamente a distanza di 20 anni è uscito un altro marchio fortunato Independence Day: rigenerazione, ancora con la firma del “grande distruttore” e ormai maestro indiscusso del catastrofico: Roland Emmerich. Dopo una sofferta rispolverata al cast, manca il pezzo grosso Will Smith, e con l’introduzione di nuovi personaggi: il presidente interpretato da Bill Pullman (in pensione, ma ancora presente e funzionale nella trama perché colpito da molte visioni su un possibile secondo attacco) è stato sostituito al timone della nazione più potente della Terra dalla presidente Lanford, l’attrice Sela Ward, donna dal carattere aggressivo, ma allo stesso tempo senza polso e senza carisma, in una sorta di augurio, forse profetico, per la senatrice Hillary Clinton, nella corsa alla Casa Bianca; l’introduzione di un nuovo personaggio interpretato dalla bravissima Charlotte Gainsbourg, specializzata nell’identificare i segnali lasciati dagli alieni sul nostro pianeta. Capitolo a parte per lo scienziato Levinson/Goldblum, addirittura a capo dell’Earth Space Defeance, una sorta di SDI Strategic Defeance Iniziative di reganiana memoria, ma che diversamente dalla realtà non si tratta solo di una serie di satelliti per la difesa, ma per l’aver costruito sulla Luna una potentissima stazione militare con tanto di cannone al plasma, e per aver progettato, usando retro ingegneria aliena un velivolo ibrido molto potente che agli ufologi potrebbe ricordare la vera flotta spaziale terrestre denominata Solar Warden che, secondo quanto scoperto dall’hacker Gary Mckinnon consta di 8 astronavi più 43 ricognitori piccoli ed opera sotto il comando del Naval Network Usa e lo Space Command Operations (1). Nel film, la civiltà umana, è riuscita a rimettersi in piedi ricostruendo tutte le città distrutte durante il prima attacco e anzi, adesso l’umanità è assai progredita, avendo a disposizione l’ingegneria aliena, e vive sotto un’unica bandiera, un’unica legge e in pace da vent’anni senza conflitti armati fra le varie nazioni: questa davvero noi la denominiamo fantascienza, ma è il primo motivo per il quale i potenti della Terra sono restii al famigerato Disclosure della presenza aliena sulla Terra in quanto tale rivelazione avrebbe l’effetto di un collante per tutti i popoli: il vero traino dell’economia mondiale, la guerra, i conflitti, la vendita delle armi, le varie differenze, le guerre sante e non, il terrorismo, ecc. scomparirebbero, e l’umanità respirerebbe la stessa aria (parafrasando JFK in un famoso discorso), non più inquinata e senza global warming ed è chiaro che tutto ciò andrebbe contro gli interessi del Nuovo Ordine Mondiale che si basa sul millenario concetto del divide et impera. Come accennato poc’anzi alcuni personaggi del primo film: il vecchio presidente, il simpatico dottor Okun interpretato ancora da Brent Spiner (il “Data” di Star Trek), il guerriero Congolese capo dei ribelli che hanno sconfitto gli ultimi alieni rimasti, sono perseguitati da visioni che si manifestano sottoforma di impulsi sonori che arrivano direttamente al cervello e che per quest’ultimo hanno a che fare con una sorta di linguaggio alieno con un preciso simbolo: il cerchio o in 3D una sfera. La letteratura ufologica è piena di esempi simili, si va dalla mappa stellare ricordata sotto ipnosi regressiva da Betty Hill (rapita insieme al marito, primo caso di abduction registrato), al codice binario di uno dei sottoufficiali nella foresta di Rendlesham in Inghilterra, in un IR2 nei pressi della base RAF di Woodbridge. E ora the arrival: l’arrivo, il ritorno. Tra parentesi, in The Arrival (D. Twohy, 1996), film interpretato da Charlie Sheen, radioastronomo, il quale scopre che l’aumento del riscaldamento globale (global warming) è causato da extraterrestri insediatisi nel sottosuolo terrestre. In Arrival (D. Villeneuve) in uscita a novembre, invece, viene usato un linguaggio simile al simbolo usato nel film in questione, che ha sempre come base il cerchio. Se nel primo film veniva detto che gli alieni, che parcheggiarono l’astronave madre lunga solo 500 km di diametro, nei pressi della Luna e che spostavano la loro civiltà di pianeta in pianeta per depredarne le risorse naturali, ora si scopre che in realtà la civiltà aliena non è stata del tutto distrutta, ma arrivano con un’altra mega astronave madre di quasi 5.000 km di diametro, con una propria gravità, e che atterra nell’oceano atlantico, da costa a costa. Se vi fanno paura le dimensioni e pensate che dimensioni del genere sono davvero incredibili, fate una breve ricerca in rete e vi accorgerete che alcuni satelliti hanno ripreso oggetti (astronavi aliene?) prossimi al sole delle dimensioni del pianeta Terra! Inoltre all’interno dell’immenso Ufo, in una sorta di alveare, vive la regina, concetto questo che rimanda naturalmente alla saga di Alien, che come nel film Aliens: scontro finale (J. Cameron, 1986), alla fine viene anch’essa uccisa. Stavolta lo scontro finale (sarà veramente l’ultimo?) si svolge come al solito nell’Area 51, diventata ormai il quartier generale delle forze armate terrestri. Se il nuovo I.D. sempre spettacolare dato l’apporto immancabile della computer graphics (CGI) e con gli alieni questa volta disegnati totalmente al computer non riuscirà, cinematograficamente, a rinverdire i fasti e il successo del primo film (1996) seppur definito dalla critica un videogioco, come visto ci sono alcuni concetti ed elementi che corroborano le tesi ufologiche e che hanno come novità inserita nella narrazione un concetto che va al di là dell’ufologia stessa, toccando le alte punte della cosiddetta esopolitica. Prima dell’arrivo dell’immensa nave spaziale, uno strano fenomeno preannuncia l’arrivo di una sonda aliena perfettamente sferica: la perfezione sferica è già di per sé un potente messaggio (v. il film Sfera di B. Levinson), appartenente ad un’altra civiltà aliena, ma che gli ottusi militari americani distruggono, dalla serie prima spari e poi fai domande. All’interno della sfera distrutta viene trovata un’altra sfera, ma di dimensioni molto più piccole, perfettamente liscia, levigata e di colore bianco, che in realtà ricorda il simbolo percepito da chi avvertiva il ronzio nelle orecchie, una sorta di Hard-Drive contenente tutta la scienza di una razza aliena giunta sulla Terra per avvertire del pericolo che stanno correndo, spiegando che anche la loro civiltà è stata attaccata dagli stessi alieni ostili. Non aggiungo altri spoiler, dico solo che il contenuto della piccola sfera, con interfaccia sonora umana potrebbe far balzare di colpo la nostra civiltà, secondo la scala di Kardashev, direttamente al Tipo III, che definisce una civiltà intergalattica. Ma il concetto può essere, come detto, ampliato, in questo caso non è stata applicata la famosa prima direttiva, tanto cara a Star Trek: una civiltà superiore non può interagire con una civiltà meno evoluta, in quanto l’evoluzione stessa deve seguire il proprio percorso. Nella realtà, purtroppo ciò non è avvenuto, gli alieni di tipo nordico, avvertirono l’umanità del pericolo portato dalla razza dei grigi (2), ma il governo americano in primis non dette ascolto a tale monito perché avevano già stipulato, nel 1954 nella base aerea di Muroc, il famigerato “patto scellerato”: tecnologia extraterrestre in cambio di vite umane.

Note e fonti:

1. http://www.universo7p.it/solar-warden-il-progetto-spaziale-top-secret/
2. http://www.hackthematrix.it/?p=7628?p=7628?p=762
http://www.fantascienza.com/21625/independence-day-rigenerazione-9-cose-da-sapere-sulla-nuova-invasione
wikipedia

Photo credits: www.fantascienza.com

Virus Versus 6: Countdown

Network di batteri

Network di batteri

Non pensavo che in così breve tempo sarei dovuto tornare sull’argomento virus/batteri, ma un fatto accaduto pochi giorni fa, che subito è balzato agli onori della cronaca, anche dei media mainstream, ha catturato la mia attenzione tanto da non poter fare a meno di scrivere il post che segue.
Questo è il sesto capitolo sui virus, ma mai come stavolta, forse la situazione non è solo teorica, ma indubbiamente pratica e seria ai massimi livelli.
Nello stesso momento che le strutture interessate in America scoprono che entro il 2050, i virus definiti “degli incubi” causeranno milioni di morti in tutto il mondo, il Dipartimento della Difesa statunitense ha annunciato che una donna in Pennsylvania ha contratto (non si sa ancora come) un super batterio che, purtroppo per noi, è resistente ad ogni tipo di antibiotico conosciuto. Non solo ma l’agente patogeno è resistente anche ai farmaci di ultima generazione, noti come “colistin”.
La preoccupazione degli scienziati è ai massimi livelli in quanto il “batterio degli incubi” ha una elevata percentuale, se contratto, di mortalità, arrivando nientemeno che al 50%. Questa razza letale di virus appartenente alla famiglia Escherichia Coli (o Mcr-1), individuata anche in Europa ed in Italia, secondo il parere del direttore del “CDC”, il Centro di Controllo sito ad Atlanta, il dott. T. Friedman, sta confermando che l’uso degli attuali antibiotici è arrivato ormai al capolinea.
Questo più o meno il quadro generale della situazione, aggravato anche dal fatto che due scienziati, Lipsitch e Galvani, rispettivamente delle università di Harvard e Yale, in un articolo hanno affermato che la stessa vita umana potrebbe essere in pericolo a causa di incidenti o smarrimenti di supervirus custoditi in laboratorio: qualcosa che non esiste in natura! Incidenti del genere ci sono già stati: uno a Parigi, dove il famosissimo istituto Pasteur ha “perso” duemila fiale contenenti il virus della Sars e l’altro in Texas, nel laboratorio nazionale di Galveston che ha “smarrito” un flaconcino contenente il virus Guaranito, un agente patogeno in grado di provocare una devastante febbre emorragica. Il virgolettato nella frase precedente è mio perché credo che la possibilità di perdere o smarrire accidentalmente roba del genere sia molto bassa a meno che… a meno che come accade fantascientificamente in alcuni film non sia un atto deliberatamente umano. Quindi a questo punto la domanda è: perché la notizia della donna che ha contratto il superbatterio è stato dato dal Dipartimento della Difesa Usa e non dal CDC o dall’OMS? Qualcuno infatti ha esternato che diffondere questo tipo di notizie è un grosso errore in quanto tutto ciò potrebbe far gola ai bioterroristi, come il super virus letale messo a punto da scienziati statunitensi e olandesi, che potrebbe causare, se diffuso, una pandemia in grado di far impallidire la febbre spagnola e arrivare ad un livello talmente esteso da raggiungere dimensioni planetarie. Come vedete tutto questo sembra un gioco, ma è un gioco maledettamente serio e pericolosissimo. E in questo “gioco” entrano di diritto le potenti case farmaceutiche che evidentemente stanno per sdoganare nuovi tipi di farmaci, senza conoscerne il reale effetto e quindi causare ulteriori danni al paziente. A confermare indirettamente quanto finora esposto ecco la notizia che uno scienziato russo A. Brouchov, lo scorso ottobre si è iniettato nelle sue stesse vene il Bacillo F, vecchio di 3,5 milioni di anni, in quanto, sempre secondo il ricercatore russo, potrebbe rivelarsi come l’elisir di lunga vita, infatti Brouchov subito dopo ha cominciato a lavorare di più e non prende l’influenza da un paio di anni. Molte sono già le richieste pervenute allo scienziato, l’elisir di lunga vita è una specie di sogno per molti… Ma pensate cosa succederebbe se fosse usato per scopi militari. Si arriverebbe potenzialmente al tanto ipotizzato “super soldato”, ampiamente descritto nella fortunata serie “X-Files”.

Fonti:
https://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/medicina/2016/05/27/superbatteri-resistenti-a-tutti-i-farmaci-anche-in-italia_7bf723d0-239d-4c6e-bcea-e65727d71819.html
http://www.controcopertina.com/scienziato-si-inietta-dei-batteri-che-prevengono-linvecchiamento422/
http://www.huffingtonpost.it/2015/10/01/scienziato-russo-fonte-eterna-giovinezza-batterio_n_8225400.html
http://www.linkiesta.it/it/article/2015/10/04/lo-scienziato-che-si-e-iniettato-il-bacillo-f-nel-tentativo-di-vivere-/27631/
http://www.donna10.it/super-virus-letale-aviaria-il-batterio-killer-che-fa-gola-ai-bioterroristi.html
http://www.corriere.it/salute/14_maggio_22/troppi-rischi-super-virus-manipolati-laboratori-24c11c7a-e199-11e3-8be9-3eb4fd26c19b.shtml
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/27/usa-allarme-degli-scienziati-primo-caso-di-batterio-degli-incubi-resiste-a-tutti-gli-antibiotici/2771877/
http://www.si24.it/2016/05/27/usa-super-batterio-attacca-una-donna-i-ricercatori-niente-panico-e-curabile/243983/

Photo credits:
Z. Jahed, University of California, Berkeley

Orfani, quasi

Orfani è il titolo di una serie a fumetti creata da Roberto Recchioni (soggetto e sceneggiatura) ed Emiliano Mammuccari (disegni), ed edita dal 2013 dalla Sergio Bonelli Editore.
La graphic novel interamente a colori, evento nuovo per un’intera serie, ma non raro per la stessa casa editrice, è di stampo fantascientifico con un linguaggio grafico e narrativo «innovativo», è stata preceduta da una notevole campagna pubblicitaria (supportata da un sostanzioso budget), ottenendo così un ottimo successo grazie anche all’utilizzo dei social network, fra tutti l’immancabile Fb con una personalissima pagina, pagina presente anche su Wikipedia dalla quale sono state tratte queste prime note.
Con il numero di settembre dal titolo Rock ‘n’ Roll, dove il ballo è solo un eufemismo, si è conclusa la prima stagione.
Quello che a noi interessa, però, è il contenuto dell’albo dal punto di vista concettuale, dei messaggi inseriti e chiaramente dei parallelismi con la realtà, fantascientifici solo per chi ancora si ostina a non voler vedere le cose come, in realtà, sono.
La trama dell’albo quindi è relativa (e lascio al lettore la facoltà o meno di approfondire la trama dell’intera serie) e non è sostanziale rispetto al discorso che andrò a sviluppare.
Nelle ultime pagine dell’albo in questione si fa cenno al termine dell’operazione denominata Painted Sky (Cielo Dipinto) nella quale è stato fatto credere che la causa di un misterioso lampo, che ha decimato l’umanità, sia di matrice aliena e che la restante parte sopravvissuta dovrà unirsi per combattere (in particolare una squadra addestrata fin dalla tenera età, gli orfani del titolo) la minaccia extraterrestre che arriva da un lontano pianeta. Non vi ricorda niente?
Gli amanti del complottismo, come gli ufologi, conoscono molto bene il fantomatico, incredibile piano del NWO, noto come Project Blue Beam. In pratica, per instaurare definitivamente il loro dominio vedremo apparire in cielo, con l’aiuto del sistema HAARP e dopo aver modificato l’atmosfera con l’utilizzo delle scie chimiche come se fosse un immenso schermo (ecco il cielo dipinto), immagini mistico-sacre e c’è chi dice anche astronavi aliene pronte ad attaccare.
Sarà «un nuovo inizio», «l’alba di una nuova era», «il crepuscolo del vecchio mondo dei mostri», ma con il chiaro intento di crearne dei nuovi e più potenti. E se «le foreste precedono la civiltà», nel nostro caso è il naturale esito che «i deserti la seguono»: quello che in pratica sta già accadendo sotto i nostri occhi.
È tutto «un gran casino», i veri responsabili hanno nome e cognome, ma sono al di sopra di tutto, però facendo attenzione e riuscendo a vedere oltre il velo, è possibile notare le loro gesta perché loro non fanno arte, loro fanno cadaveri!
Drogati di potere, del loro modo di vivere, non si accorgono che il loro sistema è arrivato ormai al capolinea perché «l’umanità si merita qualcosa di megliol’umanità si merita un futurol’umanità si merita una speranza». Siamo stanchi delle illusioni, delle menzogne e delle false speranze. L’umanità ha il diritto di conoscere la verità, qualunque essa sia, e se non sapremo gestirla allora «ce la saremo meritata, l’estinzione!».
«Pace non cerco, guerra non sopporto…» è la bellissima frase, intrisa di un antico, cavalleresco codice, che si auto eleva nel testo, tratta da una poesia(1) di Dino Campana, più verosimilmente in realtà, un’astuta quanto illusoria via di mezzo. E noi?

Noi siamo i figli dei padri ammalati,
aquile al tempo di mutar le piume,
svolazziam muti, attoniti, affamati,
sull’agonia di un nume
…(2).

Orfani? Quasi…

 

Note:
1. da Poesia facile, in Quaderno.
2. Emilio Praga da Preludio, in Penombre.

Immagine:
Particolare della quarta di copertina dell’albo n° 12 (settembre 2014, serie Orfani, © Sergio Bonelli Editore).

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