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The Mandela Effect

Quasi un secolo fa, nel 1923, in Finlandia, il passaggio di una cometa (forse la 33P/Daniel, ma Wikipedia non conferma l’avvistamento in tale anno), provocò un senso di disorientamento tra gli abitanti tanto che una donna si vide costretta a chiamare la polizia sostenendo che l’uomo che si trovava in casa con lei non era il marito! Nel film Coherence (James W. Byrkit, 2013), un gruppo di amici si riunisce in casa di uno di loro, per una cena; fuori, in cielo si assiste al passaggio di una cometa, evento raro e sorprendente considerando che gli scienziati avevano avvertito che ci sarebbero stati dei fenomeni non meglio specificati, anomali. Ad un tratto manca la luce, internet, i cellulari, non funzionano più, all’esterno solo una tenue luce, in lontananza, di un’altra casa. Da qui partono le mosse di un’azione serrata dove, i protagonisti si trovano quasi in un incubo a dover lottare, concettualmente (citando il paradosso del gatto di Schrödinger, una delle cui interpretazioni “a molti mondi”, sostiene che ogni evento è un punto di diramazione per l’intero universo) e contro i loro doppi. Un’atmosfera surreale e che sembra a tratti assurda come nel film L’Angelo Sterminatore (1962) del maestro Luis Buñuel. Una serie di vicende dove appunto la coerenza va a carte e quarantotto. Coerenza che forse resta l’ultimo baluardo della fisica newtoniana per difendersi dagli attacchi, sempre più pressanti, delle teorie proposte dalla fisica quantistica, intesa, appunto, a sovvertire le basi stesse della scienza così come la conosciamo.
Una premessa forse un po’ lunga ma mi sembrava utile per meglio definire i contorni di una vicenda che ha tutta l’aria, a breve, di diventare virale. Tutto ha avuto inizio nel 2005 quando la blogger Fiona Broome, si accorse che il premier sudafricano Nelson Mandela era ancora vivo, come difatti era realmente (Mandela è mancato nel 2013), ma la Broome ricordava perfettamente che Mandela, per lei, era morto in prigione negli anni ottanta e ne rammentava persino il funerale trasmesso in tv. La perplessità fu talmente enorme da farle iniziare una ricerca in rete e quello che trovò fu davvero incredibile: non solo moltissime persone avevano lo stesso ricordo su Mandela, ma vennero fuori altri esempi, non solo fatti storici. Eccone alcuni: moltissimi ricordano che negli anni ‘90 hanno visto un film dal titolo Shazaam, che in pratica, non esiste; in Star Wars, sono addirittura due le incongruenze, molti ricordano la famosa battuta di Darth Vader «Luke, io sono tuo padre», che in realtà sarebbe invece: «No, io sono tuo padre»; le gambe del robot C-3PO, non sono tutte e due dorate, ma la destra, da sotto il ginocchio, è argentata, vedere per credere. In Casablanca, la nostalgica frase «suonala ancora, Sam», non c’è, anche se molti ricordano perfettamente di averla ascoltata guardando il film; in Forrest Gump, la frase «la vita è come una scatola di cioccolatini», per molti invece è diventata «la vita era una scatola di cioccolatini»; restando in tema cioccolato il nome del famoso snack Kit-Kat, lo ricordiamo tutti scritto così, vero? No, in realtà è scritto senza il trattino! Per molti il vero nome di battesimo della popstar Madonna, non è Madonna Louise Veronica, ma Maria Louise Veronica. E potrei continuare, se siete curiosi divertirvi nella caccia, in rete, di altre anomalie. Ora la domanda è: perché succede tutto questo? Anche qui le ipotesi portate a sostegno della veridicità o meno, del perché di tale “effetto” sono diverse, alcune, secondo me, verosimili. La prima ipotesi è quella degli “universi paralleli” o più propriamente dell’esistenza di una realtà parallela alla nostra, solo leggermente diversa, ma quanto basta da sconcertare il malcapitato che vive un effetto del genere.

La New York alternativa nella serie Fringe

Argomento sfruttato com’è ovvio dalla science fiction, in particolare nella riuscita serie tv Fringe (ne avevo già parlato qui), dove ad esempio nella New York dell’universo alternativo l’11 settembre non è mai avvenuto, le torri gemelle spiccano nello skyline, e in cielo volano i dirigibili, questo fa supporre che anche il disastro dell’Hindenburg, il 6 maggio 1937, non ci sia stato. Altra ipotesi è quella della differente “Linea Temporale”, molti vivrebbero, sempre nella nostra realtà, ma su una timeline spostata. Forse così potrebbero essere spiegati i famosi “déjà vu”: in Matrix, per capirci, è proprio un gatto (nero) che sorprende Neo, che lo vede passare dalla porta due volte quasi nello stesso istante; in realtà è un disturbo della “matrice”, quando qualcosa cambia, come viene spiegato: ma se fosse così anche nella realtà? Spesso si dice che la memoria fa brutti scherzi, è vero, ma ne siamo veramente sicuri? Ci mettereste la mano sul fuoco? La mano sul fuoco sarebbero pronti a mettercela tutti quei poveri genitori, denigrati, che hanno lasciato morire i figli in macchina, sotto il sole rovente, assolutamente convinti di averli recapitati altrove. Razionalmente si ricorre ai “disturbi dissociativi”(1) oppure alla “dissonanza cognitiva”(2), e se gli stessi genitori hanno vissuto per qualche frazione di tempo, almeno mentalmente, in una realtà parallela dove in effetti hanno assolto il loro compito? Oltre alle anomalie temporali, c’è chi parla poi di “Esperimenti del Cern”, dell’immancabile “Programma Spaziale Segreto” e dei retaggi post 2012 dovuti ad un ipotetico salto dimensionale, ma la questione è alquanto seria, visto che, anche il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), ha voluto dire la sua, sostenendo che si tratta solo di falsi ricordi e dimostrando il concetto con un piccolo esperimento che potete fare anche voi (la pagina è nelle fonti), asserendo che: «il gioco funziona in circa l’85% dei casi». Ci risiamo, basta tirar fuori una certa percentuale e il mistero è risolto: e l’altro 15%, non vi sembra che sia un dato da tenere comunque in considerazione? Non vi sembra che questa storia è alquanto sconcertante?
«C’è qualcosa di strano…», osservò Scully, nella serie cult XFiles, questa l’ironica e laconica risposta di Mulder: «Sai la novità, io sono anni che lo dico!». Mi associo.

Note:
1. La caratteristica essenziale dei Disturbi Dissociativi è la sconnessione delle funzioni integrate, della coscienza, della memoria, della identità o della percezione dell’ambiente. Le alterazioni possono essere improvvise o graduali, transitorie o croniche.
http://www.psicotraumatologia.com/disturbi_dissociativi.htm
2. Un individuo che attivi due idee o comportamenti che sono tra loro coerenti, si trova in una situazione emotiva soddisfacente (consonanza cognitiva); al contrario, si verrà a trovare in difficoltà discriminatoria ed elaborativa se le due rappresentazioni sono tra loro contrapposte o divergenti. Questa incoerenza produce appunto una dissonanza cognitiva, che l’individuo cerca automaticamente di eliminare o ridurre a causa del marcato disagio psicologico…
https://it.wikipedia.org/wiki/Dissonanza_cognitiva

Fonti:
https://www.luogocomune.net/LC/index.php/20-varie/4572-l-effetto-mandela-e-gli-universi-paralleli
http://www.fantascienza.com/22446/l-effetto-mandela-gli-universi-paralleli-e-la-gamba-di-c3po
http://www.queryonline.it/2017/05/30/leffetto-mandela/
http://mikimoz.blogspot.it/2017/03/spiegazione-effetto-mandela.html
http://effettomandela.blogspot.it/2016/12/cose-leffetto-mandela.html
http://cronachediunsolelontano.blogspot.it/2015/07/quando-la-fantascienza-non-arriva-in.html

Credit:
https://thoseconspiracyguys.com/what-is-the-mandela-effect/
https://reservoirblog.wordpress.com/category/curiosidades/

La civiltà perduta o la perduta civiltà?

Il biopic di James Gray La civiltà perduta (The Lost City of Z, tit. orig.) è tratto dall’omonimo libro di David Grann che narra la vicenda di Percy Harrison Fawcett (1867-1925 o in seguito); militare eroe di guerra, avventuriero, cartografo e poi esploratore a tempo pieno, era molto popolare a quei tempi tanto che il suo amico Sir Henry R. Haggard autore de Le miniere di re Salomone, si ispirò proprio a lui per ideare il personaggio di Allan Quatermain. Dal diario dell’esploratore: «Chi capirà che non cerco gloria né denaro; che faccio tutto questo nella speranza che il vantaggio che ne potrà risultare per l’umanità giustifichi il tempo speso nella ricerca?»(1). Sebbene nel film il personaggio di Fawcett, interpretato dall’attore C. Hunnam (ma il ruolo sarebbe toccato a Brad Pitt, se questi non avesse rifiutato, per dedicarsi solo alla produzione), sia ben illustrato, non sembra abbastanza incisivo. Gli incipit di presentazione nei trailers parlano di curiosità, di scoperta e di ossessione, ma è nella frase della medium -che ricorda fin troppo da vicino, Madame Blawatsky(2), conosciuta sul fronte francese nella Grande Guerra, dove possiamo capire i vari nodi che caratterizzarono una personalità, a volte forse, fin troppo eccentrica nella visione del mondo, ma instancabile, perché «Ciò che cerchi, è infinitamente più grande, di quello che la tua mente può arrivare a comprendere, è il tuo destino». Cosa rende grandi alcune persone? Cosa ha spinto i grandi esploratori a compiere i loro viaggi, a volte verso l’ignoto? Percy Fawcett infatti, aveva quel sense of wonder, il senso del meraviglioso, del fantastico che è caratteristica di chi ha la mente aperta e rivolta verso il futuro. Bastarono, infatti, poche parole dell’indio che gli fece da guida nella sua prima spedizione, pochi cocci di terracotta, un masso e un albero incisi, per mettere in moto tutto il complicato meccanismo che spinse l’esploratore a tornare più volte in Amazzonia, presso la Serra do Roncador, nel Mato Grosso dove trovò forse la morte, insieme al primogenito Jack, nell’ormai lontano 1925, appunto nell’ossessiva ricerca della mitica Civiltà Zeta, la Cuidade Encantada, per altri meglio nota come El Dorado. Qui è d’obbligo fermarsi un attimo per capire più da vicino come nacque il mito della leggendaria città d’oro. L’El Dorado (abbrev. spagnola di El Indio Dorado) è un luogo leggendario in cui vi sarebbero immense quantità di oro e pietre preziose, oltre a conoscenze esoteriche antichissime, questo secondo la definizione data da Wikipedia. Mentre per Alfredo Castelli, curatore dell’Enciclopedia dei Misteri (v. note e fonti) l’Eldorado, era, in realtà, un rito propiziatorio, «una suggestiva cerimonia che, effettivamente, implicava il sacrificio di una certa ricchezza, e che tuttavia non giustificava gli incredibili sforzi e l’enorme spargimento di sangue che riuscì a scatenare nel giro di pochi decenni». Il rito aveva anche una valenza simbolico-esoterica: «l’uomo sfruttando correttamente le forze della natura, può passare dallo stadio primitivo a quello di essere superiore»(3).
Per simboleggiare tale passaggio il grande sacerdote, lo Zipa, veniva ricoperto con polvere d’oro e quando il sole raggiungeva lo zenit, si immergeva nel lago, mentre gli altri indigeni gettavano oggetti votivi, anche d’oro, nelle sue acque. Ma come spesso è accaduto nella storia dell’uomo, la leggenda cominciò ad ingigantirsi a partire dal 1520 a causa del Conquistador Hernan Cortèz. «Centinaia e centinaia di Indios furono torturati e uccisi perché rivelassero ciò che non sapevano; centinaia di conquistadores persero invano la vita nella foresta o sugli impervi sentieri andini. E il sogno dell’Eldorado continua in tempi recenti»(4).

Percy Fawcett

Il colonnello Percy H. Fawcett, a differenza dei conquistadores non era spinto da una bramosia di oro e fama e questo lo si capisce nella disputa che dovette affrontare (varie volte tra l’altro), alla presenza di tutti gli affiliati della Royal Geographical Society, tra i principali finanziatori delle prime due spedizioni (la terza e ultima fu finanziata anche da uomini d’affari americani oltra all’immancabile famiglia Rockfeller). Spoiler: Fawcett dovette sudare le classiche sette camicie, per controbattere chi si opponeva ritenendo esigue le prove ed eccessivo il costo, egli, infatti, sosteneva che la scoperta avrebbe permesso di compiere alla nostra, perduta, civiltà, arrogante e spregiudicata (sono quasi le sue parole), un decisivo passo in avanti. Al di là delle scaramucce verbali, delle battute in classico stile british humor, quello che colpisce della sequenza, delineata in maniera egregia dal regista con repentini cambi d’inquadratura, veloci primi piani, in quella che sembra davvero un’aula di tribunale per soli uomini, con le donne relegate in galleria, perché in epoca edoardiana esse avevano un ruolo ancora di secondo piano, è proprio l’intensità dello scontro. Inoltre la scena, ricorda molto da vicino il film Processo alla scimmia (D. Greene, 1988), tratto da una storia vera, in cui si dibatte logicamente dell’evoluzione umana. Proprio agli inizi del secolo scorso, per quasi tutte le altre scoperte dell’uomo, si tennero accese discussioni, a volte anche a causa del «bigottismo della Chiesa» (Fawcett nel film). La decisione di avvalorare, o meno, una qualsiasi teoria, fu molto dura da prendere, in particolare proprio per il Darwinismo, che ebbe un impatto poco felice, e forse la questione venne risolta per… alzata di mano! Fawcett, invece aveva la mente aperta a qualsiasi possibilità, così come i ricercatori e gli studiosi delle cosiddette scienze di frontiera riluttanti a non volersi allineare alle teorie ortodosse comunemente accettate. Noi siamo convinti che manca qualcosa, che non ci è stato detto tutto, soprattutto sulle nostre vere origini, che mancano ancora molti tasselli del puzzle (Percy Fawcett chiamò appunto Zeta, la civiltà scomparsa credendola essa l’ultimo tassello). Fortunatamente la ricerca continua, anche per quanto riguarda quella condotta dall’esploratore britannico, prima per opera di Timothy Paterson, pronipote di Percy Fawcett, che da Stia in provincia di Arezzo, compì due spedizioni nel 1978 e nel 1979, con l’aiuto degli affiliati della brasiliana Sociedade Teùrgica che «porta avanti la tradizione spirituale iniziata ottocentomila anni fa dai Toltechi, primi abitanti di Zeta»(5). Altro aspetto rilevante nel film, a parte le splendide scene nella giungla incontaminata, supportate da un’ottima fotografia, è proprio il rapporto che Fawcett instaurava ogni volta che incontrava i nativi, attenendosi ai loro usi, tutti, appunto rivolti alla spiritualità e all’incondizionato rispetto per le leggi naturali. Infine, come si legge prima dei titoli di coda, in pieno XXI secolo, una spedizione condotta da alcuni archeologi, ha scoperto, proprio nel punto indicato da Fawcett, una fitta ragnatela di strade, ma anche ponti e alcune vestigia di una misteriosa civiltà. Albert Einstein disse: «La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero; è la fonte di ogni vera arte e di ogni vera scienza».

Note:
1. Alfredo Castelli, L’Enciclopedia dei Misteri, a cura di, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1993.
2. Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), famosa occultista, nel 1875 fu cofondatrice di una delle più famose associazioni esoteriche la “Società Teosofica”. Il termine teosofia deriva dal greco e significa “conoscenza di Dio”. Il pensiero teosofico sostiene che tutte le religioni deriverebbero da un’unica verità divina. (Wikipedia)
3. A. Castelli, op. cit.
4. A. Castelli, op. cit.
5. A. Castelli, op. cit.

Fonti:
L’Enciclopedia dei Misteri, Alfredo Castelli, a cura di, A. Mondadori Editore, Milano, 1993.
Wikipedia
http://www.mymovies.it/film/2016/thelostcityofz/
http://www.mymovies.it/film/2016/thelostcityofz/rassegnastampa/765866/
http://www.ilgiornale.it/news/cultura/verit-scientifica-non-si-pu-decidere-alzata-mano-spiegava-1392352.html

Credit: Wikipedia

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