Il Titanic… oggi!

Per un appassionato di cinema, vedere un film una sola volta non basta. Infatti anche se un’opera cinematografica è stata vista e rivista varie volte, c’è sempre la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo, di cogliere anche le piccole sfumature, particolari che sembrano insignificanti, dare una diversa, nuova, interpretazione. Mi è successo l’altra sera guardando Titanic (di J. Cameron, 1997). Chiaramente è stato detto tutto, o quasi, sia sulla struggente storia d’amore che sull’affondamento della nave avvenuto nelle prime ore del 15 aprile 1912. Credo che le 2 ore e 40 minuti della durata dell’inabissamento e dell’agonia dei passeggeri che persero la vita nelle acque gelide dell’Atlantico possano essere riviste in chiave sociologica rispecchiando fedelmente la situazione attuale. Scene indimenticabili, ma come detto, anche piccoli particolari: la festa irlandese, con balli accompagnati da musiche celtiche, in un’atmosfera quasi onirica evidenziata dai frames al ralenty, la fuga dei due protagonisti nel locale caldaie con lei che corre con il suo candido vestito bianco in mezzo al calore, al vapore, al sudore, sembra volare leggera e leggera è la sua mano languida che delicatamente sfiora il vetro dell’auto che li accoglie nel loro primo ed unico amplesso. Il resto è la storia di una delle pagine di cronaca più nere, inferiore solo all’ormai tristemente famoso 11 settembre. Ed anche qui i particolari abbondano specie quelli riferiti alla realtà odierna. Uno degli armatori che dice al capitano di aumentare la velocità e che alla fine sarà uno dei primi a mettersi in salvo. Gente impotente, travolta dagli eventi, rassegnata quando capisce che non ci sono più speranze di salvezza, come la madre che canta la ninna nanna ai suoi due piccoli, l’anziana coppia che abbracciata sul letto preferisce vivere in disparte gli ultimi istanti di vita, il privilegio concesso ai passeggeri di prima classe di imbarcarsi per primi sulle scialuppe, la madre della protagonista che chiede al marinaio se anche sulle barche di salvataggio sono assegnati i posti di prima classe… Mentre i passeggeri di terza classe, ed è facile intuirlo, addirittura bloccati con la forza per permettere che i signori si accomodino nelle poche scialuppe. C’è chi, da lontano, assiste impotente alla tragedia che si compie «una cosa che non si vede tutti i giorni», chi non vuole tornare indietro a raccogliere i superstiti e chi invece vorrebbe tornare per salvarne il più possibile. Tentativi di corruzione da parte dell’antagonista, per pagarsi il posto in barca, e che poi raccoglie una bambina incredibilmente abbandonata riuscendo a salvarsi facendosi passare per l’unico genitore. Così và il mondo, direbbe qualcuno, no! Così và il mondo perché così è stato voluto da pochi. La morale è una citazione tratta però da un altro film, dal titolo particolare, Strange Days (K. Bigelow, 1995), già, strani giorni, come quelli che stiamo vivendo: i potenti della Terra «stanno riordinando le sedie… sul Titanic!». E se questo è ormai sotto gli occhi di tutti anche se molti fingono di stare sotto coperta, per non vedere, è mia opinione che questo sia vero, ma ciò sta succedendo a babordo, mentre a tribordo Loro si sono già assegnati i loro maledetti posti sulle loro, maledette, limitate scialuppe.

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