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Earth Overshoot Day

Una sola Terra non basta

Ne avevo già parlato, tre anni fa, in un precedente post, oggi 2 agosto è il giorno dell’Earth Overshoot Day che, fin dagli anni ’70 definisce il grado di sfruttamento delle risorse naturali da parte della civiltà umana. Che cosa significa?
Il Pianeta Terra, non riesce a stare al passo con l’uomo: nell’arco di un anno (365 giorni), l’essere umano attinge alla biosfera più di quanto questa è in grado di generare. Quest’anno (il 2017) cade oggi, quando scrissi il post di cui sopra, nel 2014, era il 19 agosto e così via fino al 25 settembre nel 2009: in otto anni, abbiamo ridotto il termine di quasi due mesi! Questo secondo i dati del Global Footprint Network, l’ONG preposta al calcolo, in pratica: «l’umanità sta usando la natura a un ritmo 1,7 volte superiore alla capacità di rigenerazione degli ecosistemi»(1). È come se, guardando l’immagine, l’umanità avesse bisogno di quasi due pianeti per soddisfare la sua sete di predatore nei confronti della nostra cara vecchia Terra, la quale sembra che sia quasi all’ultimo respiro. Lo sfrenato consumismo in termini di frutta, verdura, carne, pesce, acqua e legno, principalmente, è senza soluzione di continuità, per non parlare poi dell’annosa questione legata all’emissione di CO2, una vera spina nel fianco del pianeta. Secondo gli ambientalisti è ancora fattibile invertire la tendenza, essi sperano che con la campagna #movethedate, sia possibile spostare in avanti la data, addirittura ritornando in pari, ma questo solo nel 2050. Inoltre dimezzando le emissioni di biossido di carbonio, la data potrebbe essere posticipata di quasi tre mesi. Sono, nello specifico, molto pessimista e mi chiedo perché le trattative tra i vari stati e rappresentanti non funzionano. Perché, secondo me, le date, sono importanti. Ho riflettuto spesso su questo concetto, i politici sono poco interessati all’ambiente, appunto perchè i frutti si vedrebbero dopo anni quando sarebbero altri a raccoglierli, quindi perché occuparsene ora, meglio che si preoccupino gli altri e la deresponsabilizzazione è servita. «L’uomo è stupido». Mentre in questo momento al cinema imperversano le scimmie, nella dura lotta per la sopravvivenza contro il genere umano, a indicare che due specie intelligenti non possono convivere sullo stesso pianeta, è quasi empatico fare il tifo per i nostri cugini antropomorfi. Forse loro avrebbero più rispetto per la Terra: la citazione è tratta dal video sottostante ed è proprio un gorilla, Koko, a parlare con il linguaggio dei segni. Credo che miglior modo, per concludere questo breve post, non ci sia. Da non perdere!

 

Note:
1.http://www.complottisti.com/2-agosto-lumanita-avra-esaurito-le-risorse-naturali-del-pianeta/

Fonti:
http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/natura/2017/07/31/earth-overshoot-day-esaurite-le-risorse-2017-della-terra_31d0a815-5a49-4232-a261-4a4343399b4f.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/31/earth-overshoot-day-il-2-agosto-gia-finite-le-risorse-della-terra-per-il-2017-e-ogni-anno-va-peggio/3766400/
http://www.complottisti.com/2-agosto-lumanita-avra-esaurito-le-risorse-naturali-del-pianeta/

Credit: elaborazione grafica di giuseppe nardoianni
Credit video: Noè ONG https://www.youtube.com/watch?v=FVuNTiqHys0

Life: vita o morte?

In principio fu il mitico Alien (R. Scott, 1979) con lo xenomorfo che, in una delle scene più terrorizzanti della storia del cinema, veniva al mondo squarciando il petto del compianto John Hurt, morto solo pochi mesi fa. Life, Il thriller fantascientifico del regista svedese di origine cilena Daniel Espinosa, con sottotitolo “Non oltrepassare il limite”, ha infatti molte similitudini con il capolavoro del regista di Blade Runner.
Il film di Espinosa inizia con un magnifico piano-sequenza e, mentre il pianeta sotto dorme tranquillo, una nuova alba illumina con una vivida luce l’International Space Station.
La missione è quella di recuperare un modulo di ricerca di ritorno da Marte: «il primo modulo della storia a tornare dal pianeta». A bordo, tra gli altri reperti c’è, però, la «prima incontrovertibile prova di vita oltre la Terra». Un organismo unicellulare che risulta essere anche gradevole alla vista, ma già in grado di fornire una prima risposta, un essere con base carbonio, tutto muscoli, centri nervosi (cervello) e occhi.
Stimolato prima con ossigeno, la sua primaria fonte di nutrimento, poi con glucosio, infine con deboli scariche elettriche, l’organismo si risveglia dal suo lungo sonno e inizia a crescere, a svilupparsi, a reagire subito violentemente con i sei membri dell’equipaggio; l’alieno è resistente al vuoto cosmico, come alle alte temperature e, proprio come Alien (ma all’inizio più somigliante al facehugger), difficile da uccidere. E la stazione spaziale dapprima asettica, come la Discovery di 2001, inizia ad assomigliare sempre più alla Nostromo, il buio antro dentro cui il male risiede. Passata l’euforia della scoperta, con tutto il mondo sotto a festeggiare, l’adrenalina inizia a scorrere nelle vene dei protagonisti, ma non troppo nello spettatore abituato ed avvezzo a simili visioni (un plauso agli ottimi effetti speciali e al sinuoso design della creatura), gli astronauti cadono, di conseguenza, uno ad uno, in modalità più o meno già viste e dove lo spargimento di sangue non è da film splatter, infatti, in assenza di gravità, esso fuoriesce dal corpo della prima vittima, a piccole bolle che si spargono nella capsula. Il film ripercorre i classici stereotipi della fantascienza, ciò confermato dallo stesso regista che in un’intervista (che potete vedere qui), afferma: «Per me si tratta di rimanere fedeli alla tua anima… con questo film abbiamo avuto un’opportunità incredibile di fare qualcosa che segue le regole del genere ma allo stesso tempo fa evolvere i personaggi… e questo perchè, credo, i buoni film di fantascienza lavorano ad un livello sotterraneo e soprattutto nel conflitto tra i personaggi. La storia è il veicolo…». Infatti il film, lavora proprio in questo senso e veicola concetti che arrivano fino in fondo all’anima. E questa non è un’iperbole.
Non farò spoiler sul finale, che potrebbe sembrare scontato leggendone la sceneggiatura, ma non lo è quindi, aspettatevi il colpo di scena; quello che voglio fare è cercare di entrare, non nei meandri dell’astronave per scovare l’alieno, ma appunto, dentro noi stessi. Con le solite domande, in grado di instillare dubbi, non certezze, di sgretolare il muro della ragione, andando oltre le convenzioni, le consuetudini, che risultano essere ormai, terreno fertile per facili e sbrigative considerazioni. A partire già dal titolo. L’essere umano, ma possiamo benissimo considerare l’intera razza umana tende appunto ad “umanizzare” concetti che tali non sono. Come un ricordo atavico, ancestrale, per dormire sonni tranquilli, l’uomo riduce tutto alla condizione umana, riuscendo spesso a controvertire, il significato di idee e concetti che, invece dovrebbero stimolarlo a crescere. Di conseguenza il titolo Life è quanto meno fuorviante. Il nostro pianeta dovrebbe chiamarsi Acqua, non Terra; all’alieno, per renderlo più familiare bisogna necessariamente dargli un nome, qualunque esso sia, non ha importanza, esso non odia, siamo noi che, per paura odiamo, e Life, proprio non significa vita, ma morte perché, come afferma uno degli astronauti: «la vita è distruzione». Ed è proprio qui che viene superato il limite, attendiamo con autentico fervore il giorno in cui capiremo di non essere soli: «E se il primo contatto sarà il nostro più grande errore?».

Il Prof. Milton Wainwright e un organismo alieno

Nel film la creatura aliena arriva con un passaggio, ma se non ce ne fosse bisogno? Alcuni organismi possono vagare anche per eoni nel vuoto cosmico, prima di trovare un pianeta a loro adatto? Fantascienza a parte, in realtà è già successo? Nel 2015 il prof. Milton Wainwright, ricercatore dell’Università di Sheffield (UK), ha affermato in un’intervista che sono stati scoperti organismi alieni nella Stratosfera (a soli 30 km dalla superficie terrestre). Il film Life, si basa forse su tale scoperta? Gli organismi sono stati rilevati con l’ausilio di una sonda e risultano essere costituiti da carbonio, azoto ed ossigeno, tutti elementi che, guarda caso, sono citati ampiamente nel film e che come ormai tutti sappiamo essere i mattoni base di quella che viene considerata vita. Sebbene lo scienziato sia stato ampiamente criticato, ma c’era da aspettarselo, da tutti i suoi colleghi, lo studio venne in un primo momento anche pubblicato sul Journal of Cosmology. Il professore tentò a suo tempo di coinvolgere la Nasa per confermare le sue ricerche, ma capì che non era questa l’intenzione dell’Ente Spaziale americano che, e poteva essere altrimenti, ha occultato tutto facendo sparire i documenti relativi. Questa in sintesi la storia che potete leggere per esteso andando al link presente nelle fonti e qui si conclude anche questo post. Tornando per un attimo all’opera del regista cileno-svedese, il film mostra in pratica la fragilità del nostro pianeta, la mancanza completa di umiltà del genere umano rispetto a tali concetti e di una civiltà refrattaria, piena di contraddizioni, che vive totalmente all’oscuro di quanto accade sopra di essa.
Di questo passo il nostro destino è già segnato e ciò si evince dalla mancanza di speranza insita nell’ultimo messaggio registrato dalla comandante della missione, più o meno simile a quello lanciato da Ripley; ma preferisco chiudere con quello che dà il senso di un epitaffio scritto sulla lapide del nostro mondo, una nenia per bambini ma dal forte retrogusto amaro ed inquietante, la filastrocca che potete però ascoltare completa solo nel trailer: «Buonanotte Luna, buonanotte piuma, buonanotte mucca che salti sulla Luna, buonanotte luce sei una grande fortuna, buonanotte stelle, buonanotte aria, buonanotte suono che ogni notte varia».

Nota:
Tutte le citazioni sono tratte dal film.

Fonti:
https://www.comingsoon.it/film/life-non-oltrepassare-il-limite/53584/recensione/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/life-non-oltrepassare-il-limite-una-creatura-aliena-tutta-muscoli-e-tutta/n65285/
http://www.mymovies.it/film/2017/life/
http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/cinema/2017/03/22/life-torna-la-paura-di-alien-ed-e-2.0_af210a4f-832f-43b6-b032-c4f7177de283.html
http://www.segnidalcielo.it/organismi-alieni-scoperti-nella-stratosfera-i-documenti-vengono-occultati-dalla-nasa/

Immagine: elaborazione grafica di Giuseppe Nardoianni con frames tratti dal filmato youtube.

Terrore dallo spazio profondo

Terrore.pngIl titolo, come gli appassionati ben sanno, è preso in prestito dal famoso film omonimo diretto da Philip Kaufman nel 1978, ed è, inoltre una naturale continuazione di un mio precedente post dal titolo La rovina delle anime, che potete rileggere qui. Nel film in oggetto, remake di un classico della fantascienza degli anni cinquanta (“L’Invasione degli Ultracorpi”, Don Siegel, 1956) che ha avuto altri due rifacimenti, uno dei protagonisti interpretato da Leonard “Mr. Spock” Nimoy, dice: «… La gente sta cambiando, sta diventando meno umana» e guardando ai fatti di cronaca, risulta essere molto profetica oltre che attuale. Non solo ma, sempre nel capolavoro di Kaufman, oltre agli alieni ed ai dischi volanti, circa a metà dell’azione, è citato anche il libro best-seller di Immanuel Velikovsky “Mondi in collisione”. Sembra quasi che le due cose vadano a braccetto perché se da un lato basta accendere la tv o aprire le pagine di cronaca di un qualsiasi quotidiano per accorgersi che la crisi attuale non è solo economica o finanziaria ma spirituale, dall’altro siamo letteralmente bombardati, termine usato non a caso, da una continua ed incessante pioggia di meteoriti. Infatti, per chi non lo sapesse, non è solo il meteorite “caduto” in Russia, nella città di Chelyabinsk, il 15 febbraio scorso, evento riportato da tutti i media mainstream e che la comunità scientifica si è subito affrettata a definire “eccezionale”, a cadere sulla Terra, ma quasi quotidianamente numerose altre località nei giorni e nei mesi successivi (l’ultimo l’altro giorno a Taiwan), sono state colpite da tale evento -l’elenco è abbastanza lungo- notizie che però non balzano o non sono ancora balzate agli onori della cronaca (forse per non allarmare ulteriormente la popolazione mondiale?). Allora la sacrosanta domanda, a questo punto è: «Ma che cosa sta succedendo?» e soprattutto: «Ma che cosa sta succedendo all’interno del nostro sistema solare?». Non solo ma, come tutti possiamo benissimo notare anche il meteo sta o è cambiato: a pochi giorni dall’estate un’ondata di freddo eccezionale, per intensità e che al solito gli esperti imputano al riscaldamento globale, mentre i ricercatori di frontiera sono ormai convinti che qualcosa di anomalo stia effettivamente accadendo all’interno del nostro sistema solare: le perturbazioni non sono solo del pianeta Terra. Se provate a digitare nel più importante motore di ricerca le parole “anomalie sistema solare”, in 0,30 secondi, il motore dà quasi 69 mila risorse in rete e, come ben sapete, non tutto può essere spazzatura, per non parlare poi delle sempre più frequenti eruzioni solari… Sembra quasi che il “vero” terrore, provenga seriamente dallo spazio più profondo, chi o che cosa sia per il momento non è dato saperlo… Molti appassionati ricercatori espongono le loro teorie, le più disparate ed anche affascinanti, ma presentarle in quest’ambito sarebbe troppo lungo e ci distaccheremmo un tantino da quelle che erano le premesse iniziali. «… La civiltà è un’illusione. Un gioco di finzioni. Di reale c’è solo il fatto che siamo ancora animali. Guidati da istinti primari… La civiltà si sgretola quando più ne abbiamo bisogno. Nella giusta situazione siamo tutti capaci dei più terribili crimini. Immaginare un mondo in cui non sia così, in cui ogni crisi non sfoci sempre in una nuova atrocità in cui tutte le prime pagine non siano solo guerre e violenze… in realtà è immaginare un mondo in cui l’essere umano cessi di essere umano». Questa sorprendente citazione è tratta proprio da uno dei film-remake ricordati in precedenza, in particolare dall’ultimo, “Invasion” (O. Hirschbiegel, 2007) con la coppia Nicole Kidman e Daniel “007” Craig. Commentare ulteriormente il testo sopra riportato mi sembra superfluo, inoltre molti potrebbero risentirsi, in particolare quelli che si tengono avvinghiati con le unghie a questa decadente società ed a quanti si ostinano, dimostrando così poca onestà intellettuale, che niente può accadere al di qua del cielo, quindi preferisco il silenzio. «Un gran silenzio regnava sulla terra e la terra stessa era così gelida e solitaria da ispirare un unico sentimento: una tragica malinconia. Eppure da essa trapelava come un riso, un riso tetro e beffardo di sfinge, più agghiacciante dello stesso gelo, fosco e minaccioso come l’incombere dell’ineluttabile. Era il sogghigno dell’Eternità imperturbabilmente saggia, che irrideva alla vita così breve e fatua e ai vani sforzi degli uomini»(*). Forse in realtà, lo spazio profondo, è dentro ognuno di noi…

*Nota: Jack London, Zanna Bianca.

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