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Fly me to the Moon

Fly me to the Moon, uscito da poco nelle sale con il sottotitolo “Le due facce della Luna”, quindi da non confondere con il film d’animazione diretto da Ben Stassen nel 2008, che narra le vicende di una mosca che sale a bordo dell’Apollo 11 e dove Buzz Aldrin dà la voce a sè stesso, che è anche il titolo del famoso brano musicale scritto da Bart Howard nel 1954 e portato al successo, tra gli altri, da Frank Sinatra, dieci anni dopo. La canzone, il cui titolo originale era in realtà In Other Words, divenuto poi famoso appunto con le prime parole del testo stesso è inserito in varie colonne sonore tra cui Space Cowboy (2000), di C. Eastwood. Tutti elementi che rendono ancora più leggendaria la storia che sta dietro alla pellicola diretta da Greg Berlanti e prodotta anche dagli Apple Studios. Da complottisti, chi di noi non sarebbe voluto essere una mosca per entrare nella navicella dell’Apollo 11 e vedere come esattamente sono andate le cose? Sono andate come ce le hanno sempre raccontate, oppure?.. Moonhoax(1) a parte, è la storia di «una missione che non può fallire, nemmeno se fallisce. In quel caso bisognerà convincere tutti che è andato tutto bene», è il giornalista della Rai, Emiliano Condò(2) a descrivere in estrema sintesi il film. Ed è dai titoli di testa che la vicenda prende le mosse: il primo satellite russo (lo Sputnik, 1957), i primi lanci, il discorso di JFK (1962), che impone all’America, nel decennio, di andare sulla Luna -altro elemento per il quale la missione non doveva fallire e, appunto il primo tragico fallimento, il rogo all’interno dell’Apollo 1, dove persero la vita i primi tre astronauti. Il film -forse ispirato a fatti reali (il soggetto è di Keenan Flynn e Bill Kirstein, mentre la sceneggiatura è stata affidata a Rose Gilroy), vede come protagonisti Scarlett Johansson (qui anche produttrice) che interpreta Kelly Jones, affermata Manager del marketing che dovrà letteralmente «vendere la Luna» al mondo e Channing Tatum/Cole Davis, dal fisico prestante, da vero astronauta, ma relegato a capo della missione per un problema cardiaco che lo costringe a rimanere a terra. Anche se non tutto sembra filare per il verso giusto, soprattutto in un clima di guerra fredda, la svolta avviene quando Woody Harrelson, che veste i panni di Moe Berkus (che risponde direttamente al Presidente Nixon), in un’altra magistrale interpretazione, assume la Johansson, per un motivo ben preciso, siccome «The Failure is not at option» (Doc. TV, 2003), urge la necessità -e questo è assolutamente concepibile, di avere un piano “B”, la realizzazione in studio del tanto vituperato falso allunaggio! Il progetto Top Secret, dove si rischia la morte solo a parlarne, denominato Artemis (la sorella di Apollo), con la regia affidata ad un amico di K. Jones, che in realtà svolge molto bene il suo compito, cioè di far sembrare reale ciò che reale non è. E qui iniziano le varie ipotesi che contribuiscono ad alimentare le tesi cospirazioniste e complottistiche. Per non entrare troppo nello specifico -le pellicole, oltre a quelle citate, che trattano l’argomento, sono molte e ci dovremmo dilungare non poco (per chi vuole approfondire, in fondo troverete i link ad altri articoli sull’argomento pubblicati su questo blog), gli elementi sono tanti: il direttore della fotografia che mostrando un solo grande faro, giustamente afferma che sulla Luna, c’è una sola fonte di luce, i cavi che sorreggono gli astronauti nei loro goffi movimenti, la bandiera che si agita, ecc. Da notare che nel film Interstellar (C. Nolan, 2014), le Missioni Apollo sono categoricamente smentite: niente sbarchi sul nostro satellite(3); di contro invece in Capricorn One (P. Hyams, 1977), lo sbarco simulato è su Marte (che molti ritengono che in realtà ci sia stato davvero), inoltre nella serie tv For All Mankind, in una storia alternativa, il primo uomo è un cosmonauta dell’Unione Sovietica! «Una verità è una verità e nessuno ci crede, una bugia è una bugia e tutti ci credono», è Kelly Jones che propone di montare una telecamera esterna perché gli americani vogliono sempre essere presenti; è lei che ispira ad Armstrong la famosa frase ed è la stessa che suggerisce di manomettere la telecamera in modo da mandare in onda il vero filmato. In realtà le cose non sono così semplici come sono state fin qui descritte, -il film è ben fatto, i protagonisti perfettamente calati nella parte e il regista che dimostra di essere a suo agio, grazie anche ad un ottimo montaggio (in alcuni frangenti il linguaggio è più da serial che da film), e si destreggia a meraviglia quando deve passare tra elementi che spaziano tra la realizzazione e la mistificazione, tra il serio e il faceto, tra il complottismo e ciò che forse è stato vero e quello che davvero era falso. Berlanti è quindi bravo a mescolare le acque, rendendole più torbide, a mischiare le carte con le quali è stato costruito il falso castello, il risultato ottenuto seppur ottimo, quindi non rischiara le tenebre, ma tra situazioni ironiche e da commedia romantica, nelle due e passa ore di visione non ci si annoia affatto.

Il Logo della NASA

[Spoiler:] Divertente la sequenza finale quando neanche loro sanno cosa sta andando in onda, visto che le immagini che arrivano dai due monitor televisivi sono quasi simili e il tutto viene chiarito dalla presenza di un gatto nero che entra in scena, con un addetto della sicurezza che pende da una corda, caduto per cercare di acchiappare l’animale. «Dovevamo chiamare Kubrick», la penultima battuta della Jones, e qui i complottisti hanno sicuramente avuto un sussulto, perché lui è il maggior indiziato per la realizzazione della frode lunare, avendo in curriculum film come 2001 (il film è del 1968, un anno prima, nda) e Shining (1980), che qualcuno ha indicato come pieno di indizi(4) relativi appunto alla missione Apollo 11. No, non è la battuta relativa a Kubrick, ma secondo chi scrive e non solo, tutta o tutte le missioni Apollo, -qui iniziano le implicazioni ufologiche, in realtà nascondono e sono nascoste nella loro totalità per celare la realtà extraterrestre, ecco il vero motivo per il quale la NASA, che ha concesso l’uso del suo vero logo, con tanto di doppio “graffio” rosso, una sorta di “lingua biforcuta”, il cui concetto credo sia chiaro a tutti, ha dovuto falsificare le o la missione. Ecco, quindi, il perché del sottotitolo Le due facce della Luna, riferite non all’ambivalenza del film stesso, ma dal fatto che proprio sul lato nascosto del nostro satellite ci sono evidenti strutture aliene, «Persino la follia di una colonia nazista» come commenta Emiliano Condò che definisce «strampalate» le varie teorie del complotto. Inutile dire che non siamo d’accordo: tra accenni all’ormai arcinota Area 51, dove presumibilmente Kubrick fece quello che fece, tra allusioni agli Ufo recuperati, stavolta in fondo all’oceano, e non a Roswell (1947), l’ultimo dialogo tra la Johansson e Harrelson, chiarisce almeno l’aspetto più importante dell’opera di Berlanti:

«Gli alieni esistono?». «Camminano tra di noi…».

Come dire, in altre parole…

 

Note:

  1. Bill Kaysing, “Non siamo mai andati sulla Luna“, 1976.
  2. TG1 h: 20.00 del 02/07/2024.
  3. https://www.fantascienza.com/28767/2001-versus-interstellar
  4. https://movieplayer.it/articoli/fly-me-to-the-moon-film-storia-vera-luna-kubrick_32982/

Altre fonti:

https://www.fantasymagazine.it/36311/fly-me-to-the-moon-le-due-facce-della-luna

https://www.fantasymagazine.it/36313/fly-me-to-the-moon-al-cinema

https://www.comingsoon.it/film/fly-me-to-the-moon-le-due-facce-della-luna/64550/recensione/

https://www.cinematografo.it/recensioni/fly-me-to-the-moon-eslp16bz

https://www.mymovies.it/film/2024/fly-me-to-the-moon-le-due-facce-della-luna/

https://www.fantascienza.com/28767/2001-versus-interstellar

https://it.wikipedia.org/wiki/Fly_Me_to_the_Moon_-_Le_due_facce_della_Luna

Altri Post sull’argomento:

https://www.giuseppenardoianni.it/first-man-destination-moon/

https://www.giuseppenardoianni.it/luna-severa-maestra/

https://www.giuseppenardoianni.it/luna-il-grande-balzo-mancato/

https://www.giuseppenardoianni.it/ad-astra-verso-le-stelle/

Credits:

https://www.mymovies.it/film/2024/fly-me-to-the-moon-le-due-facce-della-luna/poster/0/

https://www.astrospace.it/2020/04/02/il-verme-e-tornato-la-nasa-riusera-il-vecchio-logo/

 

Oppenheimer: la bomba e… l’altra verità!

Un film complesso
Complesso da vedere, da metabolizzare e di conseguenza complesso da analizzare per poter dipanare il nocciolo della questione, in quanto le prospettive o se preferite le chiavi di lettura, sono diverse, perché toccano diversi livelli di conoscenza.
Tecnicamente impeccabile e con un cast stellare, anche se con una terza parte, effettivamente un po’ lunga, tesa a discriminare lo scienziato, ma anche l’uomo che sta dietro a esso: J. Robert Oppenheimer, padre della bomba atomica, ma fermamente contrario alla bomba “H” per il cui rifiuto fu costretto a subire quasi un processo per tradimento e affiliazione al comunismo, con revoca del Nulla Osta di Sicurezza dalla preposta Commissione, prima della definitiva riabilitazione.
Basato sul libro scritto a quattro mani da K. Bird e M. J. Sherwin dal titolo: “Robert Oppenheimer – Il Padre della Bomba Atomica (American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer)”, sceneggiato (con stesura in prima persona per immedesimarsi e far immedesimare maggiormente lo spettatore) e diretto da Christopher Nolan, regista profondo, che non lascia mai nulla al caso: «Uno dei progetti più impegnativi che abbia mai realizzato per la sua portata e per l’ampiezza della storia…»(1).
Il regista londinese, con all’attivo opere quali Inception (2010), e più propriamente Interstellar (2014) e Tenet, (2020) ha girato in formato IMAX, il suo preferito, con pellicola da 70mm. appositamente creata dalla Kodak, con un’ottima fotografia e montato con riprese sia a colori che in B/N, ad evidenziare le scene riferite a fatti storici.
Ma la sfida più impegnativa è stata la ripresa delle esplosioni, perché realizzate dal vero, cioè gli attori vedevano realmente le stesse, e quindi senza l’utilizzo della CGI (Computer-Generated Imagery, cioè immagini generate al computer).
Incentrato, come detto, sulla figura dello scienziato -interpretato da C. Murphy, nato a New York nel 1904 (dec. Princeton 1967), ma soprattutto sul Progetto Manhattan(2), di cui fu direttore scientifico, mentre la conduzione militare fu affidata al Generale L. Groves Jr./M. Damon (che tra l’altro supervisionò la costruzione del Pentagono), portato avanti nei primi anni 40, arrivò ad «occupare più di 130.000 persone e costò quasi 2 miliardi di dollari americani» (Wikipedia).
L’opera di Nolan: «L’avvincente paradosso di un uomo enigmatico che deve rischiare di distruggere il mondo per poterlo salvare»(3), è focalizzato sui rapporti professionali e personali che intercorsero soprattutto tra Oppenheimer, il generale, L. Strauss/R. Downey Jr., capo della Commissione per l’Energia Atomica degli USA, il primo ad accusarlo e gli altri scienziati, e dove ognuno svolse, come vedremo, un ruolo da protagonista effettivo sulla riuscita del progetto.
Ma il film indaga anche nell’intimo dello scienziato, sposato con due figli, con Katherine “Kitty” Puening/E. Blunt -biologa ex comunista, principale confidente, ma innamorato più del suo primo amore Jean Tatlock/F. Pugh con la quale ebbe un’ardente e tormentata storia d’amore.
Se al cinema l’argomento bomba atomica ha sempre funzionato (Il dottor Stranamore, S. Kubrick, 1964; The Day After, N. Meyer, 1983; L’ombra di mille soli, R. Joffé, 1989; A prova di errore, S. Lumet, 1964; Il giorno dopo la fine del mondo, R. Milland, 1962; L’ultima spiaggia, S. Kramer, 1959; I giorni dell’atomicaDay One”, J. Sargent, 1989), dove sono presenti anche ottime opere di fantascienza, la stessa smette l’abito fanta, per mostrare il lato nudo e crudo della realtà.
«Il mondo sta cambiando direzione» (la moglie), grazie a uomo che era «oltre il mondo in cui viviamo», lo stesso che ha dato agli uomini «il potere di distruggere sè stessi» (N. Bohr/K. Branagh), immaginando «un futuro terrificante», perché come sostiene lo stesso Oppenheimer: «Non la temeranno finché non la capiranno. E non la capiranno finché non l’avranno usata»; C. Murphy, dal volto «emaciato… arriva a nutrirsi di una sola mandorla al giorno per mantenere la magrezza del vero Robert Oppenheimer»(4), che desiderava «una scienza guidata da principi morali»(5), con la speranza che: «Il vostro lavoro garantirà una pace che l’umanità non ha mai visto», per sentirsi rispondere: «Finché non faranno una bomba più potente» (L. Garrison).
Personaggi e attori
Il film è un tripudio di figure di spicco della scienza in toto, con diversi premi Nobel, del tempo, passati e futuri e dove tutti, anche se solo per pochi secondi sullo schermo, sono efficaci per l’adeguata riuscita del racconto.
Partendo dal protagonista, C. Murphy (28 Giorni dopo, D. Boyle, 2002), per prepararsi al meglio per il ruolo che doveva ricoprire, oltre a leggere il libro, si è affidato al noto fisico Kip Thorne, già consulente di Nolan per Interstellar e il quadro che ne esce, oltre a una interpretazione quasi da Oscar, e che l’attore è riuscito a modellare il suo personaggio dove spiccano sia l’intelligenza che le problematiche morali dello scienziato. Oltre al generale L. Groves, definito: «motivato, guidato dal senso del dovere, irritante»(6), con il quale Oppenheimer instaurò un rapporto basato sul rispetto reciproco (degno di nota, il loro siparietto sul concetto del “quasi zero”, sulle percentuali di distruzione del mondo); una delle controparti è Lewis Strauss/R. Downey Jr., che ebbe un posto di rilievo nella politica atomica degli USA, fortemente voluto dalla produzione, trattandosi di un attore  istrionico, che calza alla perfezione il personaggio come una sorta di nemesi del protagonista.
Gratificante per entrambi, il rapporto tra Oppenheimer e lo scienziato Ernest Lawrence -interpretato da un ottimo J. Hartnet, che diede un enorme contributo all’acceleratore circolare, finalizzato poi come il Super-Collider. K. Branagh, interpreta invece lo scienziato Niels Bohr (Nobel per la Fisica nel 1922). La sua performance si basa su alcuni camei, ma fu il punto focale, oltre che per i colleghi dell’epoca, soprattutto per aver dato un enorme contributo alla meccanica quantistica, che proprio in quegli anni muoveva i suoi primi passi, anche grazie alle teorie di un altro scienziato: W. K. Heisenberg, l’attore M. Schweighöfer, che con il suo Principio di Indeterminazione postulato nel 1927, vinse anch’egli il Nobel per la Fisica nel 1932. Altro cameo per Enrico Fermi (Nobel per la Fisica nel 1938) e K. Gödel, il quale formulò il Teorema di Incompletezza che rivoluzionò la matematica. Ottimo dualismo nel film è quello con Edward Teller, interpretato da B. Safdie. All’epoca Teller avanzò lipotesi che allo scoppio dell’ordigno nucleare latmosfera tutta si poteva incendiare, anche se «le percentuali sono quasi zero», grazie ai calcoli effettuati da quello che è considerato “il padre della bomba a Idrogeno”.
Anche Frank Oppenheimer/D. Arnold, fratello minore di Robert, partecipò al Progetto Manhattan come fisico delle particelle, entusiasta del fatto che le riprese sono state effettuate in New Mexico dove i due fratelli sono cresciuti. «Viviamo in un mondo che è stato creato come una diretta conseguenza del Progetto Manhattan»(7), è l’analisi dell’attore G. Skarsgård che nel film interpreta Hans Bethe, il designer delle bombe esplose sia nel Test che a Nagasaki. Personaggio e interprete di spicco è il “saggio” Isidor Rabi/D. Krumholtz (il matematico protagonista della serie Numb3rs), qui nelle vesti di amico e consulente di Oppenheimer, nel test di Alamogordo; ancora genio, ma nella fisica nucleare e nella chimica. Altro antagonista è William Borden, l’attore D. Dastmalchian, esperto di sicurezza nazionale e direttore della Commissione Bicamerale del Congresso USA, anticomunista, fu lui che scrisse la lettera a J. E. Hoover, fondatore dell’FBI, sulla “spia” Oppenheimer. Buon ultimo, but not least, è Albert Einstein, interpretato da Tom Conti, è lo scienziato tedesco, naturalizzato americano, premio Nobel per la Fisica nel 1921, che, con la sua Teoria della Relatività aprì nuove strade per lo sviluppo della bomba. Lo stesso che, nel film, suggerisce all’amico Robert, paradossalmente, di condividere le sue scoperte con i nazisti in modo da salvare il mondo, non distruggerlo!
L’altra verità e le Teorie del Complotto
Un aneddoto narra che durante il Trinity Test, avvenuto il 16 Luglio 1945 nei pressi di Alamogordo, egli abbia pronunciato questa frase: «Sono diventato Morte, il distruttore di mondi». La citazione è tratta direttamente dal Bhagavadgītā, uno dei testi sacri dell’Induismo, che, insieme ad altri testi come il Mahabharata, contengono la descrizione di vere e proprie macchine volanti, denominate “Vimana”, in quelle che sembrano guerre atomiche. Ciò rimanda ad un secondo aneddoto, anche questo apocrifo, secondo il quale ad Oppenheimer durante una visita in un College, uno degli studenti gli abbia rivolto questa domanda: «È la prima bomba atomica esplosa sulla Terra?». Al che lo scienziato, con sicurezza rispose: «In epoca moderna, si!».
Come non pensare quindi, alla civiltà di Mohenjo-Daro, il cui sito, nella valle del fiume Indo, ancora oggi ha una radioattività di molto superiore alla norma e per questo non presente nei libri di storia? Inoltre, Hiroshima e Nagasaki (6 e 9 Agosto 1945), come Sòdoma e Gomorra? Ecco cosa sostiene la Bibbia: «Quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal Signore»(Genesi, 19:24). Uno dei termini più evidenziati nel film, perché molto significativo è: «compartimentazione», cioè ogni settore non doveva essere a conoscenza di ciò che facevano gli altri, ma anche individuare e contenere tutti gli aspetti dell’intera operazione, in modo da evitare le, immancabili, fughe di notizie. In effetti è possibile espandere il concetto all’intera scienza ufficiale: ogni branca della conoscenza umana, è appunto a compartimenti stagni. Noi studiosi alternativi, non abbiamo quest’obbligo, nè inutili pastoie, molto spesso frutto di disonestà intellettuale.

Lo Stato del New Mexico

Quindi vi invito a guardare con molta attenzione la mappa a sinistra. Rappresenta una vasta area dello stato sud occidentale degli USA, il vertice in alto, di un ipotetico “triangolo magico”, è la cittadina di Los Alamos, costruita nel periodo suddetto come una sorta di campo base per il Progetto Manhattan e che C. Nolan, ha potuto ricostruire solo in parte per effettuare le riprese. Il vertice in basso a sinistra è occupato dal centro abitato di Alamogordo dove appunto avvenne il già menzionato Trinity Test e la sua zona limitrofa sede tra l’altro della base di White Sands e del famigerato Progetto Mogul, quello dei famosi palloni sonda. Il triangolo si chiude con la cittadina che rappresenta il “Santo Graal” dell’ufologia: Roswell. Come ormai noto, non solo agli ufologi, nel luglio del 1947, esattamente due anni dopo l’esplosione della prima bomba atomica, a poca distanza avvenne il famoso schianto di uno o addirittura due UFO (oggi UAP: Unidentified Aerial Phenomenon). Da notare che Roswell al tempo era sede del 509° Stormo Bombardieri dell’Air Force, l’unico ad avere in dotazione l’arma nucleare. Da lì partì il Magg. J. Marcel, che rinvenne i resti dell’Ufo (i corpi degli alieni furono rinvenuti poco dopo, non da lui), più o meno nella zona segnata dalla stella nella mappa e che l’esercito fece passare come i semplici resti di un pallone sonda e i corpi come manichini… Certo, come ho sostenuto diverse volte, tutto questo sarà, per gli scettici, solo una semplice e pura coincidenza, e se invece non lo fosse? Molti ufologi sostengono che proprio l’utilizzo dell’ordigno nucleare abbia riacceso l’interesse, da parte di civiltà extraterrestri, della razza umana perché divenuti in grado di «imbrigliare l’energia dell’atomo» (dal film, Stargate R. Emmerich, 1994). E non finisce qui. Nel film compare anche Vannevar Bush, l’attore M. Modine, nel 1941 direttore dell’Ufficio di Ricerca e Sviluppo Scientifico del Governo, fu lui che sollecitò il comparto militare-industriale sul nucleare. Lo stesso Governo e lo stesso comparto che, nel 1947, all’indomani del suddetto schianto dell’ufo, lo mise a capo del cosiddetto “Majestic Twelve” (in codice “MJ 12”), un’organizzazione segreta voluta dal Presidente H. Truman, composta da scienziati, militari e governativi, tutti dotati del livello di segretezza “Cosmic Top Secret”, per secretare e insabbiare la realtà extraterrestre.
I teorici del complotto sostengono che col tempo, V. Bush accusò un forte stato depressivo perché voleva rivelare l’enorme segreto: fu suicidato, cadendo in circostanze mai chiarite del tutto, dalla finestra della clinica dov’è era ricoverato… Oppenheimer, quando viene ricevuto dal Presidente H. Truman, ammette: «mi sento le mani sporche di sangue», delicatamente e con una certa dose di ironia e disprezzo, Truman gli porge un fazzoletto bianco e mentre esce lo definisce «piagnone». Non ho il potere che ebbe Oppenheimer, non ho il potere di cambiare il mondo, ma anch’io ho a cuore il futuro di tutto il genere umano, «Immaginiamo un futuro e immaginarlo ci inorridisce» (Oppenheimer). Gli ultimi frames, sono dedicati al pianeta Terra, con vista dallo spazio mentre un’immensa esplosione inizia a mangiarsela: un mònito per l’umanità e sui nefasti, futuri sviluppi della guerra Russia-Ucraina, ma anche delle altre decine di conflitti, molti dimenticati, sparsi per tutto il mondo.

Credits:
Elaborazione grafica di giuseppe nardoianni
Nota dell’autore:
Dove non specificato le citazioni sono tratte dal film.
Data una certa difficoltà nel gestire citazioni, note e fonti (mappa compresa), l’autore si riserva di correggere dove opportuno, a seguito di segnalazioni da parte di altri autori, siti, ecc.

Tenet…elo a mente!

Eh sì, non è il classico gioco di parole, ma in realtà manca poco. Finalmente è uscito al cinema il film di C. Nolan, più volte posticipato per l’emergenza Covid. Annunciato da una martellante campagna pubblicitaria, che aveva tenuto gli appassionati del cinema di Nolan sui carboni ardenti, dopo la visione, possiamo tranquillamente affermare che il film è si un kolossal (le riprese sono state effettuate in mezzo mondo grazie ad un più che adeguato budget), ma non un capolavoro. Quindi è comprensibile la delusione dei fans, ma anche di chi, come lo scrivente, ha apprezzato le precedenti opere del regista londinese. Il film, tecnicamente è impeccabile, ma questa è una consuetudine per Nolan, che preferisce ancora girare con pellicola analogica da 70mm, in formato Imax ed è restìo, per quanto è possibile, ad usare effetti speciali digitali (post produzione), in pratica l’aereo che si schianta contro un hangar all’aeroporto di Oslo è un vero aereo contro un vero hangar. Tenetelo a mente perché sono sicuro che il film farà ancora parlare di sè, a lungo, soprattutto per la spettacolarità delle scene e per aver introdotto nel cinema e quindi nel cinema di fantascienza (anche se non è considerato tale), il concetto di inversione del tempo (o inversione temporale). Trilogia di Batman (2005, 2008 e 2012), a parte -considero il secondo, Il cavaliere oscuro, uno dei migliori film sui supereroi, pur non ritenendo questo genere molto adatto alla versione in carne ed ossa (spettacolarità a parte) e The Prestige (2006), come l’esaltazione del gioco nella sua forma più adulta. Nolan sembra prediligere le storie che mettono in evidenza alcune caratteristiche, se non esigenze dell’animo umano e della sua mente, a cominciare proprio da Memento (2000); in Inception (2010) era il sogno, in Interstellar (2014) il viaggio, ai confini dell’universo e del viaggio dell’uomo dentro se stesso, infine con Tenet che, per dirla come il Protagonista (con la “P” maiuscola, perché l’attore John D. Washington, figlio della star Denzel, nel film non ha un nome, qui forse, Nolan, ha creduto che lo spettatore si potesse maggiormente immedesimare?), è un viaggio «Tra coscienze e realtà multiple». Oltre all’inversione temporale e ai viaggi nel tempo, diversi altri concetti vengono enunciati, dal Paradosso del nonno (se viaggio indietro nel tempo e uccido mio nonno io non nasco, ma se non nasco come posso tornare indietro?), all’Entropia; dalle teorie dei fisici R. Feynman e John Wheeler, alla «manovra a tenaglia temporale», fino alla fisica e alla Seconda legge della Termodinamica per la quale: «lentropia, o il disordine, di un sistema sottoposto a determinati processi non possa mai, in alcun caso, diminuire, ma solo aumentare o al limite rimanere la stessa»(1). Infine, di Ipocentri (il punto dove viene fatto esplodere nel terreno un ordigno nucleare), di Algoritmi, in questo caso un meccanismo formato da nove elementi che, se riuniti sono in grado appunto di invertire il tempo. Così ci possono essere persone invertite, la cui realtà è al contrario e oggetti invertiti, una pistola non spara il proiettile, ma questo esce dal buco del muro ed entra nell’arma. Quello che devono impedire i due protagonisti -l’altro è l’ex vampiro Robert Pattinson (il prossimo Batman), detto in parole povere, è qualcosa di più potente della terza guerra mondiale nucleare: se la materia della realtà invertita, l’”aldilà”, andasse in contatto con la materia ordinaria, le due si annienterebbero a vicenda provocando una reazione che distruggerebbe tutto, pianeta compreso. Ecco perché chi si sposta, attraversando i cosiddetti “tornelli”, da una realtà all’altra, indossa una tuta protettiva e si è costretti a respirare da una maschera d’ossigeno. Ora, il viaggio nel tempo è uno dei must della fantascienza, dal capostipite La macchina del tempo di H. G. Wells (romanzo del 1895) e della sua trasposizione cinematografica, da noi distribuita con il titolo: L’uomo che visse nel futuro (G. Pal, 1960), passando per la saga di Terminator, fino a Ritorno al futuro, dove nella seconda parte “Doc” Brown, spiega alla lavagna, a Marty il perché si sia formata una nuova linea temporale. L’inversione temporale, spero si sia capito, è tutt’altra cosa e, onestamente non ricordo romanzi o film che trattano l’argomento, argomento che, come detto, Nolan descrive magistralmente nelle immagini e nelle sequenze: l’auto che si capovolge al contrario, la nave e i gabbiani in volo che sembrano andare in retro marcia, la lunga sequenza finale -forse un po’ troppo lunga, della piccola guerra in cui le due squadre, quella “normale” è quella “invertita” che cammina anch’essa all’indietro, si battono per scongiurare il pericolo; le ricomposizioni degli edifici colpiti da esplosioni, e soprattutto il corpo a corpo che sembra ripreso al contrario, che anche sforzandosi, non si riuscirebbe a spiegare in dettaglio: assolutamente da vedere!
Per quanto riguarda invece gli oggetti impossibili, in grado di provocare disastri da fine del mondo, ci sono alcune corrispondenze: in Star Trek (il reboot del 2009, a firma di J. J. Abrams), compare la “materia rossa”, densa come il mercurio che, se messa a contatto con la materia ordinaria, può creare una “singolarità” cioè un buco nero in grado di risucchiare un intero pianeta.
Nel film Supernova (W. Hill, 1999), viene trovato un contenitore alieno contenente materia “a 9 dimensioni”, la fuoriuscita della quale provoca appunto l’esplosione del titolo, talmente potente da arrivare a distruggere parte dell’universo, Terra compresa. Infine in Timecop – Indagine dal futuro (P. Hyams, 1994), si vede cosa succede se la stessa materia, nella fattispecie il corpo del cattivo di turno, entra in contatto con il sè più giovane: la formazione di una sostanza gelatinosa, tipo blob, che unisce i due corpi fino alla liquefazione totale.
Ma, al contrario delle altre opere di Nolan, Tenet, ha due chiavi di lettura, la prima che abbiamo descritto, anche se si parla di concetti da laurea in fisica e, più prosaicamente di fantascienza, appartiene alla cultura accademica, quella che viene definita essoterica, insegnata in ogni grado scolastico, nel film qui descritto, come qualcuno avrà sicuramente capito, c’è una forte connotazione esoterica.
Tenet è il nome della fantomatica organizzazione cui appartiene il Protagonista, è un termine latino (in italiano è la terza persona singolare del verbo tenere, cioè “tiene”). Quello che molti non sanno è che questo termine è inserito, in posizione centrale nel cosiddetto “Quadrato del Sator” o quadrato magico. Come potete vedere dall’immagine a fianco il quadrato magico è formato da cinque parole, disposte su altrettante righe e colonne. È stato rinvenuto in molti siti archeologici in tutto il mondo e in diverse epoche, la più antica è stata rinvenuta in Italia a Pompei (citata nel film come Amalfi, una delle location), prima nella casa di Paquio Proculo e poi nella Palestra Grande, quindi ha minimo 2000 anni. La particolarità e anche la straordinarietà dell’iscrizione è che si può leggere oltre che normalmente da sinistra a destra e dall’alto in basso, anche viceversa, essendo una scritta palindroma «la parola che corre all’indietro»(2), quindi da destra verso sinistra e dal basso verso l’alto. Questo a rappresentare il tempo che nel film scorre in due direzioni. Molte sono le traduzioni che sono state proposte per la possibile traduzione, in pratica: SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS, potrebbe significare: Il Seminatore Tiene in Ordine le Ruote del suo Carro, che però non aggiunge niente alla comprensione del film.

Il “Sator” nell’Abbazia di Trisulti, Collepardo (Fr)
photo by giuseppe nardoianni © 2011

Anche se Sator è il nome del villain, Arepo, l’unico termine dal significato oscuro, è il nome dell’artista incognito che dipinge il falso Goya e Rotas il nome della società che si occupa della sicurezza al Freeport di Oslo. Infine, anagrammando tutto il testo, si forma incredibilmente la frase Pater Noster con il resto delle lettere “A” e “O”, a definire l’Alfa e l’Omega, particolarità assegnata al Cristo, inizio e fine di tutte le cose; così le parole Opera Rotas, significherebbero: le “opere del creato”, che, nel film, potrebbero essere distrutte da Sator, che ha un complice nel futuro, se riuscisse nei suoi intenti apocalittici, come una sorta di Anticristo.
«Viviamo in un mondo crepuscolare» è la parola d’ordine, e questo è assolutamente vero, non per quanto riguarda la risposta: «niente più amici al tramonto»; il tramonto del nostro mondo, della nostra civiltà, la bomba non scoppia perché fin quando ci sarà l’amore di ogni madre (nel film, la moglie di Sator che va a prendere il loro figlio a scuola): «È quella la bomba che può cambiare il mondo».

 

Nota dell’Autore:
Dove non specificato le citazioni sono tratte dal film.

Fonti:
https://www.fantascienza.com/25393/tenet-il-primo-trailer-del-nuovo-film-di-christopher-nolan
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-ecco-cosa-succede-davvero-nel-primo-trailer-del-film-di-christopher/n98556/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-di-christopher-nolan-la-candida-ammissione-di-michael-caine/n103238/
https://www.fantascienza.com/25853/tenet-il-nuovo-trailer-del-film-di-christopher-nolan
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-parla-christopher-nolan-finalmente/n107162/
https://www.fantascienza.com/25938/tenet-christopher-nolan-e-il-cast-svelano-nuovi-dettagli-sul-film
https://www.mymovies.it/film/2020/tenet/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/sara-bello-tenet-non-ha-importanza-siamo-di-nuovo-al-cinema-e-lo-spettacolo/n110016/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-arrivano-le-prime-recensioni-straniere-ecco-i-pareri-sul-film-di/n109938/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-un-lungo-backstage-per-mostrare-le-spettacolari-riprese/n110094/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-christopher-nolan-e-la-fede-nella-pellicola-un-sogno-tra-70mm-e-imax/n110178/
https://www.comingsoon.it/film/tenet/56511/recensione/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-mania-cosa-fanno-i-fan-americani-e-non-per-vedere-il-film/n110142/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/tenet-spiegazione-e-guida-per-capire-il-complicato-film-di-christopher/n110249/
https://www.mymovies.it/film/2020/tenet/news/la-corsa-contro-il-tempo-di-nolan/
https://unoeditori.com/sator-arepo-e-quadrato-magico-le-misteriosecoincidenze/?ectid=223904&ectmode=campaign&ectttl=7
https://www.youtube.com/watch?v=2MwQrBgOLX8&feature=emb_rel_pause
https://www.fanpage.it/cultura/perche-per-capire-tenet-di-christopher-nolan-basta-andare-a-pompei/
https://www.lanuovabq.it/it/tenet-delude-del-quadrato-magico-ha-solo-il-nome
https://tech.everyeye.it/notizie/quadrato-magico-sator-citato-nolan-film-tenet-cos-e-465568.html
https://cinema.everyeye.it/articoli/speciale-tenet-cos-e-quadrato-magico-sator-48754.html
https://quantizzando.it/2020/08/31/la-fisica-di-tenet-e-i-viaggi-nel-tempo-senza-spoiler/
https://blog.screenweek.it/2020/08/tenet-le-reali-teorie-scientifiche-alla-base-del-film-748209.php/
https://www.ilpost.it/2020/09/01/tenet-spiegato-domande-risposte-teorie/

Ad Astra: verso le stelle

Ad Astra è il finale di una frase latina («Per aspera ad astra»), che vuol dire “Attraverso le avversità, verso le stelle”.
La locuzione ricorda molto da vicino il capitolo finale dell’inarrivabile 2001: Odissea nello spazio, e cioè “Giove e oltre l’infinito”. Anche se nel film di James Gray (Civiltà Perduta, 2017, la recensione qui), la mèta è Nettuno l’argomento è  l’instancabile corsa del genere umano a voler andare sempre oltre.
Il sommo Vate, già secoli orsono scrisse: «Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtude e canoscenza»(1).
E proprio quest’ultimo concetto affliggerà l’essere umano fino alla fine dei suoi giorni. Se arriveremo dove nessuno è mai giunto prima, dove non si può andare più in là, potremo allungare il braccio oltre? Il film realizzato anche con la collaborazione di tecnici e astronauti della Nasa -lo stesso Brad Pitt, protagonista e produttore, ha intervistato(2) di persona uno degli astronauti tutt’ora presenti sulla Stazione Spaziale Internazionale, Nick Hague. I due hanno discusso, e in parte scherzato sull’assenza di gravità, ma anche sullo stress psicologico e fisico; aspetti chiave per la decifrazione del lavoro del regista statunitense. Infatti Roy McBride (B. Pitt), è introverso, a volte scollegato dalla realtà, introspettivo, riflessivo, quasi meditativo, soprattutto a causa della partenza del padre, il colonello Clifford McBride (Tommy L. Jones), pluridecorato, messo a capo, dallo United States Space Command(3), della missione LIMA, diretta verso Nettuno, alla ricerca di segnali di vita extraterrestre. Come succede nei film di fantascienza, soprattutto quelli speculativi, tipo 2001Interstellar e anche Solaris, qualcosa è andato storto: da anni non si hanno più notizie perché il padre di Roy, forse ancora vivo, ha iniziato a condurre esperimenti con l’antimateria. Risultato è il rilascio di una potente forza energetica, denominata “il Picco”, che attraversa tutto il sistema solare arrivando fino alla Terra in grado di provocare «una crisi di proporzioni sconosciute».
«Ci piace definire questo film il futuro della scienza, non fantascienza (omissis) ispirandoci a tutto ciò che oggi è presente nelle nostre vite» (4), è lo stesso J. Gray, che definisce in un’intervista così la sua opera, e chissà se veramente non ci sia un pericolo tutt’ora presente al limite del nostro sistema solare… Infatti la scienza ufficiale è «compartimentalizzata», in modo che seppur vicine due persone non sanno quello che sta facendo l’altro. Solo in questo modo possono essere salvaguardate le missioni Top Secret. Il comando spaziale così usa Roy, per stanare il padre, una missione quasi militare tipo «cerca e distruggi». Nell’ipotetico futuro del film l’uomo è diventato un «divoratore di mondi», la Luna è quasi completamente colonizzata (da non perdere la scena dell’inseguimento sulla superficie lunare con i rover), ci sono avamposti su Marte, altre basi sparse nel sistema solare, fino a Nettuno. Stavolta, però la Mission to Neptun, non sarà di salvataggio come nel film di Brian de Palma.
Ma il viaggio fino quasi ai limiti dell’eliosfera è lungo, e gli altri componenti muoiono uno ad uno, come se il padre uccidesse anche a distanza, alcuni uccisi anche da un babbuino cavia, in una scena che strizza l’occhio ad Alien (Il mostro dell’astronave), il recente Life e difatti il termine LIMA, nell’alfabeto fonetico, indica la “effe” come life.
Così Roy resta solo con sè stesso e paradossalmente sente il padre ancor più vicino sebbene siano a miliardi di miglia di distanza. Il film, seppur con enormi difficoltà da parte del protagonista arriva con una certa linearità fino alle sequenze finali dove sono racchiusi i concetti più interessanti e che giustificano il lavoro degli autori e la stimolazione, con scene spettacolari e a effetto sia dal punto di vista visivo che acustico, dello spettatore ansioso di arrivare all’atto finale.
Roy ritrova il padre nell’astronave (forse è lui il vero mostro), dove sono tutti morti e dove questi giocava a fare Dio: «Non mi è mai importato nulla di voi, di tua madre, di te, delle vostre piccole idee». Ora sono faccia a faccia, padre e figlio, una lacrima scende sul viso di Roy, che finalmente si può liberare dalla forma di ossessione, di rabbia, forse delusione, per essere stato abbandonato da bambino: «I figli pagano sempre per le colpe dei genitori». Nel tentativo di riportarlo indietro è però il padre che recide volontariamente il cordone ombelicale, che stacca la cima che li teneva uniti e Roy, è costretto, impotente, ad osservare il padre, che si allontana nell’abisso dell’infinito, e che finalmente anche se per pochi minuti esce a riveder le stelle.
La domanda: se gli esperimenti con l’antimateria creavano picchi di energia catastrofici, quando l’astronave esplode, l’antimateria viene a contatto con la materia, questo dovrebbe essere ancor più distruttivo. Potrebbe creare anche una singolarità, un buco nero, in grado di inghiottire tutto il nostro sistema solare?
La morale, nascosta, tra i pianeti e i due anelli di Nettuno: «A volte la volontà dell’uomo deve superare l’impossibile per cercare quello che la scienza ritenga non esista» e finalmente potremo dare risposta, riportata su un poster dentro la nave, alla domanda che ci è tanto cara: «Is there anyone out there? Yes, yes, yes?».

 

Nota dell’autore: le citazioni, dove non specificato, sono tratte dal film.

Note:
1. Divina Commedia, Inferno, canto XXVI, v.119.
2. https://www.youtube.com/watch?time_continue=237&v=Q8LYn1KtfOA
3. Originariamente creato nel 1985 per coordinare l’uso dello spazio esterne da parte delle forze armate degli USA (Wikipedia).
4.https://www.comingsoon.it/cinema/news/ad-astra-il-regista-james-gray-ci-parla-delle-sfide-affrontate-da-lui-e/n94713/

Fonti:
https://www.comingsoon.it/cinema/interviste/ad-astra-in-cerca-di-una-nuova-mascolinita-brad-pitt-protagonista-a-venezia/n93891/
https://www.fantascienza.com/25101/ad-astra-da-oggi-nei-cinema
https://www.fantascienza.com/25098/verso-le-stelle-con-l-astronauta-brad-pitt
https://www.fantascienza.com/25090/ad-astra-il-regista-james-gray-mi-sono-ispirato-ad-arthur-c-clarke-ed-enrico-fermi
https://www.filmtv.it/film/158291/ad-astra/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/ad-astra-e-il-terrore-che-viene-dallo-spazio-profondo/n95008/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/ad-astra-e-il-desiderio-di-non-essere-soli-ce-ne-parla-liv-tyler/n95002/
https://www.mymovies.it/film/2019/ad-astra/#recensione
https://www.altrimondi.org/riflessioni-biennale-cinema-2/
https://www.mymovies.it/film/2019/ad-astra/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/ad-astra-brad-pitt-intervista-il-vero-astronauta-nick-hague-nella-stazione/n94610/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/ad-astra-tra-scienza-e-fantascienza/n94805/
https://www.comingsoon.it/cinema/news/ad-astra-un-emozionante-inseguimento-in-viaggio-sulla-luna/n94924/
https://www.comingsoon.it/film/ad-astra/54954/recensione/
https://www.filmtv.it/film/158291/ad-astra/

credit: Nasa

Passengers e i rischi dell’ibernazione

una scena del film Passengers

È ancora nelle sale il film di Morten Tyldum, Passengers (2016) con protagonisti Jennifer Lawrence (l’eroina di Hunger Games) e Chris Pratt. La trama: la nave spaziale Avalon è diretta dalla Terra fino ad un nuovo pianeta simile al nostro, distante 120 anni di viaggio.
Per questo motivo ci sono più di 5000 persone in stato d’ibernazione pronte a risvegliarsi solo pochi mesi prima dello sbarco. Qualcosa va storto: Jim/Pratt, meccanico, per un guasto alla sua capsula, causato da una pioggia di meteoriti, si veglia quando sono passati solo 30 anni di viaggio. Appena capisce che dovrà passare il resto del viaggio, ma soprattutto tutta la sua vita da solo (il processo d’ibernazione non può essere ripristinato), che dovrà morire sulla nave senza vedere mai la meta, cade in uno stato che lo porterà quasi fino alla pazzia e al suicidio.
Quindi dopo averle provate tutte, con nessuno con cui parlare, a parte il barman androide, dopo più di un anno, prende una decisione, secondo me umana, anche se contro le regole e tutti i buoni propositi etici; decide infatti di svegliare una sua compagna di viaggio, la scrittrice Aurora/Lawrence, passeggero di prima classe, facendole credere che anche alla sua capsula si è verificato un guasto. Logicamente ne nasce la classica storia d’amore; senza falsi moralismi, chi non vorrebbe o non ha mai sognato di poter vivere per sempre con la donna che si ama su un’astronave piena di tutti i confort, cibo e divertimenti viaggiando nelle sconfinate distese dell’universo? Questo, a mio parere, è uno dei punti chiave del film, ma non continuerò con la trama per non scoprire il finale.  Anche se sono diverse le chiavi di lettura del film, ampiamente descritte e sviluppate su diversi siti (lascio come al solito la facoltà al lettore di approfondire tali temi), quello che interessa per questo post è analizzare più da vicino l’ibernazione e soprattutto quali sono i rischi e se veramente essa potrà o meno far parte del nostro futuro. Chiaramente questo è un tema caro alla fantascienza letteraria e cinematografica, infatti sono molte le pellicole che hanno usato questa sorta di escamotage per portare essere umani a compiere viaggi spaziali lunghi centinaia di anni, ricordiamo qui i più importanti: da 2001: Odissea nello spazio (S. Kubrick, 1968), fino ad Interstellar (C. Nolan, 2014), passando per Il pianeta della scimmie (F. J. Schaffner, 1968), Alien (R. Scott, 1979), Avatar (J. Cameron, 2009) e in Demolition Man (M. Brambilla, 1993) e Minority Report (S. Spielberg, 2002), anche se per questi ultimi due la situazione è un pò diversa come spiegheremo più avanti.
Per ibernazione s’intende:  «una condizione biologica in cui le funzioni vitali sono ridotte al minimo, il battito cardiaco e la respirazione rallentano, il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si abbassa. Può essere intesa come letargo negli animali o anche come ipotermia preventiva in medicina (anche se non si raggiungono mai temperature inferiori a pochi gradi sopra lo zero). È spesso utilizzato come metodo di animazione sospesa per gli esseri umani nella fantascienza» (Wikipedia). La scienza attuale quindi, è ancora abbastanza lontana dall’effettuare un’ibernazione per lunghi o lunghissimi viaggi; ipotermia preventiva a parte, oppure per i pazienti che hanno subito ipossia cerebrale, l’ibernazione (o anche sonno artificiale) è in grado di ritardare solo l’invecchiamento, senza rallentarlo e quindi ciò sconfessa ampiamente chi crede che sia possibile in questo modo, allungare la vita. In breve: se un corpo è destinato a vivere 100 anni, 100 anni vivrà, anche se la sua morte potrà avvenire in una data che oltrepassa di gran lunga il tempo per esso previsto dalle leggi naturali, cioè vivrebbe a “spezzoni”. Ed è ciò che accade ai protagonisti del film di Tyldum e a quelli dei film di Kubrick, Nolan, Schaffner, Scott, Cameron, ma non per i protagonisti di Demilition Man e Minority Report, come detto, in questi casi si parla di criogenesi. Che cos’è la criogenesi? Facciamo un passo indietro. Il 18 novembre scorso i media hanno dato una particolare notizia: nel Regno Unito, una ragazza di soli 14 anni, morta di cancro, ha chiesto e ottenuto, dalle autorità preposte, di essere ibernata dopo la morte. Il processo è molto delicato, in pratica il cadavere (o solo la testa, in quanto entrano in gioco anche i motivi economici), dopo averne accertato la morte, viene drenato del sangue sostituito con sostanze chiamate crioprotettori, infine la temperatura viene progressivamente e lentamente portata a -196° e messo in un cilindro, a testa in giù, pieno di azoto liquido. Nel mondo esistono solo due strutture negli Stati Uniti e una in Russia che per la modica somma, che può arrivare anche a 200 mila euro (o 80 mila per la testa), eseguono la criogenesi e, attualmente sono circa 250 corpi “ospitati” in tali strutture (tra cui 10 italiani). La speranza di questi speciali pazienti (se è possibile usare tale termine) è che in una data impossibile da precisare, la scienza avrà compiuto passi in avanti tali da permettere la resurrezione del corpo, alla fine è di questo che si tratta, sperando che il processo inverso venga compiuto adeguatamente (cioè che gli organi rispondano positivamente) e in più, come per la ragazzina inglese, che la medicina abbia finalmente debellato malattie come il cancro e, si spera, addirittura quelle genetiche e degeneranti. Più che fantascienza quindi o, se preferite, «una scommessa», secondo Roberto Amici, docente di Fisiologia dell’Università di Bologna. E sono solo questi, i labili “pro”, di tutto il contesto, ma molti i “contro”. Analizziamoli. Per prima cosa, messo in sicurezza il corpo, nella capsula, per quanto riguarda l’ibernazione o sonno artificiale (in una particolare struttura o in un’astronave), o nel cilindro pieno di azoto liquido, per quanto riguarda la criogenesi, chi ci dice che la sede resisterà nel tempo e non verrà mai distrutta magari da una guerra, da un terremoto, o da una qualsiasi calamità naturale? Chi ci dice che l’astronave, come in Passengers, proseguirà indenne il viaggio? Tutto sarebbe perduto, ma non finisce qui. Come detto, dopo il “risveglio”, sia per gli ibernati che per i criogenesizzati, sarebbe tutto normale? Si ripristinerebbero naturalmente tutte le varie funzioni vitali normalmente? E come si è “dormito” in tutto quel tempo? Nei film Demolition Man e Minority Report, viene descritta quella che in realtà sarebbe una criogenesi diversa, cioè la conservazione del corpo, per detenzione, ancora in vita. Quindi sarebbe immobilizzato soltanto il corpo, ma la mente, il nostro cervello?
Resterebbe perfettamente sveglio con tutte le complicazioni che ne potrebbero derivare? Si rischierebbe di diventare pazzi? Inoltre ci sarebbero oltre alle problematiche etiche, problematiche prettamente sociologiche. Per i possibili astronauti, se tutto andasse bene, avrebbero a disposizione un nuovo mondo dove cominciare una nuova vita, indipendentemente se si è soli o in compagnia. Ma chi è sottoposto a criogenesi?
Per fortuna, come in molti casi è ancora la realtà a venirci in aiuto. Tornando alla storia della ragazzina inglese, il padre non era d’accordo a che la figlia venisse sottoposta a criogenesi. Perché? Le sue perplessità sono interessanti e molto logiche: se la ragazzina riuscisse nel suo intento o meglio se gli addetti ai lavori riusciranno a risvegliarla e a guarirla, in che mondo vivrebbe? Certo la curiosità di vedere il futuro è forte, ma si ritroverebbe di colpo sola, tutti i suoi cari morti da chissà quanto tempo, senza soldi, senza una casa, un lavoro e forse in una società degradata e pericolosa.
In tutta onestà il gioco non vale la candela. L’immortalità è l’unico e vero sogno dell’uomo, ma questa, secondo la mia modesta opinione, ne è solo una pallida parvenza. Questi sono i sogni di chi non crede nella vera essenza vitale: l’anima.
Io spero che la mia anima, un giorno, finchè durerà questo universo, potrà viaggiare senza vincoli, libera per l’intero cosmo.

Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Ibernazione
http://www.repubblica.it/salute/prevenzione/2016/11/18/news/gb_giudici_ordinano_ibernazione_post_mortem_di_una_14enne-152241714/
http://www.lettera43.it/it/articoli/attualita/2016/11/18/ibernazione-umana-le-cose-da-sapere-tra-realta-e-fantascienza/206621/
http://www.quotidiano.net/cronaca/ibernazione-criogenesi-1.2687660

Photo credits: http://www.slashfilm.com/passengers-ending/

Il seminatore e il seme: fede, speranza e amore

Nota dell’autore:
Di solito non scrivo recensioni sul blog, il cinema è solo uno spunto per parlare di altri argomenti chiave, come il complottismo, ad esempio, nel film appunto c’è la storia delle missioni Apollo dichiarate false; ma stavolta ho voluto dare una mia particolare interpretazione e quindi il testo che segue, il cui contenuto non è prettamente cinematografico, in realtà è quello che mi sono sentito di scrivere, una lettura personale in merito a ciò che ne è scaturito subito dopo aver visto il film.

L’uomo non è fatto per rimanere sulla Terra, ma per lasciarla.
Sembra una parabola, è vero, e lo è; anche se l’angoscia che pervade per buona parte dell’opera di Nolan, lascia, alla fine della visione, un retrogusto triste e malinconico.
E chiaramente, la parabola alla quale è possibile fare riferimento, parafrasandola, è quella del seminatore e del seme.
Anche se è più corretto parlare di ex-seminatori.
Infatti, una piaga non specificata ha ridotto in polvere tutte le coltivazioni della Terra, salvando, al momento, solo il mais, e le distese coltivate, dove non sono rinsecchite, sono attraversate da tempeste di polvere (come le famose Dust Bowl che imperversarono negli Stati Uniti quasi alla fine degli anni Trenta, nel periodo della grande depressione), condannando la razza umana ad un futuro tutt’altro che roseo, conducendola quasi sull’orlo dell’estinzione.
La mancanza di cibo è presente in altre pellicole come ad esempio 2022: I sopravvissuti (R. Fleischer, 1973) e il protagonista quindi, che è anche un ex-pilota della Nasa, non è dissimile da altri personaggi ed eroi cinematografici che in passato si sono cimentati con dedizione e coraggio contro il futuro negativo che incombe su tutto il genere umano. Quando viene lanciato il seme che ci possa essere la possibilità di riscrivere il futuro dell’intera specie umana, viaggiando oltre l’inimmaginabile, alla ricerca di una nuova Terra, il seminatore-pilota, raccoglie, anche se, con una certa riluttanza, la sfida.
Nasce allora la speranza, e le sue azioni ora non sono più quelle semplici, abituali, quasi rituali, ma sono gesti sicuri che rivelano una matrice quasi divina, tipica «dell’amore che non calcola». Per questo non può dire con sicurezza alla figlia, se e quando ritornerà. La sua partenza «è un invito alla speranza e alla fiducia che si fonda non sui calcoli o sulle previsioni della futurologia», ma sul trascendentale che si manifesta nella storia. È un classico che la vicenda sia a lieto fine, la parabola del seminatore raggiunge il suo epilogo, il padre e la figlia finalmente si ritrovano, ma in una situazione completamente ribaltata, lui rimasto giovane (per la teoria della relatività) che stringe la mano di una donna morente.
Dopo i ripetuti fallimenti delle missioni precedenti, basate purtroppo però sull’inganno, concepito dallo scienziato, «ecco il successo che ripaga della fatica»: il buon seminatore può finalmente sedersi sul portico di casa ad ammirare i verdi prati dell’asettica stazione spaziale che l’ha raccolto, mentre vagava alla deriva nello spazio interstellare.

Citazioni:
http://www.adonaj.net/old/lettura/vangelo_marco_04.htm

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