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Orfani, quasi

Orfani è il titolo di una serie a fumetti creata da Roberto Recchioni (soggetto e sceneggiatura) ed Emiliano Mammuccari (disegni), ed edita dal 2013 dalla Sergio Bonelli Editore.
La graphic novel interamente a colori, evento nuovo per un’intera serie, ma non raro per la stessa casa editrice, è di stampo fantascientifico con un linguaggio grafico e narrativo «innovativo», è stata preceduta da una notevole campagna pubblicitaria (supportata da un sostanzioso budget), ottenendo così un ottimo successo grazie anche all’utilizzo dei social network, fra tutti l’immancabile Fb con una personalissima pagina, pagina presente anche su Wikipedia dalla quale sono state tratte queste prime note.
Con il numero di settembre dal titolo Rock ‘n’ Roll, dove il ballo è solo un eufemismo, si è conclusa la prima stagione.
Quello che a noi interessa, però, è il contenuto dell’albo dal punto di vista concettuale, dei messaggi inseriti e chiaramente dei parallelismi con la realtà, fantascientifici solo per chi ancora si ostina a non voler vedere le cose come, in realtà, sono.
La trama dell’albo quindi è relativa (e lascio al lettore la facoltà o meno di approfondire la trama dell’intera serie) e non è sostanziale rispetto al discorso che andrò a sviluppare.
Nelle ultime pagine dell’albo in questione si fa cenno al termine dell’operazione denominata Painted Sky (Cielo Dipinto) nella quale è stato fatto credere che la causa di un misterioso lampo, che ha decimato l’umanità, sia di matrice aliena e che la restante parte sopravvissuta dovrà unirsi per combattere (in particolare una squadra addestrata fin dalla tenera età, gli orfani del titolo) la minaccia extraterrestre che arriva da un lontano pianeta. Non vi ricorda niente?
Gli amanti del complottismo, come gli ufologi, conoscono molto bene il fantomatico, incredibile piano del NWO, noto come Project Blue Beam. In pratica, per instaurare definitivamente il loro dominio vedremo apparire in cielo, con l’aiuto del sistema HAARP e dopo aver modificato l’atmosfera con l’utilizzo delle scie chimiche come se fosse un immenso schermo (ecco il cielo dipinto), immagini mistico-sacre e c’è chi dice anche astronavi aliene pronte ad attaccare.
Sarà «un nuovo inizio», «l’alba di una nuova era», «il crepuscolo del vecchio mondo dei mostri», ma con il chiaro intento di crearne dei nuovi e più potenti. E se «le foreste precedono la civiltà», nel nostro caso è il naturale esito che «i deserti la seguono»: quello che in pratica sta già accadendo sotto i nostri occhi.
È tutto «un gran casino», i veri responsabili hanno nome e cognome, ma sono al di sopra di tutto, però facendo attenzione e riuscendo a vedere oltre il velo, è possibile notare le loro gesta perché loro non fanno arte, loro fanno cadaveri!
Drogati di potere, del loro modo di vivere, non si accorgono che il loro sistema è arrivato ormai al capolinea perché «l’umanità si merita qualcosa di megliol’umanità si merita un futurol’umanità si merita una speranza». Siamo stanchi delle illusioni, delle menzogne e delle false speranze. L’umanità ha il diritto di conoscere la verità, qualunque essa sia, e se non sapremo gestirla allora «ce la saremo meritata, l’estinzione!».
«Pace non cerco, guerra non sopporto…» è la bellissima frase, intrisa di un antico, cavalleresco codice, che si auto eleva nel testo, tratta da una poesia(1) di Dino Campana, più verosimilmente in realtà, un’astuta quanto illusoria via di mezzo. E noi?

Noi siamo i figli dei padri ammalati,
aquile al tempo di mutar le piume,
svolazziam muti, attoniti, affamati,
sull’agonia di un nume
…(2).

Orfani? Quasi…

 

Note:
1. da Poesia facile, in Quaderno.
2. Emilio Praga da Preludio, in Penombre.

Immagine:
Particolare della quarta di copertina dell’albo n° 12 (settembre 2014, serie Orfani, © Sergio Bonelli Editore).

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