Fly me to the Moon, uscito da poco nelle sale con il sottotitolo “Le due facce della Luna”, quindi da non confondere con il film d’animazione diretto da Ben Stassen nel 2008, che narra le vicende di una mosca che sale a bordo dell’Apollo 11 e dove Buzz Aldrin dà la voce a sè stesso, che è anche il titolo del famoso brano musicale scritto da Bart Howard nel 1954 e portato al successo, tra gli altri, da Frank Sinatra, dieci anni dopo. La canzone, il cui titolo originale era in realtà In Other Words, divenuto poi famoso appunto con le prime parole del testo stesso è inserito in varie colonne sonore tra cui Space Cowboy (2000), di C. Eastwood. Tutti elementi che rendono ancora più leggendaria la storia che sta dietro alla pellicola diretta da Greg Berlanti e prodotta anche dagli Apple Studios. Da complottisti, chi di noi non sarebbe voluto essere una mosca per entrare nella navicella dell’Apollo 11 e vedere come esattamente sono andate le cose? Sono andate come ce le hanno sempre raccontate, oppure?.. Moonhoax(1) a parte, è la storia di «una missione che non può fallire, nemmeno se fallisce. In quel caso bisognerà convincere tutti che è andato tutto bene», è il giornalista della Rai, Emiliano Condò(2) a descrivere in estrema sintesi il film. Ed è dai titoli di testa che la vicenda prende le mosse: il primo satellite russo (lo Sputnik, 1957), i primi lanci, il discorso di JFK (1962), che impone all’America, nel decennio, di andare sulla Luna -altro elemento per il quale la missione non doveva fallire e, appunto il primo tragico fallimento, il rogo all’interno dell’Apollo 1, dove persero la vita i primi tre astronauti. Il film -forse ispirato a fatti reali (il soggetto è di Keenan Flynn e Bill Kirstein, mentre la sceneggiatura è stata affidata a Rose Gilroy), vede come protagonisti Scarlett Johansson (qui anche produttrice) che interpreta Kelly Jones, affermata Manager del marketing che dovrà letteralmente «vendere la Luna» al mondo e Channing Tatum/Cole Davis, dal fisico prestante, da vero astronauta, ma relegato a capo della missione per un problema cardiaco che lo costringe a rimanere a terra. Anche se non tutto sembra filare per il verso giusto, soprattutto in un clima di guerra fredda, la svolta avviene quando Woody Harrelson, che veste i panni di Moe Berkus (che risponde direttamente al Presidente Nixon), in un’altra magistrale interpretazione, assume la Johansson, per un motivo ben preciso, siccome «The Failure is not at option» (Doc. TV, 2003), urge la necessità -e questo è assolutamente concepibile, di avere un piano “B”, la realizzazione in studio del tanto vituperato falso allunaggio! Il progetto Top Secret, dove si rischia la morte solo a parlarne, denominato Artemis (la sorella di Apollo), con la regia affidata ad un amico di K. Jones, che in realtà svolge molto bene il suo compito, cioè di far sembrare reale ciò che reale non è. E qui iniziano le varie ipotesi che contribuiscono ad alimentare le tesi cospirazioniste e complottistiche. Per non entrare troppo nello specifico -le pellicole, oltre a quelle citate, che trattano l’argomento, sono molte e ci dovremmo dilungare non poco (per chi vuole approfondire, in fondo troverete i link ad altri articoli sull’argomento pubblicati su questo blog), gli elementi sono tanti: il direttore della fotografia che mostrando un solo grande faro, giustamente afferma che sulla Luna, c’è una sola fonte di luce, i cavi che sorreggono gli astronauti nei loro goffi movimenti, la bandiera che si agita, ecc. Da notare che nel film Interstellar (C. Nolan, 2014), le Missioni Apollo sono categoricamente smentite: niente sbarchi sul nostro satellite(3); di contro invece in Capricorn One (P. Hyams, 1977), lo sbarco simulato è su Marte (che molti ritengono che in realtà ci sia stato davvero), inoltre nella serie tv For All Mankind, in una storia alternativa, il primo uomo è un cosmonauta dell’Unione Sovietica! «Una verità è una verità e nessuno ci crede, una bugia è una bugia e tutti ci credono», è Kelly Jones che propone di montare una telecamera esterna perché gli americani vogliono sempre essere presenti; è lei che ispira ad Armstrong la famosa frase ed è la stessa che suggerisce di manomettere la telecamera in modo da mandare in onda il vero filmato. In realtà le cose non sono così semplici come sono state fin qui descritte, -il film è ben fatto, i protagonisti perfettamente calati nella parte e il regista che dimostra di essere a suo agio, grazie anche ad un ottimo montaggio (in alcuni frangenti il linguaggio è più da serial che da film), e si destreggia a meraviglia quando deve passare tra elementi che spaziano tra la realizzazione e la mistificazione, tra il serio e il faceto, tra il complottismo e ciò che forse è stato vero e quello che davvero era falso. Berlanti è quindi bravo a mescolare le acque, rendendole più torbide, a mischiare le carte con le quali è stato costruito il falso castello, il risultato ottenuto seppur ottimo, quindi non rischiara le tenebre, ma tra situazioni ironiche e da commedia romantica, nelle due e passa ore di visione non ci si annoia affatto.
[Spoiler:] Divertente la sequenza finale quando neanche loro sanno cosa sta andando in onda, visto che le immagini che arrivano dai due monitor televisivi sono quasi simili e il tutto viene chiarito dalla presenza di un gatto nero che entra in scena, con un addetto della sicurezza che pende da una corda, caduto per cercare di acchiappare l’animale. «Dovevamo chiamare Kubrick», la penultima battuta della Jones, e qui i complottisti hanno sicuramente avuto un sussulto, perché lui è il maggior indiziato per la realizzazione della frode lunare, avendo in curriculum film come 2001 (il film è del 1968, un anno prima, nda) e Shining (1980), che qualcuno ha indicato come pieno di indizi(4) relativi appunto alla missione Apollo 11. No, non è la battuta relativa a Kubrick, ma secondo chi scrive e non solo, tutta o tutte le missioni Apollo, -qui iniziano le implicazioni ufologiche, in realtà nascondono e sono nascoste nella loro totalità per celare la realtà extraterrestre, ecco il vero motivo per il quale la NASA, che ha concesso l’uso del suo vero logo, con tanto di doppio “graffio” rosso, una sorta di “lingua biforcuta”, il cui concetto credo sia chiaro a tutti, ha dovuto falsificare le o la missione. Ecco, quindi, il perché del sottotitolo Le due facce della Luna, riferite non all’ambivalenza del film stesso, ma dal fatto che proprio sul lato nascosto del nostro satellite ci sono evidenti strutture aliene, «Persino la follia di una colonia nazista» come commenta Emiliano Condò che definisce «strampalate» le varie teorie del complotto. Inutile dire che non siamo d’accordo: tra accenni all’ormai arcinota Area 51, dove presumibilmente Kubrick fece quello che fece, tra allusioni agli Ufo recuperati, stavolta in fondo all’oceano, e non a Roswell (1947), l’ultimo dialogo tra la Johansson e Harrelson, chiarisce almeno l’aspetto più importante dell’opera di Berlanti:
«Gli alieni esistono?». «Camminano tra di noi…».
Come dire, in altre parole…
Note:
- Bill Kaysing, “Non siamo mai andati sulla Luna“, 1976.
- TG1 h: 20.00 del 02/07/2024.
- https://www.fantascienza.com/28767/2001-versus-interstellar
- https://movieplayer.it/articoli/fly-me-to-the-moon-film-storia-vera-luna-kubrick_32982/
Altre fonti:
https://www.fantasymagazine.it/36311/fly-me-to-the-moon-le-due-facce-della-luna
https://www.fantasymagazine.it/36313/fly-me-to-the-moon-al-cinema
https://www.comingsoon.it/film/fly-me-to-the-moon-le-due-facce-della-luna/64550/recensione/
https://www.cinematografo.it/recensioni/fly-me-to-the-moon-eslp16bz
https://www.mymovies.it/film/2024/fly-me-to-the-moon-le-due-facce-della-luna/
https://www.fantascienza.com/28767/2001-versus-interstellar
https://it.wikipedia.org/wiki/Fly_Me_to_the_Moon_-_Le_due_facce_della_Luna
Altri Post sull’argomento:
https://www.giuseppenardoianni.it/first-man-destination-moon/
https://www.giuseppenardoianni.it/luna-severa-maestra/
https://www.giuseppenardoianni.it/luna-il-grande-balzo-mancato/
https://www.giuseppenardoianni.it/ad-astra-verso-le-stelle/
Credits:
https://www.mymovies.it/film/2024/fly-me-to-the-moon-le-due-facce-della-luna/poster/0/
https://www.astrospace.it/2020/04/02/il-verme-e-tornato-la-nasa-riusera-il-vecchio-logo/